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In Kenia una donna incinta su cinque è sieropositiva: al via un progetto di prevenzione HIV, tra l'Ospedale torinese Amedeo di Savoia e quello di Chaaria.
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In Kenia una donna incinta su cinque è sieropositiva: al via un progetto di prevenzione HIV, tra l'Ospedale torinese Amedeo di Savoia e quello di Chaaria.
18/07/2004
In Kenia una donna incinta su cinque è sieropositiva: al via un progetto di prevenzione HIV, tra l'Ospedale torinese Amedeo di Savoia e quello di Chaaria.
Un progetto di cooperazione internazionale, mirato alla prevenzione della trasmissione madre-figlio di HIV e sviluppato dalla Divisione B di Malattie Infettive dell'Ospedale Amedeo di Savoia di Torino (diretta dalla dott.ssa Maria Luisa Soranzo), è entrato in questi giorni nella fase operativa a Chaaria, in Kenya. Il progetto rientra nelle iniziative finanziate dal Global Fund ed è stato approvato dall'Istituto Superiore di Sanità.
Il Global Fund è stato istituito nel 2001 con l'obiettivo di contrastare l'incremento di AIDS, malaria e tubercolosi nei Paesi in via di sviluppo. Nel primo anno di attività ha finanziato circa 154 programmi in 92 Paesi, distribuendo complessivamente più di 1,5 bilioni di dollari; di questi, il 60% è stato utilizzato per la lotta ad HIV/AIDS, il restante 40% per interventi diretti al controllo della tubercolosi e della malaria.
In Italia l'Istituto Superiore di Sanità, in base a direttive emanate dal Ministero della Salute, ha richiesto ad ospedali e Università già coinvolti in attività di collaborazione con Paesi in via di sviluppo, di presentare proposte finanziabili attraverso il Global Fund.
Per accedere a questi finanziamenti è necessario il gemellaggio con il Paese sede dell'intervento che, a sua volta, deve impegnarsi per la realizzazione degli obiettivi previsti e sottostare ad adeguato monitoraggio.
L'Ospedale Amedeo di Savoia ha identificato quale partner l'Ospedale della Piccola Casa della Divina Provvidenza (Cottolengo) situato a Chaaria, nel distretto di Meru, in Kenya. Il progetto è mirato alla prevenzione della trasmissione materno - infantile di HIV (tra le donne incinte, una su cinque è sieropositiva) ed alla gestione del trattamento antiretrovirale nel soggetto adulto.
Il Kenya ha una popolazione di circa 30 milioni di abitanti, un terzo dei quali vive in zone urbane. Più della metà della popolazione è al di sotto della soglia di povertà; ad oggi, si stima che 2,2 milioni di persone siano positive all'HIV e che circa 1,5 milioni di persone siano già decedute a causa della malattia (fonte UNAIDS, l'Organizzazione mondiale per la lotta all'AIDS). La prevalenza dell'infezione da HIV nella popolazione adulta (15-49 anni) è del 14% e si stima che nei prossimi anni l'aspettativa di vita scenderà dagli attuali 59 a 49 anni.
Presso il distretto di Meru, dove è situato il Bush Hospital del Cottolengo, la prevalenza della malattia da HIV, malaria e tubercolosi è notevolmente più elevata rispetto alla media nazionale. Nei potenziali donatori di sangue che fanno capo all'Ospedale la prevalenza dell'infezione è del 18% e nelle donne in gravidanza il tasso raggiunge il 20%; la tubercolosi (dichiarata "fuori controllo" dal Governo del Kenya) ha subito un incremento drammatico (nel 2001, presso la Chest Clinic del Distretto di Meru, il numero di nuovi casi era salito a 1.067), associato ad evoluzione sfavorevole nella maggior parte dei casi. Peter Piot, Direttore di UNAIDS, ha dichiarato che la tubercolosi è la più frequente infezione opportunistica sviluppata da malati di AIDS e che l'80% dei pazienti HIV positivi ha la malattia in fase attiva.
In base ai dati dell' attività del 2003 dell'Ospedale Cottolengo di Chaaria (ricoveri: 8150; visite ambulatoriali: 64.000; prevalenza HIV tra i potenziali donatori di sangue: 18%) è ipotizzabile che le persone HIV positive che ruotano intorno all'ospedale siano più di 10.000, e che di queste 8.000 siano contemporaneamente affette da tubercolosi. Dati locali e nazionali confermano che solo il 50% dei pazienti con tubercolosi riesce a completare il ciclo di cura, che è di 9 mesi.
In tale scenario si inserisce la malaria: ogni giorno presso il Cottolengo Hospital vengono ricoverati in media 17 casi gravi e sono effettuate 7 trasfusioni. E la malaria spesso condiziona l'evoluzione sfavorevole sia della tubercolosi sia dell'AIDS.
