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Appello a tutti stati africani per eliminare infibulazione
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Appello a tutti stati africani per eliminare infibulazione
Donne/ Appello a tutti stati africani per eliminare infibulazioneIn Burkina Faso
Ouagadogou, 9 nov. (Apcom) - La 'first lady' del Burkina Faso, Chantal Compaoré, ha invitato a Ouagadugu gli stati africani a cooperare "a tutti i livelli" per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili (Mgf). "Vorrei lanciare un appello a tutti gli stati africani, perchè cooperino a tutti i livelli per accelerare l'eliminazione della pratica delle mutilazioni genitali femminili, soprattutto per l'adozione e l'applicazione di testi di legge", ha affermato Compaoré, in apertura di una conferenza internazionale dedicata al "divieto totale" di queste mutilazioni. Presente a Ouagadogou anche il vice presidente del senato italiano Emma Bonino, che presiede inoltre l'organizzazione 'No peace without justice ('Non c'è pace senza giustizia'). Bonino ha auspicato che "l'assemblea generale delle Nazioni Unite adotti una risoluzione contro" le Mgf. Quanto alla 'first lady' di Guinea-Bissau, Mariama Mané Sanha, ha sottolineato che il "piano di lotta contro le Mgf è basato principalmente su campagne di spiegazione e di sensibilizzazione". La mutilazione genitale femminile - o infibulazione - riguarda tutti gli interventi che includono l'ablazione o la lesione degli organi genitali esterni della donna, praticata per ragioni culturali o religiose. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ritiene che "tra 100 e 140 milioni ragazze e donne nel mondo convivano attualmente con le ripercussioni di queste mutilazioni sessuali". Secondo l'Oms, "questa pratica è più comune nell'ovest, l'est e il nordest dell'Africa, in alcuni Paesi dell'Asia e in Medio Oriente, oltre che in alcune comunità di immigrati in America settentrionale e in Europa.
Ouagadogou, 9 nov. (Apcom) - La 'first lady' del Burkina Faso, Chantal Compaoré, ha invitato a Ouagadugu gli stati africani a cooperare "a tutti i livelli" per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili (Mgf). "Vorrei lanciare un appello a tutti gli stati africani, perchè cooperino a tutti i livelli per accelerare l'eliminazione della pratica delle mutilazioni genitali femminili, soprattutto per l'adozione e l'applicazione di testi di legge", ha affermato Compaoré, in apertura di una conferenza internazionale dedicata al "divieto totale" di queste mutilazioni. Presente a Ouagadogou anche il vice presidente del senato italiano Emma Bonino, che presiede inoltre l'organizzazione 'No peace without justice ('Non c'è pace senza giustizia'). Bonino ha auspicato che "l'assemblea generale delle Nazioni Unite adotti una risoluzione contro" le Mgf. Quanto alla 'first lady' di Guinea-Bissau, Mariama Mané Sanha, ha sottolineato che il "piano di lotta contro le Mgf è basato principalmente su campagne di spiegazione e di sensibilizzazione". La mutilazione genitale femminile - o infibulazione - riguarda tutti gli interventi che includono l'ablazione o la lesione degli organi genitali esterni della donna, praticata per ragioni culturali o religiose. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ritiene che "tra 100 e 140 milioni ragazze e donne nel mondo convivano attualmente con le ripercussioni di queste mutilazioni sessuali". Secondo l'Oms, "questa pratica è più comune nell'ovest, l'est e il nordest dell'Africa, in alcuni Paesi dell'Asia e in Medio Oriente, oltre che in alcune comunità di immigrati in America settentrionale e in Europa.
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Re: Appello a tutti stati africani per eliminare infibulazione
OGGI, 6 febbraio 2011, GIORNATA MONDIALE CONTRO L'INFIBULAZIONE....
Ho sentito al Tg5 che proprio oggi è la giornata mondiale contro l'infibulazione.....so che non sarà importante che io posti questo messaggio, ma spero che parlando sempre di più, e perchè no, scrivendo anche la nostra indignazione, al più presto i popoli che adottano questa TERRIBILE pratica, e ricordo che non è solo in Africa.....venga soppressa.
Ma è vero che in kenya è soprattutto il popolo masai che lo adotta?!?!?!
Cinzia.
Ho sentito al Tg5 che proprio oggi è la giornata mondiale contro l'infibulazione.....so che non sarà importante che io posti questo messaggio, ma spero che parlando sempre di più, e perchè no, scrivendo anche la nostra indignazione, al più presto i popoli che adottano questa TERRIBILE pratica, e ricordo che non è solo in Africa.....venga soppressa.
Ma è vero che in kenya è soprattutto il popolo masai che lo adotta?!?!?!
