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La Malaria ancora oggi una sfida
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La Malaria ancora oggi una sfida
La nostra società tecnologica e globalizzata si arrende dinanzi alla malaria.
Città del Vaticano. Ogni anno 200 milioni di persone vengono colpite dalla malaria, in Africa, America Latina e in Asia. In Europa nel 2008, ci sono stati più di 60.000 casi. La malaria può causare anemia critica, danni seri al cervello ed ai reni che portano alla morte. Fortunatamente la malaria può esser prevenuta e, se diagnosticata in tempo, curata con successo.Riportiamo il gentile contributo di Kevin M. Cahill, medico e professore universitario, dal 1985 Direttore del Tropical Disease Center, Lenox Hill Hospital di New York. In questi anni il Centro, fondato per curare missionari prima, durante e dopo i loro viaggi nei tropici, ha curato più di 8.000 missionari che hanno potuto riprendere il loro servizio di evangelizzazione.
La malaria è una minaccia costante, spesso mortale, per i missionari, specialmente quelli che lavorano in Africa, America Latina e Asia dove la Chiesa è cresciuta molto negli ultimi decenni.
In vaste aeree sottosviluppate dei tropici- dove la maggioranza della popolazione mondiale lotta per sopravvivere e che, nell'era dei jet, sono diventati luoghi di svago per turisti, arene di conflitti diplomatici, e riserve di caccia per cartelli di affari- la malaria impera. Nessun altra malattia decima la popolazione infantile, indebolisce e distrugge gli adulti, come la malaria. Essa è uno degli indicativi principali dello stato di salute di un'area geografica. Si stima che, ogni anno, 200 milioni di persone soffrono di attacchi di malaria. In diverse parti dell'Africa occidentale, il 10% dei bambini sotto i 5 anni muore per il morbo. Oggi la malaria è, ancora una volta, una delle maggiori sfide cliniche anche nei climi temperati: nel 2008, in Europa, vi sono stati ben 60.000 casi. La situazione attuale rappresenta uno dei più grandi fallimenti della medicina moderna.
Negli anni '50, molti esperti ritenevano che la malaria potesse essere eliminata attraverso uno sforzo combinato di programmi di salute pubblica, volti a distruggere la zanzare anofele (vettore della malattia), insieme all'eliminazione del parassita Plasmodium, nei portatori umani, con nuovi prodotti sintetici. Nessun piano ha funzionato del tutto, in diverse aree malariche i servizi sanitari essenziali esistono appena, e molti programmi volti allo sradicamento della malaria rimangono vittima della corruzione, così come di lotte politiche e militari, che rendono impossibile la collaborazione regionale. Ancora più preoccupante è l'emergenza mondiale di parassiti immuni ai medicinali, e di zanzare sempre più resistenti ai più potenti insetticidi.
Persino alcuni progressi tecnologici, quali la disponibilità di banche del sangue e le trasfusioni, e nuovi fenomeni sociali, come l'esplosione del consumo di droga per via endovenosa, hanno contribuito alla diffusione della malaria, specie nei paesi più sviluppati. In Europa, Stati Uniti, Australia e in gran parte dell'ex Unione Sovietica, dove la malaria endemica è stata sradicata, la diffusione di voli a basso costo è stata accompagnata da un significativo incremento della malaria di importazione, e le epidemie aeroportuali sono un nuovo fenomeno nel mondo occidentale.
I medici di tutto il mondo devono conoscere gli aspetti clinici e terapeutici della malaria, perché non esiste altra malattia che possa rapidamente degenerare da leggero malanno, il cui trattamento è relativamente semplice, a uno stato catastrofico senza vie di uscita. Quando la malaria non viene riconosciuta in tempo, attraverso la diagnosi o l'analisi del sangue, si verificano errori fatali.
Nel mondo occidentale la malaria è una malattia che colpisce le cellule rosse del sangue. È trasmessa da una persona all'altra attraverso il morso di una zanzara infetta. Non curata può causare una grave anemia, con lesioni al cervello e ai reni fino a causare la morte. Per fortuna può essere prevenuta, e se diagnosticata in tempo, curata con successo.
La prevenzione è basata su "barriere protettive" tra la pelle e la zanzara. Tra queste vi sono abiti lunghi, repellenti chimici contro le zanzare, e di notte, zanzariere. Esistono diversi medicinali profilattici che possono essere usati per lunghi periodi. Non esiste un vaccino anti-malarico.
La terapia della malaria con complicazioni è una grande sfida che richiede, in casi gravi, tutte le capacità e gli equipaggiamenti della medicina moderna. La resistenza ai farmaci ha aumentato le difficoltà terapeutiche..
FONTE: L'osservatore romano
Città del Vaticano. Ogni anno 200 milioni di persone vengono colpite dalla malaria, in Africa, America Latina e in Asia. In Europa nel 2008, ci sono stati più di 60.000 casi. La malaria può causare anemia critica, danni seri al cervello ed ai reni che portano alla morte. Fortunatamente la malaria può esser prevenuta e, se diagnosticata in tempo, curata con successo.Riportiamo il gentile contributo di Kevin M. Cahill, medico e professore universitario, dal 1985 Direttore del Tropical Disease Center, Lenox Hill Hospital di New York. In questi anni il Centro, fondato per curare missionari prima, durante e dopo i loro viaggi nei tropici, ha curato più di 8.000 missionari che hanno potuto riprendere il loro servizio di evangelizzazione.
