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L'incubo delle città: non c'è acqua
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L'incubo delle città: non c'è acqua
L’incubo delle città: non c’è acqua
Mancanza di pianificazione, cattiva gestione e scarse capacità tecniche, hanno portato ad uno stato di endemica mancanza d’acqua un paese come il Kenya che é, al contrario, naturalmente dotato di risorse idriche più che sufficienti.
Il problema dell’acqua per un paese con una popolazione di 30 milioni di persone, di cui 10 risiedono in centri urbani, rimane un incubo con il quale, specialmente questi ultimi, hanno imparato a loro spese a convivere. A dimostrazione di ciò, sebbene sia l’alba e le 5 del mattino, nella città di Eldoret la cinquantenne Mary Kamau e le sue tre figlie si sono già avventurate alla ricerca dell’acqua, un bene che anche qui è diventato assai raro. Il trio, dopo aver lasciato le catapecchie della baraccopoli di Kamukunji, deve fare 5 chilometri a piedi per raccogliere acqua sporca dal fiume Sisiani. Dicono, che se non si muovono così presto trovano una lunga coda e quando viene il loro turno l’acqua è ancora peggiore. Comunque, per quanta acqua possano, sfiancandosi, raccogliere e portare, è difficile sia sufficiente per i bisogni della famiglia che ne consuma 120 litri al giorno.
Questa è la vita che deve fare buona parte dei kenyoti che vive nei centri urbani, senza troppa speranza che le cose possano cambiare per il meglio in tempi ragionevoli. Ed, oltretutto, non si creda che la crisi risparmi i più abbienti, perché anche loro, come tutti, ne sono pesantemente colpiti. Nelle città kenyote, grandi e piccole, la crisi idrica è oggi così grave e opprimente da essere ormai diventata un tormento che tutta la società vive in cupo silenzio, mentre molta gente muore a causa di questa tragica situazione che deriva, soprattutto, dal disinteresse e dalla scarsa pianificazione.
Quando avrete finito di leggere questo articolo, su per giù due bambini saranno morti di qualche malanno legato all’acqua. Secondo Hydro Watch, un’organizzazione non governativa di Eldoret che si occupa di acqua e servizi igienici nei quartieri degradati della città, in tutto il paese muoiono dieci persone al giorno a causa del consumo di acqua contaminata. Questo è il risultato di un trattamento insufficiente o, in molti casi, inesistente, delle acque da parte dei servizi municipali che vi sono addetti. In queste condizioni l’acqua che si consuma non é né trattata né filtrata, quindi contaminata, mentre é, oltretutto, anche razionata!
Il dottor Joram Mwangi dell’ospedale di Eldoret spiega che in alcuni quartieri poveri le condutture non portano acqua da anni e sono state ormai vandalizzate o rubate. Alina Ajega del Manyatta Village di Kisumu ( un centro nuovo creato dal nulla sulle sponde del Lago Vittoria) aggiunge da parte sua che fare il bagno e lavarsi è un grosso problema e si sta anche tre giorni senza una doccia, perché l’acqua è cara, molto più cara della roba da mangiare.
A Nairobi, la megalopoli del paese, la crisi è più grave che da tutte le altre parti. L’acqua ha prezzi esorbitanti, che si aggirano intorno ai 20 scellini (circa 25 centesimi di Euro) per un canestro da 20 litri. Un costo pazzesco, se si considera che la maggior parte delle famiglie vive sotto il livello di povertà. La crisi idrica ha fatto sì che il commercio dell’acqua sia ormai uno dei più lucrativi ed ha attratto molta gente in questo tipo di assurda attività. Alcuni di questi si sono spinti a scavare pozzi profondi dai quali estraggono acqua non controllata che trasportano coi camion in tutta la città. Litigi e violenza sono molto comuni ai punti pubblici di rifornimento d’acqua, dove le donne si contendono quel poco che è disponibile, mentre per quelle che sono costrette a rimanere in giro fino a tardi c’è anche il pericolo di essere violentate..
