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"Le donne del Kenya. "Uniamoci e la vita cambierà in meglio"
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"Le donne del Kenya. "Uniamoci e la vita cambierà in meglio"
“Uniamoci e la vita cambierà in meglio”
Le donne keniote stanno scoprendo la forza dei numeri: se mettono assieme le loro forze e qualche risparmio in gruppi da loro stesse creati, possono cambiare radicalmente la loro vita e quella delle loro famiglie e comunità. È un fenomeno che si diffonde in tutto il paese.
Canti e risate riempiono l’aria, mentre venti membri del Nzoia Muungano Self–Help Group ritornano dai campi nel Kenya occidentale. Hanno appena ripulito dalle erbacce il campo di mais di un acro e mezzo della loro compagna di gruppo Anne Sikolia, dalle parti di Nzoia, nel distretto di Lugari. Domani il gruppo ha in programma la costruzione di una capanna di fango di due stanze per Veronica Sichangi, una vedova con quattro bambini.
Come dice il proverbio, gli stecchi legati insieme sono difficili da rompere. Forse è proprio questo che hanno in mente le donne keniote, formando gruppi in cooperativa in tutto il paese, associazioni destinate ad affrontare problemi sociali ed economici che si fanno sentire in modo particolare nelle aree rurali. Uno di questi gruppi è l’Nzoia Muungano, che è nato a metà degli anni ’90 e mette in condizione i suoi membri di crescere economicamente e socialmente. La ventiquattrenne Sikolia, madre di tre bambini, è una di quelle migliaia di donne che hanno tratto beneficio da gruppi come questo.
La giovane madre spiega che sarebbe stato un lavoro estremamente difficile e duro per lei sola, che le avrebbe preso tutto un mese, mentre ora, straordinariamente, il campo è stato ripulito in un solo giorno. La Sikolia è senza lavoro, suo marito se ne è andato a Nairobi cinque anni fa in cerca di impiego e non si è fatto più vivo. Naturalmente, se ne guarda bene dal mandare denaro, lasciando la famiglia a soffrire in povertà. La donna racconta tristemente che lei ed i suoi figli per molto tempo si sono potuti permettere un pasto al giorno, costretti a vivere con vestiti stracciati addosso, in condizioni pietose, come dei rifugiati.
Ogni membro deve conoscere perfettamente quali sono gli obiettivi del gruppo. A quel punto, l’aspirante membro deve essere in grado di versare una quota che va dai 200 ai 500 scellini, che dipende dalle condizioni economiche individuali di ciascun associato. I gruppi di donne sono ben organizzati, indicono elezioni annuali per i posti direttivi, come il presidente, il tesoriere ed il segretario. Sono dotati di statuti e regolamenti che governano l’attività e garantiscono che i membri si attengano scrupolosamente agli obiettivi predeterminati.
Lydia Wamboi, Presidente del Kongoni Women’s Self Reliance Group spiega che alcune regole sono davvero severe. Se, per esempio, una donna omette di pagare una rata senza spiegazioni può venir pesantemente multata o perfino espulsa dal gruppo. La Presidente, madre di sei figli, separata dal marito a causa di scontri e litigi dovuti all’estrema povertà, racconta che la maggior parte dei gruppi che si trovano in attività non possiedono né uffici, né beni d’alcun genere. Lavorano e si incontrano alternativamente in casa dei vari membri e, in definitiva, questa è una situazione che aiuta le associate a comprendere i problemi che affliggono ognuna di loro.
Sull’onda dei grandi successi ottenuti, il fenomeno dei gruppi femminili di mutua assistenza ha praticamente indotto molte donne a creare a loro volta delle associazioni; l’adesione a un gruppo femminile è oggi estremamente popolare e all’ordine del giorno in tutti i villaggi. I contributi settimanali e le visite reciproche sono diventati una routine, che coinvolge moltissime donne, ruotando da un membro all’altro delle associazioni.
Lo scopo di fondo d’ogni gruppo è quello di dare modo a ciascun membro di vivere meglio, di sentirsi amato e protetto, sottraendo più vite possibili alla solitudine, alla pena ed alla disperazione. Il governo, venuto a conoscenza dell’importanza di questi gruppi sociali, ha cominciato ad incoraggiare le donne a registrare i loro gruppi al Ministero degli Interni. Nel distretto di Lugari ci sono già 3050 gruppi registrati, secondo il responsabile dello sviluppo distrettuale John Kianda. Il funzionario, inoltre, spiega che gran parte di questi gruppi è molto attivo e prevede che, possibilmente con qualche aiuto esterno, queste associazioni possano andare molto lontano.
Il professor Arthur Okwemba del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Moi ritiene che questo movimento possegga caratteristiche di grande originalità nell’ambito del processo di miglioramento delle condizioni di vita e sociali del paese. A suo parere, infine, molti di questi gruppi, se riceveranno adeguata assistenza finanziaria dal governo e dalle banche, potranno fare molta strada ed ottenere un rimarchevole successo-
Fonte:The Kenya News
Le donne keniote stanno scoprendo la forza dei numeri: se mettono assieme le loro forze e qualche risparmio in gruppi da loro stesse creati, possono cambiare radicalmente la loro vita e quella delle loro famiglie e comunità. È un fenomeno che si diffonde in tutto il paese.