La malaria è una minaccia costante, spesso mortale, per i missionari, specialmente quelli che lavorano in Africa, America Latina e Asia dove la Chiesa è cresciuta molto negli ultimi decenni.
In vaste aeree sottosviluppate dei tropici- dove la maggioranza della popolazione mondiale lotta per sopravvivere e che, nell'era dei jet, sono diventati luoghi di svago per turisti, arene di conflitti diplomatici, e riserve di caccia per cartelli di affari- la malaria impera. Nessun altra malattia decima la popolazione infantile, indebolisce e distrugge gli adulti, come la malaria. Essa è uno degli indicativi principali dello stato di salute di un'area geografica. Si stima che, ogni anno, 200 milioni di persone soffrono di attacchi di malaria. In diverse parti dell'Africa occidentale, il 10% dei bambini sotto i 5 anni muore per il morbo. Oggi la malaria è, ancora una volta, una delle maggiori sfide cliniche anche nei climi temperati: nel 2008, in Europa, vi sono stati ben 60.000 casi. La situazione attuale rappresenta uno dei più grandi fallimenti della medicina moderna.
Negli anni '50, molti esperti ritenevano che la malaria potesse essere eliminata attraverso uno sforzo combinato di programmi di salute pubblica, volti a distruggere la zanzare anofele (vettore della malattia), insieme all'eliminazione del parassita Plasmodium, nei portatori umani, con nuovi prodotti sintetici. Nessun piano ha funzionato del tutto, in diverse aree malariche i servizi sanitari essenziali esistono appena, e molti programmi volti allo sradicamento della malaria rimangono vittima della corruzione, così come di lotte politiche e militari, che rendono impossibile la collaborazione regionale. Ancora più preoccupante è l'emergenza mondiale di parassiti immuni ai medicinali, e di zanzare sempre più resistenti ai più potenti insetticidi.
Persino alcuni progressi tecnologici, quali la disponibilità di banche del sangue e le trasfusioni, e nuovi fenomeni sociali, come l'esplosione del consumo di droga per via endovenosa, hanno contribuito alla diffusione della malaria, specie nei paesi più sviluppati. In Europa, Stati Uniti, Australia e in gran parte dell'ex Unione Sovietica, dove la malaria endemica è stata sradicata, la diffusione di voli a basso costo è stata accompagnata da un significativo incremento della malaria di importazione, e le epidemie aeroportuali sono un nuovo fenomeno nel mondo occidentale.
I medici di tutto il mondo devono conoscere gli aspetti clinici e terapeutici della malaria, perché non esiste altra malattia che possa rapidamente degenerare da leggero malanno, il cui trattamento è relativamente semplice, a uno stato catastrofico senza vie di uscita. Quando la malaria non viene riconosciuta in tempo, attraverso la diagnosi o l'analisi del sangue, si verificano errori fatali.
Nel mondo occidentale la malaria è una malattia che colpisce le cellule rosse del sangue. È trasmessa da una persona all'altra attraverso il morso di una zanzara infetta. Non curata può causare una grave anemia, con lesioni al cervello e ai reni fino a causare la morte. Per fortuna può essere prevenuta, e se diagnosticata in tempo, curata con successo.
La prevenzione è basata su "barriere protettive" tra la pelle e la zanzara. Tra queste vi sono abiti lunghi, repellenti chimici contro le zanzare, e di notte, zanzariere. Esistono diversi medicinali profilattici che possono essere usati per lunghi periodi. Non esiste un vaccino anti-malarico.
La terapia della malaria con complicazioni è una grande sfida che richiede, in casi gravi, tutte le capacità e gli equipaggiamenti della medicina moderna. La resistenza ai farmaci ha aumentato le difficoltà terapeutiche..
FONTE: L'osservatore romano
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
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Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Re: La Malaria ancora oggi una sfida
CONTRO MALARIA UTILI I FARMACI PER CHEMIOTERAPIA.
