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Gli islamisti somali uccidono.........
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Gli islamisti somali uccidono.........
Gli islamisti somali uccidono a Kampala per punire Bruxelles
Due bombe di Shabaab contro l’Uganda che ospita gli addestratori (anche italiani) dell’esercito di Mogadiscio.
Il duplice attentato che in Uganda ha ucciso 74 tifosi mentre guardavano la finale dei Mondiali davanti ai maxischermi è il segnale dell’espansione regionale del terroristi somali. Gli obiettivi dell’attacco non lasciano dubbi: un club frequentato anche da occidentali (fra le vittime c’è un americano) e un ristorante etiopico. “Hanno colpito tre obiettivi in un colpo solo: l’Uganda, l’Etiopia e gli Stati Uniti” spiega Anna Murison, analista delle aree di crisi a Londra. L’Uganda fornisce il grosso delle forze di pace africane, che a Mogadiscio appoggiano il debole governo transitorio contro gli Shabaab, i guerriglieri somali apparentati con al Qaida. Non soltanto: sul suo territorio una missione dell’Unione europea addestra il neonato esercito somalo contro la guerriglia. L’Etiopia, che invase la Somalia nel 2006, è il nemico “crociato” nel Corno d’Africa. Gli Stati Uniti appoggiano gli sforzi africani contro al Shabaab, nelle speranza di stabilizzare la Somalia.
Domenica, verso le 23, quando la Spagna stava per diventare campione del mondo, sono entrati in azione i terroristi, con tutta probabilità attentatori suicidi. Il portavoce degli Shabaab, Ali Mohamoud Rage, ha rivendicato il duplice attentato, dicendo che “il governo ugandese deve affrontare le conseguenze” per non aver ritirato le truppe dalla Somalia, come Shabaab chiede. La prima esplosione ha colpito un ristorante etiopico molto conosciuto nel sobborgo di Kabalagala a Kampala, la capitale ugandese. L’attentato ha ucciso almeno 15 persone. Poco dopo, dall’altra parte della città, una o due bombe sono esplose al Lugogo Rugby Club. Anche in questo caso una folla di tifosi seguiva la finale. Oltre sessanta persone sono morte e un centinaio è rimasto ferito. Fra i pezzi delle sedie in plastica approntate per la serata del Mondiale sarebbe stata trovata la testa di almeno un attentatore, con sembianze somale. “Sospettiamo che si tratti dei resti di un terrorista suicida – ha dichiarato il portavoce dell’esercito ugandese Felix Kulayigye – da tempo gli Shabab avevano minacciato di colpirci”.
Uganda e Burundi hanno fornito la maggior parte dei seimila Caschi verdi della missione dell’Unione africana, che con la benedizione dell’Onu puntella il governo di Mogadiscio. Sul territorio ugandese è iniziato l’addestramento di duemila reclute dell’esercito somalo, che dovrà raggiungere le 20 mila unità per provare a sconfiggere gli Shabaab. Gli addestratori sono circa 150 militari dell’Unione europea comandati dal colonnello spagnolo Ricardo Gonzalez Elul. A Bruxelles confermano che in Uganda ci sono anche tre italiani. Due nel campo di addestramento di Bihanga, vicino al confine fra Congo e Ruanda, e uno a Kampala. Gli attentati paralleli nella notte dei Mondiali erano stati quasi annunciati giovedì scorso dallo sceicco Ali Mohamed Hussein. Riferendosi ai soldati di Uganda e Burundi, il comandante degli Shabaab a Mogadiscio aveva detto: “Li faremo piangere. Sposteremo gli attacchi nelle loro città”. Gli Shabaab accusano i soldati di pace di aver bombardato il mercato di Bakara, a Mogadiscio, uccidendo 50 civili. Il maggiore Barigye Ba-hoku, della missione Amisom, ha smentito.
