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Il GPS sbarca tra gli animali selvaggi
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Il GPS sbarca tra gli animali selvaggi
In Africa è in corso un progetto di localizzazione per tutelare gli animali dai bracconieri e ridurre i danni che i flussi migratori stanno arrecando agli insediamenti umani.
Venerdì 8 Maggio 2009.
La Africa Wildlife Foundation (AWF) ha trovato un modo per usare la tecnologia GPS come freno al conflitto tra animali selvaggi ed esseri umani e strumento per affrontare il problema dei bracconieri. Ogni anno i governi africani si trovano di fronte a sempre più richieste di risarcimento da parte di parenti di persone uccise o menomate dagli animali selvaggi. La crescita delle richieste di risarcimento sono il risultato di un incremento della popolazione, della siccità e del momento economico negativo che hanno forzato le varie comunità presenti sul territorio a competere direttamente con gli animali per le risorse a disposizione, dando luogo a incontri piuttosto drammatici. Per monitorare l'interazione tra animali e comunità, AWF sta usando un collare che include un dispositivo GPS per monitorare lo spostamento di un animale, dichiara Steven Kiruswa, Maasai Steppe Heartland director per AWF. Gli elefanti, ad esempio, sono noti per seguire quotidianamente lo stesso flusso migratorio, che ci siano o meno case o campi sulla loro strada. Questo significa che i residenti sul percorso rischiano di essere calpestati e i campi distrutti.
La tecnologia viene utilizzata per monitorare elefanti, leoni e zebre così come altre specie in pericolo di estinzione in undici Paesi africani. Nell'Africa Orientale, i collari vengono utilizzati nell'Amboseli National Park del Kenya e nel Tarangire National Park nella regione del Kilimanjaro in Tanzania. "Gli animali che migrano tra Kenya e Tanzania si trovano di fronte a una sfida enorme poiché la tratta migratoria è bloccata sul fronte Kenya, il che genera poi un conflitto", aggiunge Kiruswa. Poiché leoni, elefanti e zebre si spostano a gruppi, i collari vengono applicati a solo un membro di essi; questo aiuta i ranger a monitorare lo spostamento e a reagire rapidamente in caso di attacco.
Alle comunità vengono anche fornite delle radio a due vie che consentono di fare segnalazioni ai ranger in caso gli animali dovessero vagare all'interno degli insediamenti umani. Una volta che viene riportato un incidente, il coordinatore sul campo può inviare la squadra di ranger più vicina a spaventare gli animali. "Oltre a controllare lo spostamento, il collare aiuta a determinare se l'animale sta affrontando un pericolo da parte dei bracconieri, fatto che sta tormentando molte specie in estinzioni in Africa", sostiene Kiruswa.
Nell'Africa Orientale AWF lavora con comunità, governi e il settore privato sotto la Hifadhi Network, all'interno della quale vengono reclutati esploratori dalle comunità Maasai. Questi conducono pattuglie e arrestano bracconieri in quelle aree chiave per gli animali selvatici dove vengono cacciati. Dal 2003, la rete ha arrestato 50 bracconieri. Attualmente la tecnologia sta aiutando leoni, elefanti, rinoceronti e zebre in Kenya, Uganda, Tanzania, Ghana, Zambia, Mozambico, Zimbabwe, Sud Africa, Botswana e Sierra Leone. La tecnologia di collare GPS ha anche aiutato Zambia, Zimbabwe e Mozambico a monitorare lo spostamento di 23.000 elefanti che si aggirano nel territorio dello Zambezi Heartland, dove risiede una delle maggiori popolazioni di elefanti in Africa.
Alfred Kikoti, un ricercatore di AWF, ha condotto il processo di applicazione di collari GPS nella regione coi finanziamenti dello U.S. Fish and Wildlife Service, che ha consentito a AWF di riunire autorità dei tre Paesi che operano sugli animali selvaggi per sviluppare un strategia di gestione relativa agli elefanti. "Il progetto collari vuole favorire una maggiore comprensione dei temi ecologici legati agli animali presenti nella regione e avviare programmi di conservazione con le comunità", continua Kikoti.
AWF ha anche installato meccanismi preventivi, come recinzioni elettrificate e metalliche, per evitare che i leoni attacchino il bestiame, continua Bernard Kissui, research scientist di AWF. "In caso gli animali selvaggi attachino le comunità e uccidano il bestiame possono verificarsi attacchi di rappresaglia con l'uccisione tramite lance, fucili e veleni", conclude Kissui.
da Computerworld Kenya
Marchio registrato International Data Group, Inc
Venerdì 8 Maggio 2009.
