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Floricoltura. I fiori del male
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Floricoltura. I fiori del male
Kenya I fiori del male.
Ad un recente convegno della Commissione Kenyota dei Diritti Umani (KHRC ) è stata denunciata la deplorevole condizione dei lavoratori della floricoltura, ma le aziende, il governo e alti dirigenti sindacali negano tale situazione. In realtà le condizioni di vita di oltre 50.000 lavoratori del settore sono pessime, specie nel piano umanitario.
Poco dopo aver iniziato a lavorare in un’azienda che coltiva fiori a Ruiru, vicino Nairobi, gli occhi di Anita Gacheri hanno cominciato a prudere e bruciare. Si è resa conto che i suoi occhi erano divenuti particolarmente doloranti e lacrimosi dopo che i suoi colleghi avevano irrorato di prodotti chimici i fiori della serra dove svolgeva il suo lavoro. È passato del tempo ed i sintomi si sono aggravati, finché ha cominciato a vedere sfuocato ed è diventata quasi cieca.
Diventata cieca per la prima volta, l’azienda l’ha mandata ad una visita medica ed in una diagnosi il medico scriveva: "Si ritiene si tratti di una reazione ai prodotti chimici cui la paziente è esposta nello svolgimento delle sue funzioni. La ragazza ha bisogno di cambiare tipo di occupazione o per lo meno ricevere occhiali protettivi per i suoi occhi, per evitare in qualche modo che persista una pericolosa condizione di reazione allergica permanente. Si prega di prendere provvedimenti."
La Gacheri spiega che quando ha portato questa diagnosi ai dirigenti dell’azienda, l’hanno completamente ignorata, quindi ha continuato a fare il suo lavoro per un’altra settimana, alla fine della quale era diventata cieca un’altra volta. La società le ha consegnato una lettera di licenziamento. Al momento della cessazione forzata del rapporto di lavoro, l’operaia aveva ricevuto uno stipendio base mensile corrispondente a 32 US$ e, in tutto, 44 US$ fra indennità di licenziamento e paga mensile: nemmeno 47 Euro. L’operaia racconta disperata che sta avendo problemi terribili, arrivando perfino a dovere saltare i pasti per totale mancanza di denaro. Non ha lavoro ed è in arretrato di quattro mesi nel pagamento dell’affitto.
La situazione della Gacheri riflette ciò che la Commissione Kenyota dei Diritti Umani afferma essere comune a molti lavoratori della floricoltura, un’attività produttiva che in Kenya sta avendo un grande sviluppo. La Commissione denuncia che alla ragazza non sono stati forniti occhiali protettivi ed altri strumenti utili per proteggerla dai pericolosi prodotti chimici, che é stata licenziata in tronco solo per il fatto di essersi ammalata e che, come se non bastasse, le è stata riconosciuta una retribuzione da fame. Tutto questo senza considerare che la sua vita lavorativa è stata bruciata alla tenera età di soli 24 anni.
La ragazza e altri lavoratori hanno riferito le loro tristi esperienze ad una Conferenza denominata: "Bellezza ai fiori e dignità ai lavoratori" che, organizzata dalla Commissione per i Diritti Umani, si è tenuta a Nairobi. Alla Conferenza, i lavoratori, i rappresentanti sindacali e coloro che si occupano di diritti umani, insieme ad altri, hanno elaborato una dichiarazione finale contenente una petizione per un drastico cambiamento delle condizioni generali legali e contrattuali nell’industria dei fiori recisi.
Sulla base delle statistiche del Kenya Flower Council (KFC), l’associazione di categoria, il Kenya è il più grosso esportatore africano di fiori recisi e di altri prodotti floricoli, fornendo su per giù il 25% di tutti i fiori importati dall’Unione Europea. Entro quarant’otto ore dal momento in cui sono colti, i fiori vengono spediti dal Kenya sui mercati europei, specialmente in Olanda, Germania ed Inghilterra. Si tratta di un settore da 110 milioni di dollari l’anno, che ha visto, nel 2008, l’esportazione di oltre 38.000 tonnellate di prodotto. Secondo il KFC, dal 2005 la floricoltura è cresciuta di più del 35% ed esistono ormai una settantina d’aziende, concentrate soprattutto fra Naivasha, Thika, e Limuru. Di queste, 28 fanno parte del KFC, che stima che circa mezzo milione di persone si sostenga grazie all’industria dei fiori, 50.000 lavoratori delle aziende ed i loro familiari.
FONTE:Camera del commercio Nairobi
Ad un recente convegno della Commissione Kenyota dei Diritti Umani (KHRC ) è stata denunciata la deplorevole condizione dei lavoratori della floricoltura, ma le aziende, il governo e alti dirigenti sindacali negano tale situazione. In realtà le condizioni di vita di oltre 50.000 lavoratori del settore sono pessime, specie nel piano umanitario.