Il desiderio di intervenire in questa realtà e la specificità dell'Ospedale Amedeo di Savoia, centro di riferimento regionale per le malattie infettive e HIV/AIDS, hanno motivato l'avvio di un gemellaggio tra l'ASL 3 di Torino e l'Ospedale Cottolengo di Chaaria. Il programma d'intervento segue le indicazioni che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo a punto nell'ottica di raggiungere con la terapia antiretrovirale 3 milioni di persone entro il 2005 (Progetto "3by5").
In pratica, con il finanziamento derivato dall'approvazione del progetto, dovrebbe essere possibile potenziare il personale locale mentre, attraverso gli operatori dell'ambulatorio Migrazione e Salute (Mi.Sa.), attivo dal 1996 presso l'Amedeo di Savoia, l'ASL 3 si renderà disponibile per il monitoraggio locale e gli interventi di formazione, per la preparazione del materiale didattico, di eventuali software dedicati e per l'elaborazione dei dati. Non solo, gli operatori del Mi.Sa. saranno disponibili ad accogliere e formare volontari che desiderino partecipare alla realizzazione del progetto e che, successivamente, vogliano collaborare con l'Ospedale Cottolengo di Chaaria o con Centri Sanitari che abbiano obiettivi simili.
"Il prossimo passo - aggiunge la dott.ssa Soranzo, che proprio nei giorni scorsi è rientrata dal Kenya dove ha messo a punto gli ultimi particolari del progetto - potrebbe essere la realizzazione presso l'ASL 3 di un Centro di Riferimento per Progetti in Paesi in Via di Sviluppo, mirati alla lotta a malaria, tubercolosi e AIDS, che potrebbe facilitare la donazione, da parte dell'industria farmaceutica, di antiretrovirali e di farmaci per il trattamento di infezioni opportunistiche da destinare a Centri Africani con cui sia in atto il gemellaggio ed in cui gli operatori dell'ASL 3 siano garanti circa l' idoneo utilizzo".
L'ospedale Amedeo di Savoia di Torino non è nuovo in progetti che lo vede coinvolto in pesi in via di sviluppo, da diversi anni infatti partecipa attivamente con progetti presso l'Ospedale Nazareth di Nairobi (Kenya), il Centro socio-sanitario Oasis JB in Burkina Faso, l'Ospedale di Kiremba in Burundi.
Fonte: Donne in viaggio
In Kenia una donna incinta su cinque è sieropositiva: al via un progetto di prevenzione HIV, tra l'Ospedale torinese Amedeo di Savoia e quello di Chaaria.
Un progetto di cooperazione internazionale, mirato alla prevenzione della trasmissione madre-figlio di HIV e sviluppato dalla Divisione B di Malattie Infettive dell'Ospedale Amedeo di Savoia di Torino (diretta dalla dott.ssa Maria Luisa Soranzo), è entrato in questi giorni nella fase operativa a Chaaria, in Kenya. Il progetto rientra nelle iniziative finanziate dal Global Fund ed è stato approvato dall'Istituto Superiore di Sanità.
Il Global Fund è stato istituito nel 2001 con l'obiettivo di contrastare l'incremento di AIDS, malaria e tubercolosi nei Paesi in via di sviluppo. Nel primo anno di attività ha finanziato circa 154 programmi in 92 Paesi, distribuendo complessivamente più di 1,5 bilioni di dollari; di questi, il 60% è stato utilizzato per la lotta ad HIV/AIDS, il restante 40% per interventi diretti al controllo della tubercolosi e della malaria.
In Italia l'Istituto Superiore di Sanità, in base a direttive emanate dal Ministero della Salute, ha richiesto ad ospedali e Università già coinvolti in attività di collaborazione con Paesi in via di sviluppo, di presentare proposte finanziabili attraverso il Global Fund.
Per accedere a questi finanziamenti è necessario il gemellaggio con il Paese sede dell'intervento che, a sua volta, deve impegnarsi per la realizzazione degli obiettivi previsti e sottostare ad adeguato monitoraggio.
L'Ospedale Amedeo di Savoia ha identificato quale partner l'Ospedale della Piccola Casa della Divina Provvidenza (Cottolengo) situato a Chaaria, nel distretto di Meru, in Kenya. Il progetto è mirato alla prevenzione della trasmissione materno - infantile di HIV (tra le donne incinte, una su cinque è sieropositiva) ed alla gestione del trattamento antiretrovirale nel soggetto adulto.