Forse è un caso, ma i combattimenti più duri erano cominciati quando il presidente del governo transitorio, Sheikh Sharif Ahmed, stava partendo per Kampala. Lo stesso Sharif sabato scorso aveva lanciato l’allarme “per l’aumento dei combattenti stranieri che rappresentano una minaccia regionale. Per questo abbiamo bisogno di maggiore aiuto”. Non a caso i paesi africani che seguono da vicino la crisi somala hanno annunciato l’invio di altri duemila Caschi verdi a Mogadiscio. Unità etiopi sarebbero penetrate la scorsa settimana in Somalia verso Beledweyne. L’obiettivo sarebbe garantire un corridoio per l’arrivo dei rinforzi a Mogadiscio. Il portavoce del governo etiope, Bereket Simon, ha detto che gli attentati di Kampala sono “un attacco codardo degli Shabaab”. Addis Abeba teme la loro influenza sulla regione dell’Ogaden, abitata da una comunità somala, ma la minaccia è la transumanza di al Qaida verso il Corno d’Africa. Due mesi fa il ministro dell’Interno di Mogadiscio, Abdel Rahman Omar Uthman, ha lanciato l’allarme per lo sbarco in Somalia di “12 dirigenti di al Qaida giunti via Yemen con lo scopo di potenziare e addestrare gli Shabaab. Riteniamo che si tratti di una visita di carattere esplorativo con lo scopo di verificare se esiste la possibilità di aprire nuove basi nel sud del paese”.
Il presidente Sharif ha ammesso che “il destino della Somalia in questo momento è nelle mani di al Qaida e di un gruppo di fondamentalisti”. Secondo l’International Crisis Group, nel paese ha trovato rifugio Fazul Abdullah Mohammed, stratega degli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998. Sheikh Mohamed Abu Faid è un altro esponente di al Qaida che si occupa delle finanze degli Shabaab. Abu Mansour al Amriki, l’americano, recluta gli occidentali per la guerra santa in Somalia. Lo scorso novembre l’Fbi ne ha scoperto una ventina nell’area di Minneapolis. Il sudanese Mohamoud Mujair prepara gli attentatori suicidi. Il pachistano Abu Musa Mombasa ha rimpiazzato nell’addestramento Saleh Ali Nabhan ucciso nel settembre 2009 da un raid americano. Dopo la sua morte gli Shabaab erano sospettati di voler colpire i Mondiali per rappresaglia. Lo hanno fatto la notte della finale a Kampala, ma la minaccia riguarda anche altri paesi che ospitano missioni occidentali contro i guerriglieri: Gibuti, Etiopia e Kenya. “Non si tratta più di un problema circoscritto – spiega da Londra l’esperto di sicurezza Henry Wilkinson. Se sono stati gli Shabaab a compiere gli attentati in Uganda, hanno dimostrato di poter colpire molto lontano dal loro centro di gravità”.
Fonte: Il Foglio.it
Due bombe di Shabaab contro l’Uganda che ospita gli addestratori (anche italiani) dell’esercito di Mogadiscio.
Il duplice attentato che in Uganda ha ucciso 74 tifosi mentre guardavano la finale dei Mondiali davanti ai maxischermi è il segnale dell’espansione regionale del terroristi somali. Gli obiettivi dell’attacco non lasciano dubbi: un club frequentato anche da occidentali (fra le vittime c’è un americano) e un ristorante etiopico. “Hanno colpito tre obiettivi in un colpo solo: l’Uganda, l’Etiopia e gli Stati Uniti” spiega Anna Murison, analista delle aree di crisi a Londra. L’Uganda fornisce il grosso delle forze di pace africane, che a Mogadiscio appoggiano il debole governo transitorio contro gli Shabaab, i guerriglieri somali apparentati con al Qaida. Non soltanto: sul suo territorio una missione dell’Unione europea addestra il neonato esercito somalo contro la guerriglia. L’Etiopia, che invase la Somalia nel 2006, è il nemico “crociato” nel Corno d’Africa. Gli Stati Uniti appoggiano gli sforzi africani contro al Shabaab, nelle speranza di stabilizzare la Somalia.
Domenica, verso le 23, quando la Spagna stava per diventare campione del mondo, sono entrati in azione i terroristi, con tutta probabilità attentatori suicidi. Il portavoce degli Shabaab, Ali Mohamoud Rage, ha rivendicato il duplice attentato, dicendo che “il governo ugandese deve affrontare le conseguenze” per non aver ritirato le truppe dalla Somalia, come Shabaab chiede. La prima esplosione ha colpito un ristorante etiopico molto conosciuto nel sobborgo di Kabalagala a Kampala, la capitale ugandese. L’attentato ha ucciso almeno 15 persone. Poco dopo, dall’altra parte della città, una o due bombe sono esplose al Lugogo Rugby Club. Anche in questo caso una folla di tifosi seguiva la finale. Oltre sessanta persone sono morte e un centinaio è rimasto ferito. Fra i pezzi delle sedie in plastica approntate per la serata del Mondiale sarebbe stata trovata la testa di almeno un attentatore, con sembianze somale. “Sospettiamo che si tratti dei resti di un terrorista suicida – ha dichiarato il portavoce dell’esercito ugandese Felix Kulayigye – da tempo gli Shabab avevano minacciato di colpirci”.