Poco dopo aver iniziato a lavorare in un’azienda che coltiva fiori a Ruiru, vicino Nairobi, gli occhi di Anita Gacheri hanno cominciato a prudere e bruciare. Si è resa conto che i suoi occhi erano divenuti particolarmente doloranti e lacrimosi dopo che i suoi colleghi avevano irrorato di prodotti chimici i fiori della serra dove svolgeva il suo lavoro. È passato del tempo ed i sintomi si sono aggravati, finché ha cominciato a vedere sfuocato ed è diventata quasi cieca.
Diventata cieca per la prima volta, l’azienda l’ha mandata ad una visita medica ed in una diagnosi il medico scriveva: "Si ritiene si tratti di una reazione ai prodotti chimici cui la paziente è esposta nello svolgimento delle sue funzioni. La ragazza ha bisogno di cambiare tipo di occupazione o per lo meno ricevere occhiali protettivi per i suoi occhi, per evitare in qualche modo che persista una pericolosa condizione di reazione allergica permanente. Si prega di prendere provvedimenti."
La Gacheri spiega che quando ha portato questa diagnosi ai dirigenti dell’azienda, l’hanno completamente ignorata, quindi ha continuato a fare il suo lavoro per un’altra settimana, alla fine della quale era diventata cieca un’altra volta. La società le ha consegnato una lettera di licenziamento. Al momento della cessazione forzata del rapporto di lavoro, l’operaia aveva ricevuto uno stipendio base mensile corrispondente a 32 US$ e, in tutto, 44 US$ fra indennità di licenziamento e paga mensile: nemmeno 47 Euro. L’operaia racconta disperata che sta avendo problemi terribili, arrivando perfino a dovere saltare i pasti per totale mancanza di denaro. Non ha lavoro ed è in arretrato di quattro mesi nel pagamento dell’affitto.
La situazione della Gacheri riflette ciò che la Commissione Kenyota dei Diritti Umani afferma essere comune a molti lavoratori della floricoltura, un’attività produttiva che in Kenya sta avendo un grande sviluppo. La Commissione denuncia che alla ragazza non sono stati forniti occhiali protettivi ed altri strumenti utili per proteggerla dai pericolosi prodotti chimici, che é stata licenziata in tronco solo per il fatto di essersi ammalata e che, come se non bastasse, le è stata riconosciuta una retribuzione da fame. Tutto questo senza considerare che la sua vita lavorativa è stata bruciata alla tenera età di soli 24 anni.
La ragazza e altri lavoratori hanno riferito le loro tristi esperienze ad una Conferenza denominata: "Bellezza ai fiori e dignità ai lavoratori" che, organizzata dalla Commissione per i Diritti Umani, si è tenuta a Nairobi. Alla Conferenza, i lavoratori, i rappresentanti sindacali e coloro che si occupano di diritti umani, insieme ad altri, hanno elaborato una dichiarazione finale contenente una petizione per un drastico cambiamento delle condizioni generali legali e contrattuali nell’industria dei fiori recisi.
Sulla base delle statistiche del Kenya Flower Council (KFC), l’associazione di categoria, il Kenya è il più grosso esportatore africano di fiori recisi e di altri prodotti floricoli, fornendo su per giù il 25% di tutti i fiori importati dall’Unione Europea. Entro quarant’otto ore dal momento in cui sono colti, i fiori vengono spediti dal Kenya sui mercati europei, specialmente in Olanda, Germania ed Inghilterra. Si tratta di un settore da 110 milioni di dollari l’anno, che ha visto, nel 2008, l’esportazione di oltre 38.000 tonnellate di prodotto. Secondo il KFC, dal 2005 la floricoltura è cresciuta di più del 35% ed esistono ormai una settantina d’aziende, concentrate soprattutto fra Naivasha, Thika, e Limuru. Di queste, 28 fanno parte del KFC, che stima che circa mezzo milione di persone si sostenga grazie all’industria dei fiori, 50.000 lavoratori delle aziende ed i loro familiari.
FONTE:Camera del commercio Nairobi
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Re: Floricoltura. I fiori del male
Fosse capitato in Italia vedi te come Anita sarebbe stata risarcita e avrebbe anche conservato il suo posto di lavoro. In Africa le persone sono numeri, "se ti va bene e vuoi lavorare è così, se no altre persone cercano lavoro". Queste sono le parole che ormai tutti i manager, direttori o titolari che siano bianchi o neri sanno ormai a memoria e per loro è legge.
maisha marefu
maisha marefu
Denise- Amico del forum
- Numero di messaggi : 400
Data d'iscrizione : 19.04.09
Età : 61
Località : bergamo/watamu
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