FONTE: Daily Nation
Mancanza di pianificazione, cattiva gestione e scarse capacità tecniche, hanno portato ad uno stato di endemica mancanza d’acqua un paese come il Kenya che é, al contrario, naturalmente dotato di risorse idriche più che sufficienti.
Il problema dell’acqua per un paese con una popolazione di 30 milioni di persone, di cui 10 risiedono in centri urbani, rimane un incubo con il quale, specialmente questi ultimi, hanno imparato a loro spese a convivere. A dimostrazione di ciò, sebbene sia l’alba e le 5 del mattino, nella città di Eldoret la cinquantenne Mary Kamau e le sue tre figlie si sono già avventurate alla ricerca dell’acqua, un bene che anche qui è diventato assai raro. Il trio, dopo aver lasciato le catapecchie della baraccopoli di Kamukunji, deve fare 5 chilometri a piedi per raccogliere acqua sporca dal fiume Sisiani. Dicono, che se non si muovono così presto trovano una lunga coda e quando viene il loro turno l’acqua è ancora peggiore. Comunque, per quanta acqua possano, sfiancandosi, raccogliere e portare, è difficile sia sufficiente per i bisogni della famiglia che ne consuma 120 litri al giorno.
Questa è la vita che deve fare buona parte dei kenyoti che vive nei centri urbani, senza troppa speranza che le cose possano cambiare per il meglio in tempi ragionevoli. Ed, oltretutto, non si creda che la crisi risparmi i più abbienti, perché anche loro, come tutti, ne sono pesantemente colpiti. Nelle città kenyote, grandi e piccole, la crisi idrica è oggi così grave e opprimente da essere ormai diventata un tormento che tutta la società vive in cupo silenzio, mentre molta gente muore a causa di questa tragica situazione che deriva, soprattutto, dal disinteresse e dalla scarsa pianificazione.
Quando avrete finito di leggere questo articolo, su per giù due bambini saranno morti di qualche malanno legato all’acqua. Secondo Hydro Watch, un’organizzazione non governativa di Eldoret che si occupa di acqua e servizi igienici nei quartieri degradati della città, in tutto il paese muoiono dieci persone al giorno a causa del consumo di acqua contaminata. Questo è il risultato di un trattamento insufficiente o, in molti casi, inesistente, delle acque da parte dei servizi municipali che vi sono addetti. In queste condizioni l’acqua che si consuma non é né trattata né filtrata, quindi contaminata, mentre é, oltretutto, anche razionata!
Il dottor Joram Mwangi dell’ospedale di Eldoret spiega che in alcuni quartieri poveri le condutture non portano acqua da anni e sono state ormai vandalizzate o rubate. Alina Ajega del Manyatta Village di Kisumu ( un centro nuovo creato dal nulla sulle sponde del Lago Vittoria) aggiunge da parte sua che fare il bagno e lavarsi è un grosso problema e si sta anche tre giorni senza una doccia, perché l’acqua è cara, molto più cara della roba da mangiare.
A Nairobi, la megalopoli del paese, la crisi è più grave che da tutte le altre parti. L’acqua ha prezzi esorbitanti, che si aggirano intorno ai 20 scellini (circa 25 centesimi di Euro) per un canestro da 20 litri. Un costo pazzesco, se si considera che la maggior parte delle famiglie vive sotto il livello di povertà. La crisi idrica ha fatto sì che il commercio dell’acqua sia ormai uno dei più lucrativi ed ha attratto molta gente in questo tipo di assurda attività. Alcuni di questi si sono spinti a scavare pozzi profondi dai quali estraggono acqua non controllata che trasportano coi camion in tutta la città. Litigi e violenza sono molto comuni ai punti pubblici di rifornimento d’acqua, dove le donne si contendono quel poco che è disponibile, mentre per quelle che sono costrette a rimanere in giro fino a tardi c’è anche il pericolo di essere violentate..
FONTE: Daily Nation
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