La Africa Wildlife Foundation (AWF) ha trovato un modo per usare la tecnologia GPS come freno al conflitto tra animali selvaggi ed esseri umani e strumento per affrontare il problema dei bracconieri. Ogni anno i governi africani si trovano di fronte a sempre più richieste di risarcimento da parte di parenti di persone uccise o menomate dagli animali selvaggi. La crescita delle richieste di risarcimento sono il risultato di un incremento della popolazione, della siccità e del momento economico negativo che hanno forzato le varie comunità presenti sul territorio a competere direttamente con gli animali per le risorse a disposizione, dando luogo a incontri piuttosto drammatici. Per monitorare l'interazione tra animali e comunità, AWF sta usando un collare che include un dispositivo GPS per monitorare lo spostamento di un animale, dichiara Steven Kiruswa, Maasai Steppe Heartland director per AWF. Gli elefanti, ad esempio, sono noti per seguire quotidianamente lo stesso flusso migratorio, che ci siano o meno case o campi sulla loro strada. Questo significa che i residenti sul percorso rischiano di essere calpestati e i campi distrutti.
La tecnologia viene utilizzata per monitorare elefanti, leoni e zebre così come altre specie in pericolo di estinzione in undici Paesi africani. Nell'Africa Orientale, i collari vengono utilizzati nell'Amboseli National Park del Kenya e nel Tarangire National Park nella regione del Kilimanjaro in Tanzania. "Gli animali che migrano tra Kenya e Tanzania si trovano di fronte a una sfida enorme poiché la tratta migratoria è bloccata sul fronte Kenya, il che genera poi un conflitto", aggiunge Kiruswa. Poiché leoni, elefanti e zebre si spostano a gruppi, i collari vengono applicati a solo un membro di essi; questo aiuta i ranger a monitorare lo spostamento e a reagire rapidamente in caso di attacco.
Alle comunità vengono anche fornite delle radio a due vie che consentono di fare segnalazioni ai ranger in caso gli animali dovessero vagare all'interno degli insediamenti umani. Una volta che viene riportato un incidente, il coordinatore sul campo può inviare la squadra di ranger più vicina a spaventare gli animali. "Oltre a controllare lo spostamento, il collare aiuta a determinare se l'animale sta affrontando un pericolo da parte dei bracconieri, fatto che sta tormentando molte specie in estinzioni in Africa", sostiene Kiruswa.
Nell'Africa Orientale AWF lavora con comunità, governi e il settore privato sotto la Hifadhi Network, all'interno della quale vengono reclutati esploratori dalle comunità Maasai. Questi conducono pattuglie e arrestano bracconieri in quelle aree chiave per gli animali selvatici dove vengono cacciati. Dal 2003, la rete ha arrestato 50 bracconieri. Attualmente la tecnologia sta aiutando leoni, elefanti, rinoceronti e zebre in Kenya, Uganda, Tanzania, Ghana, Zambia, Mozambico, Zimbabwe, Sud Africa, Botswana e Sierra Leone. La tecnologia di collare GPS ha anche aiutato Zambia, Zimbabwe e Mozambico a monitorare lo spostamento di 23.000 elefanti che si aggirano nel territorio dello Zambezi Heartland, dove risiede una delle maggiori popolazioni di elefanti in Africa.
Alfred Kikoti, un ricercatore di AWF, ha condotto il processo di applicazione di collari GPS nella regione coi finanziamenti dello U.S. Fish and Wildlife Service, che ha consentito a AWF di riunire autorità dei tre Paesi che operano sugli animali selvaggi per sviluppare un strategia di gestione relativa agli elefanti. "Il progetto collari vuole favorire una maggiore comprensione dei temi ecologici legati agli animali presenti nella regione e avviare programmi di conservazione con le comunità", continua Kikoti.
AWF ha anche installato meccanismi preventivi, come recinzioni elettrificate e metalliche, per evitare che i leoni attacchino il bestiame, continua Bernard Kissui, research scientist di AWF. "In caso gli animali selvaggi attachino le comunità e uccidano il bestiame possono verificarsi attacchi di rappresaglia con l'uccisione tramite lance, fucili e veleni", conclude Kissui.
da Computerworld Kenya
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