Il Kenya ha una popolazione di circa 30 milioni di abitanti, un terzo dei quali vive in zone urbane. Più della metà della popolazione è al di sotto della soglia di povertà; ad oggi, si stima che 2,2 milioni di persone siano positive all'HIV e che circa 1,5 milioni di persone siano già decedute a causa della malattia (fonte UNAIDS, l'Organizzazione mondiale per la lotta all'AIDS). La prevalenza dell'infezione da HIV nella popolazione adulta (15-49 anni) è del 14% e si stima che nei prossimi anni l'aspettativa di vita scenderà dagli attuali 59 a 49 anni.
Presso il distretto di Meru, dove è situato il Bush Hospital del Cottolengo, la prevalenza della malattia da HIV, malaria e tubercolosi è notevolmente più elevata rispetto alla media nazionale. Nei potenziali donatori di sangue che fanno capo all'Ospedale la prevalenza dell'infezione è del 18% e nelle donne in gravidanza il tasso raggiunge il 20%; la tubercolosi (dichiarata "fuori controllo" dal Governo del Kenya) ha subito un incremento drammatico (nel 2001, presso la Chest Clinic del Distretto di Meru, il numero di nuovi casi era salito a 1.067), associato ad evoluzione sfavorevole nella maggior parte dei casi. Peter Piot, Direttore di UNAIDS, ha dichiarato che la tubercolosi è la più frequente infezione opportunistica sviluppata da malati di AIDS e che l'80% dei pazienti HIV positivi ha la malattia in fase attiva.
In base ai dati dell' attività del 2003 dell'Ospedale Cottolengo di Chaaria (ricoveri: 8150; visite ambulatoriali: 64.000; prevalenza HIV tra i potenziali donatori di sangue: 18%) è ipotizzabile che le persone HIV positive che ruotano intorno all'ospedale siano più di 10.000, e che di queste 8.000 siano contemporaneamente affette da tubercolosi. Dati locali e nazionali confermano che solo il 50% dei pazienti con tubercolosi riesce a completare il ciclo di cura, che è di 9 mesi.
In tale scenario si inserisce la malaria: ogni giorno presso il Cottolengo Hospital vengono ricoverati in media 17 casi gravi e sono effettuate 7 trasfusioni. E la malaria spesso condiziona l'evoluzione sfavorevole sia della tubercolosi sia dell'AIDS.
Il desiderio di intervenire in questa realtà e la specificità dell'Ospedale Amedeo di Savoia, centro di riferimento regionale per le malattie infettive e HIV/AIDS, hanno motivato l'avvio di un gemellaggio tra l'ASL 3 di Torino e l'Ospedale Cottolengo di Chaaria. Il programma d'intervento segue le indicazioni che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo a punto nell'ottica di raggiungere con la terapia antiretrovirale 3 milioni di persone entro il 2005 (Progetto "3by5").
In pratica, con il finanziamento derivato dall'approvazione del progetto, dovrebbe essere possibile potenziare il personale locale mentre, attraverso gli operatori dell'ambulatorio Migrazione e Salute (Mi.Sa.), attivo dal 1996 presso l'Amedeo di Savoia, l'ASL 3 si renderà disponibile per il monitoraggio locale e gli interventi di formazione, per la preparazione del materiale didattico, di eventuali software dedicati e per l'elaborazione dei dati. Non solo, gli operatori del Mi.Sa. saranno disponibili ad accogliere e formare volontari che desiderino partecipare alla realizzazione del progetto e che, successivamente, vogliano collaborare con l'Ospedale Cottolengo di Chaaria o con Centri Sanitari che abbiano obiettivi simili.
"Il prossimo passo - aggiunge la dott.ssa Soranzo, che proprio nei giorni scorsi è rientrata dal Kenya dove ha messo a punto gli ultimi particolari del progetto - potrebbe essere la realizzazione presso l'ASL 3 di un Centro di Riferimento per Progetti in Paesi in Via di Sviluppo, mirati alla lotta a malaria, tubercolosi e AIDS, che potrebbe facilitare la donazione, da parte dell'industria farmaceutica, di antiretrovirali e di farmaci per il trattamento di infezioni opportunistiche da destinare a Centri Africani con cui sia in atto il gemellaggio ed in cui gli operatori dell'ASL 3 siano garanti circa l' idoneo utilizzo".
L'ospedale Amedeo di Savoia di Torino non è nuovo in progetti che lo vede coinvolto in pesi in via di sviluppo, da diversi anni infatti partecipa attivamente con progetti presso l'Ospedale Nazareth di Nairobi (Kenya), il Centro socio-sanitario Oasis JB in Burkina Faso, l'Ospedale di Kiremba in Burundi.
Fonte: Donne in viaggio
dolcemagic- Sostenitore
- Numero di messaggi : 1817
Data d'iscrizione : 23.10.09
Età : 51
Località : Verbania ( lago Maggiore )!!!
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