Cinzia.
dolcemagic- Sostenitore
- Numero di messaggi : 1817
Data d'iscrizione : 23.10.09
Età : 51
Località : Verbania ( lago Maggiore )!!!
Re: Appello a tutti stati africani per eliminare infibulazione
In Kenya sono praticate dalle varie tribù diverse forme di mutilazione genitale femminile.:
Il padre del Kenya moderno, Yomo Keniatta, difese l'infibulazione come una pratica culturale importante
JOMO KENYATTA, Nairobi, “Nessun Kikuyu per bene si sognerebbe mai di
sposare una ragazza non circoncisa.. questa pratica è una conditio sine qua non nell’insegnamento del diritto tribale, della religione e della morale.”
Secondo una ricerca del 1998, il 38% delle donne keniote tra i 15 e i 49 anni sono state infibulate.
Dopo le tante proteste e denunce sono già 14 i governi africani che hanno proibito questa pratica, che viene tradizionalmente considerata l´iniziazione delle giovani donne.
Sono 26 i Paesi africani dove, con modalità diverse, si pratica la mutilazione dei genitali femminili. La Somalia ha il triste primato della "infibulazione faraonica" (la più devastante) perchè si calcola che il 98% delle donne somale sia mutilata. Ma anche in Egitto, Sudan settentrionale, Nigeria, Mali, Kenya la pratica, sotto diverse forme, è molto diffusa. La circoncisione femminile, anche in forme più lievi, viene praticata dalle popolazioni musulmane dell'Indonesia, India, Malesia, in alcune zone del Pakistan, nonché in Oman, Yemen e negli Emirati Arabi.
Kenya, la Chiesa cattolica accusata di ostacolare la lotta all’infibulazione
A parte qualche eccezione, la Chiesa cattolica tollera le mutilazioni genitali femminili. E’ questa la dura accusa lanciata da Ines Laufer sul sito della Humanisticher Pressedienst, in un articolo che riprende le denunce di alcuni gruppi attivi in Kenya. Nel paese, dove l’infibulazione è vietata dal 2001 per legge, missionari messicani di stanza a Olchekut Supat cooperebbero alla realizzazione e parteciperebbero alla festa che culmina con la mutilizazione delle ragazze. Un sacerdote si sarebbe anche rifiutato di sottoscrivere un documento contro l’infibulazione, perché “la Chiesa non si pone mai contro la cultura di una comunità locale”.
Infibulazione, 20 mila bambine a rischio in Italia
Secondo l’Unicef nella Penisola sono 40 mila le donne provenienti da paesi (soprattutto africani) dove la mutilazione genitale femminile è una pratica comune. Spesso chiedono interventi di questo tipo ai nostri medici, ritornano appositamente nei luoghi di origine, o organizzano viaggi clandestini per connazionali che eseguono qui l' "operazione". Le ragioni sono religiose e psicosociali: l'infibulazione è un "segno di attenzione e cura" nei confronti delle figlie, che altrimenti, anche se vergini, non riuscirebbero a trovare marito.
Nel dicembre 2008 Npwj ha organizzayo al Cairo (Egitto) una conferenza internazionale per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili, alla quale hanno partecipato un centinaio di donne e uomini politici africani ed europei. Con la legge 9 gennaio 2006, n. 7, il Parlamento italiano ha provveduto a tutelare la donna dalle pratiche di mutilazione genitale femminile, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal Programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre 1995 nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne. Al codice penale è aggiunto l'articolo 583 bis che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili. Per mutilazione il legislatore intende, oltre alla infibulazione, anche la clitoridectomia, l'escissione o comunque (norma di chiusura) qualsiasi pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.
Allo stesso modo, chi, in assenza di esigenze terapeutiche, provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
Le disposizioni di questo articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia.
L'articolo 583 precisa inoltre che l'esercente la professione sanitaria resosi colpevole del fatto sottostà altresì alla pena accessoria dell'interdizione dall'esercizio della professione da tre a dieci anni, con comunicazione della sentenza di condanna all'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
Liliana Ocmin, Vicepresidente del comitato per le Pari Opportunità, ha affermato: «In Italia sono circa 40.000 le donne che hanno subito l'infibulazione. L'Italia è oggi la nazione europea che, per la particolare tipologia di flussi migratori, risulta il Paese con il più alto numero di donne infibulate»
Una campagna per la cessazione delle mutilazioni genitali femminili è stata lanciata negli anni novanta dalla leader politica Emma Bonino, che, a fianco dell'organizzazione Non C'è Pace Senza Giustizia, ha organizzato eventi, iniziative e conferenze su questo argomento con politici europei ed africani .