Canti e risate riempiono l’aria, mentre venti membri del Nzoia Muungano Self–Help Group ritornano dai campi nel Kenya occidentale. Hanno appena ripulito dalle erbacce il campo di mais di un acro e mezzo della loro compagna di gruppo Anne Sikolia, dalle parti di Nzoia, nel distretto di Lugari. Domani il gruppo ha in programma la costruzione di una capanna di fango di due stanze per Veronica Sichangi, una vedova con quattro bambini.
Come dice il proverbio, gli stecchi legati insieme sono difficili da rompere. Forse è proprio questo che hanno in mente le donne keniote, formando gruppi in cooperativa in tutto il paese, associazioni destinate ad affrontare problemi sociali ed economici che si fanno sentire in modo particolare nelle aree rurali. Uno di questi gruppi è l’Nzoia Muungano, che è nato a metà degli anni ’90 e mette in condizione i suoi membri di crescere economicamente e socialmente. La ventiquattrenne Sikolia, madre di tre bambini, è una di quelle migliaia di donne che hanno tratto beneficio da gruppi come questo.
La giovane madre spiega che sarebbe stato un lavoro estremamente difficile e duro per lei sola, che le avrebbe preso tutto un mese, mentre ora, straordinariamente, il campo è stato ripulito in un solo giorno. La Sikolia è senza lavoro, suo marito se ne è andato a Nairobi cinque anni fa in cerca di impiego e non si è fatto più vivo. Naturalmente, se ne guarda bene dal mandare denaro, lasciando la famiglia a soffrire in povertà. La donna racconta tristemente che lei ed i suoi figli per molto tempo si sono potuti permettere un pasto al giorno, costretti a vivere con vestiti stracciati addosso, in condizioni pietose, come dei rifugiati.
Ogni membro deve conoscere perfettamente quali sono gli obiettivi del gruppo. A quel punto, l’aspirante membro deve essere in grado di versare una quota che va dai 200 ai 500 scellini, che dipende dalle condizioni economiche individuali di ciascun associato. I gruppi di donne sono ben organizzati, indicono elezioni annuali per i posti direttivi, come il presidente, il tesoriere ed il segretario. Sono dotati di statuti e regolamenti che governano l’attività e garantiscono che i membri si attengano scrupolosamente agli obiettivi predeterminati.
Lydia Wamboi, Presidente del Kongoni Women’s Self Reliance Group spiega che alcune regole sono davvero severe. Se, per esempio, una donna omette di pagare una rata senza spiegazioni può venir pesantemente multata o perfino espulsa dal gruppo. La Presidente, madre di sei figli, separata dal marito a causa di scontri e litigi dovuti all’estrema povertà, racconta che la maggior parte dei gruppi che si trovano in attività non possiedono né uffici, né beni d’alcun genere. Lavorano e si incontrano alternativamente in casa dei vari membri e, in definitiva, questa è una situazione che aiuta le associate a comprendere i problemi che affliggono ognuna di loro.
Sull’onda dei grandi successi ottenuti, il fenomeno dei gruppi femminili di mutua assistenza ha praticamente indotto molte donne a creare a loro volta delle associazioni; l’adesione a un gruppo femminile è oggi estremamente popolare e all’ordine del giorno in tutti i villaggi. I contributi settimanali e le visite reciproche sono diventati una routine, che coinvolge moltissime donne, ruotando da un membro all’altro delle associazioni.
Lo scopo di fondo d’ogni gruppo è quello di dare modo a ciascun membro di vivere meglio, di sentirsi amato e protetto, sottraendo più vite possibili alla solitudine, alla pena ed alla disperazione. Il governo, venuto a conoscenza dell’importanza di questi gruppi sociali, ha cominciato ad incoraggiare le donne a registrare i loro gruppi al Ministero degli Interni. Nel distretto di Lugari ci sono già 3050 gruppi registrati, secondo il responsabile dello sviluppo distrettuale John Kianda. Il funzionario, inoltre, spiega che gran parte di questi gruppi è molto attivo e prevede che, possibilmente con qualche aiuto esterno, queste associazioni possano andare molto lontano.
Il professor Arthur Okwemba del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Moi ritiene che questo movimento possegga caratteristiche di grande originalità nell’ambito del processo di miglioramento delle condizioni di vita e sociali del paese. A suo parere, infine, molti di questi gruppi, se riceveranno adeguata assistenza finanziaria dal governo e dalle banche, potranno fare molta strada ed ottenere un rimarchevole successo-
Fonte:The Kenya News
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Microcredito con largo anticipo
La formula e il sistema che fa capo ai "gruppi" creati dalle donne del Kenya, è praticamente l'attività adottata abbastanza di recente da tante associazioni e ONG
italiane nel campo dell'assistenza sui vari territori dove operano le stesse.
Tale attività promossa con roboanti parole e promozioni e battezzata "microcredito" è la copia perfetta inventata dalle donne kenyote, con la differenza che la gestione amministrativa dei "gruppi" kenyoti è di esclusiva competenza dei gruppi stessi, mentre la gestione del "microcredito" la gran parte delle volte fa capo all'associazione o alla ONG che la promosso.
Fio
italiane nel campo dell'assistenza sui vari territori dove operano le stesse.
Tale attività promossa con roboanti parole e promozioni e battezzata "microcredito" è la copia perfetta inventata dalle donne kenyote, con la differenza che la gestione amministrativa dei "gruppi" kenyoti è di esclusiva competenza dei gruppi stessi, mentre la gestione del "microcredito" la gran parte delle volte fa capo all'associazione o alla ONG che la promosso.
Fio
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
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