Uganda e Burundi hanno fornito la maggior parte dei seimila Caschi verdi della missione dell’Unione africana, che con la benedizione dell’Onu puntella il governo di Mogadiscio. Sul territorio ugandese è iniziato l’addestramento di duemila reclute dell’esercito somalo, che dovrà raggiungere le 20 mila unità per provare a sconfiggere gli Shabaab. Gli addestratori sono circa 150 militari dell’Unione europea comandati dal colonnello spagnolo Ricardo Gonzalez Elul. A Bruxelles confermano che in Uganda ci sono anche tre italiani. Due nel campo di addestramento di Bihanga, vicino al confine fra Congo e Ruanda, e uno a Kampala. Gli attentati paralleli nella notte dei Mondiali erano stati quasi annunciati giovedì scorso dallo sceicco Ali Mohamed Hussein. Riferendosi ai soldati di Uganda e Burundi, il comandante degli Shabaab a Mogadiscio aveva detto: “Li faremo piangere. Sposteremo gli attacchi nelle loro città”. Gli Shabaab accusano i soldati di pace di aver bombardato il mercato di Bakara, a Mogadiscio, uccidendo 50 civili. Il maggiore Barigye Ba-hoku, della missione Amisom, ha smentito.
Forse è un caso, ma i combattimenti più duri erano cominciati quando il presidente del governo transitorio, Sheikh Sharif Ahmed, stava partendo per Kampala. Lo stesso Sharif sabato scorso aveva lanciato l’allarme “per l’aumento dei combattenti stranieri che rappresentano una minaccia regionale. Per questo abbiamo bisogno di maggiore aiuto”. Non a caso i paesi africani che seguono da vicino la crisi somala hanno annunciato l’invio di altri duemila Caschi verdi a Mogadiscio. Unità etiopi sarebbero penetrate la scorsa settimana in Somalia verso Beledweyne. L’obiettivo sarebbe garantire un corridoio per l’arrivo dei rinforzi a Mogadiscio. Il portavoce del governo etiope, Bereket Simon, ha detto che gli attentati di Kampala sono “un attacco codardo degli Shabaab”. Addis Abeba teme la loro influenza sulla regione dell’Ogaden, abitata da una comunità somala, ma la minaccia è la transumanza di al Qaida verso il Corno d’Africa. Due mesi fa il ministro dell’Interno di Mogadiscio, Abdel Rahman Omar Uthman, ha lanciato l’allarme per lo sbarco in Somalia di “12 dirigenti di al Qaida giunti via Yemen con lo scopo di potenziare e addestrare gli Shabaab. Riteniamo che si tratti di una visita di carattere esplorativo con lo scopo di verificare se esiste la possibilità di aprire nuove basi nel sud del paese”.
Il presidente Sharif ha ammesso che “il destino della Somalia in questo momento è nelle mani di al Qaida e di un gruppo di fondamentalisti”. Secondo l’International Crisis Group, nel paese ha trovato rifugio Fazul Abdullah Mohammed, stratega degli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998. Sheikh Mohamed Abu Faid è un altro esponente di al Qaida che si occupa delle finanze degli Shabaab. Abu Mansour al Amriki, l’americano, recluta gli occidentali per la guerra santa in Somalia. Lo scorso novembre l’Fbi ne ha scoperto una ventina nell’area di Minneapolis. Il sudanese Mohamoud Mujair prepara gli attentatori suicidi. Il pachistano Abu Musa Mombasa ha rimpiazzato nell’addestramento Saleh Ali Nabhan ucciso nel settembre 2009 da un raid americano. Dopo la sua morte gli Shabaab erano sospettati di voler colpire i Mondiali per rappresaglia. Lo hanno fatto la notte della finale a Kampala, ma la minaccia riguarda anche altri paesi che ospitano missioni occidentali contro i guerriglieri: Gibuti, Etiopia e Kenya. “Non si tratta più di un problema circoscritto – spiega da Londra l’esperto di sicurezza Henry Wilkinson. Se sono stati gli Shabaab a compiere gli attentati in Uganda, hanno dimostrato di poter colpire molto lontano dal loro centro di gravità”.
Fonte: Il Foglio.it
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