Nel 2010 è stata rilanciata da Emma Bonino, Radicali Italiani e Non c'è pace senza giustizia, la campagna contro le mutilazioni genitali femminili. In tutto il mondo, grazie alla loro iniziativa, sono state raccolte firme per un appello di messa al bando di questa pratica da presentare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Fonte:Varie
Il padre del Kenya moderno, Yomo Keniatta, difese l'infibulazione come una pratica culturale importante
JOMO KENYATTA, Nairobi, “Nessun Kikuyu per bene si sognerebbe mai di
sposare una ragazza non circoncisa.. questa pratica è una conditio sine qua non nell’insegnamento del diritto tribale, della religione e della morale.”
Secondo una ricerca del 1998, il 38% delle donne keniote tra i 15 e i 49 anni sono state infibulate.
Dopo le tante proteste e denunce sono già 14 i governi africani che hanno proibito questa pratica, che viene tradizionalmente considerata l´iniziazione delle giovani donne.
Sono 26 i Paesi africani dove, con modalità diverse, si pratica la mutilazione dei genitali femminili. La Somalia ha il triste primato della "infibulazione faraonica" (la più devastante) perchè si calcola che il 98% delle donne somale sia mutilata. Ma anche in Egitto, Sudan settentrionale, Nigeria, Mali, Kenya la pratica, sotto diverse forme, è molto diffusa. La circoncisione femminile, anche in forme più lievi, viene praticata dalle popolazioni musulmane dell'Indonesia, India, Malesia, in alcune zone del Pakistan, nonché in Oman, Yemen e negli Emirati Arabi.
Kenya, la Chiesa cattolica accusata di ostacolare la lotta all’infibulazione
A parte qualche eccezione, la Chiesa cattolica tollera le mutilazioni genitali femminili. E’ questa la dura accusa lanciata da Ines Laufer sul sito della Humanisticher Pressedienst, in un articolo che riprende le denunce di alcuni gruppi attivi in Kenya. Nel paese, dove l’infibulazione è vietata dal 2001 per legge, missionari messicani di stanza a Olchekut Supat cooperebbero alla realizzazione e parteciperebbero alla festa che culmina con la mutilizazione delle ragazze. Un sacerdote si sarebbe anche rifiutato di sottoscrivere un documento contro l’infibulazione, perché “la Chiesa non si pone mai contro la cultura di una comunità locale”.
Infibulazione, 20 mila bambine a rischio in Italia
Secondo l’Unicef nella Penisola sono 40 mila le donne provenienti da paesi (soprattutto africani) dove la mutilazione genitale femminile è una pratica comune. Spesso chiedono interventi di questo tipo ai nostri medici, ritornano appositamente nei luoghi di origine, o organizzano viaggi clandestini per connazionali che eseguono qui l' "operazione". Le ragioni sono religiose e psicosociali: l'infibulazione è un "segno di attenzione e cura" nei confronti delle figlie, che altrimenti, anche se vergini, non riuscirebbero a trovare marito.
Nel dicembre 2008 Npwj ha organizzayo al Cairo (Egitto) una conferenza internazionale per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili, alla quale hanno partecipato un centinaio di donne e uomini politici africani ed europei. Con la legge 9 gennaio 2006, n. 7, il Parlamento italiano ha provveduto a tutelare la donna dalle pratiche di mutilazione genitale femminile, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal Programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre 1995 nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne. Al codice penale è aggiunto l'articolo 583 bis che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili. Per mutilazione il legislatore intende, oltre alla infibulazione, anche la clitoridectomia, l'escissione o comunque (norma di chiusura) qualsiasi pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.
Allo stesso modo, chi, in assenza di esigenze terapeutiche, provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
Le disposizioni di questo articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia.
L'articolo 583 precisa inoltre che l'esercente la professione sanitaria resosi colpevole del fatto sottostà altresì alla pena accessoria dell'interdizione dall'esercizio della professione da tre a dieci anni, con comunicazione della sentenza di condanna all'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
Liliana Ocmin, Vicepresidente del comitato per le Pari Opportunità, ha affermato: «In Italia sono circa 40.000 le donne che hanno subito l'infibulazione. L'Italia è oggi la nazione europea che, per la particolare tipologia di flussi migratori, risulta il Paese con il più alto numero di donne infibulate»
Una campagna per la cessazione delle mutilazioni genitali femminili è stata lanciata negli anni novanta dalla leader politica Emma Bonino, che, a fianco dell'organizzazione Non C'è Pace Senza Giustizia, ha organizzato eventi, iniziative e conferenze su questo argomento con politici europei ed africani .
Nel 2010 è stata rilanciata da Emma Bonino, Radicali Italiani e Non c'è pace senza giustizia, la campagna contro le mutilazioni genitali femminili. In tutto il mondo, grazie alla loro iniziativa, sono state raccolte firme per un appello di messa al bando di questa pratica da presentare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Fonte:Varie
fio- Sostenitore
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