(AGI) - Londra, 28 mar. - Un team di ricercatori finanziato dall'UE ha scoperto che una classe di farmaci chemioterapici originariamente creata per inibire determinate vie di segnalazione nelle cellule cancerose e' in grado di uccidere il parassita che provoca la malaria. Gli esperti ritengono che la scoperta potrebbe aprire la strada a una nuova strategia per combattere questa patologia mortale, che ogni anno colpisce 250 milioni di persone e ne uccide da 1 a 3 milioni in tutto il mondo. La ricerca e' stata pubblicata on line sulla rivista Cellular Microbiology: gli scienziati dell'equipe franco-svizzera hanno dimostrato che, per riprodursi, il parassita della malaria si avvale di una via di segnalazione presente nell'ospite (inizialmente nelle cellule epatiche, quindi nei globuli rossi). Gli enzimi attivi in essa non sono codificati dal parassita, ma piuttosto 'dirottati' per servire ai suoi scopi. Proprio queste vie di segnalazione sono il target di una nuova classe di molecole sviluppate per il trattamento chemioterapico del cancro: gli inibitori della chinasi. Quando i ricercatori hanno trattato i globuli rossi infetti con il farmaco chemioterapico, il parassita si e' bloccato istantaneamente. Applicato in vitro, il farmaco chemioterapico ha ucciso anche il parassita responsabile della malaria nei roditori (P. berghei), sia nelle cellule epatiche sia nei globuli rossi . Secondo i ricercatori, cio' significa che quella di dirottare la via di segnalazione della cellula ospite e' una strategia comunemente utilizzata dai parassiti che provocano la malaria e che l'inibizione di tale via potrebbe rivelarsi una strategia efficace per combattere i vari ceppi di plasmodio che infettano gli esseri umani. "Anziche' colpire il parassita stesso, potremmo rendere l'ambiente della cellula ospite totalmente inutile ai suoi fini - hanno spiegato gli autori - ponendo dunque fine a questo circolo mortale".
mercoledì 13 aprile 2011 h. 20:51
Fonte: AGI Salute
(AGI) - Londra, 28 mar. - Un team di ricercatori finanziato dall'UE ha scoperto che una classe di farmaci chemioterapici originariamente creata per inibire determinate vie di segnalazione nelle cellule cancerose e' in grado di uccidere il parassita che provoca la malaria. Gli esperti ritengono che la scoperta potrebbe aprire la strada a una nuova strategia per combattere questa patologia mortale, che ogni anno colpisce 250 milioni di persone e ne uccide da 1 a 3 milioni in tutto il mondo. La ricerca e' stata pubblicata on line sulla rivista Cellular Microbiology: gli scienziati dell'equipe franco-svizzera hanno dimostrato che, per riprodursi, il parassita della malaria si avvale di una via di segnalazione presente nell'ospite (inizialmente nelle cellule epatiche, quindi nei globuli rossi). Gli enzimi attivi in essa non sono codificati dal parassita, ma piuttosto 'dirottati' per servire ai suoi scopi. Proprio queste vie di segnalazione sono il target di una nuova classe di molecole sviluppate per il trattamento chemioterapico del cancro: gli inibitori della chinasi. Quando i ricercatori hanno trattato i globuli rossi infetti con il farmaco chemioterapico, il parassita si e' bloccato istantaneamente. Applicato in vitro, il farmaco chemioterapico ha ucciso anche il parassita responsabile della malaria nei roditori (P. berghei), sia nelle cellule epatiche sia nei globuli rossi . Secondo i ricercatori, cio' significa che quella di dirottare la via di segnalazione della cellula ospite e' una strategia comunemente utilizzata dai parassiti che provocano la malaria e che l'inibizione di tale via potrebbe rivelarsi una strategia efficace per combattere i vari ceppi di plasmodio che infettano gli esseri umani. "Anziche' colpire il parassita stesso, potremmo rendere l'ambiente della cellula ospite totalmente inutile ai suoi fini - hanno spiegato gli autori - ponendo dunque fine a questo circolo mortale".
mercoledì 13 aprile 2011 h. 20:51
Fonte: AGI Salute
dolcemagic- Sostenitore
- Numero di messaggi : 1817
Data d'iscrizione : 23.10.09
Età : 51
Località : Verbania ( lago Maggiore )!!!
Re: La Malaria ancora oggi una sfida
L’anello debole della malaria.
Importante scoperta sul fronte della lotta alla malaria: una nuova classe di farmaci chemioterapici interferisce con il meccanismo di crescita del Plasmodium falciparum, il più comune responsabile della malattia. Con un rischio ridotto di resistenza.
LA VOCE DEL MASTER- È latitante nelle cronache dei quotidiani occidentali eppure resta ancora un’emergenza sanitaria dai numeri impressionanti. La malaria causa ogni anno circa un milione di morti e 250 milioni di nuove infezioni, specie nelle regioni più povere di Asia, Africa, America Latina e Oceania. Miliardi i dollari investiti nel tempo per ridurre l’impatto mortale del parassita responsabile, il Plasmodium, che ha sviluppato una forte resistenza alla maggior parte dei farmaci in uso, così come agli insetticidi utilizzati per disinfestare le zone endemiche. E neppure la ricerca su un vaccino ha dato, finora, buoni frutti. Forse, però, qualcosa potrebbe presto cambiare. Grazie a una classe di farmaci già utilizzati per altre patologie (i tumori), si potrebbero aprire nuovi scenari per una cura efficace.
Una task force di ricercatori da tutto il mondo ha pubblicato a marzo su “Cellular Microbiology” uno studio che, secondo i risultati dei test in vitro, potrebbe rivoluzionare l’attuale approccio alle più diffuse terapie farmacologiche contro la malattia. In prima battuta, i ricercatori hanno indagato a livello biochimico come il parassita, una volta eluso il sistema immunitario, riesca a infettare i globuli rossi e le cellule del fegato (epatociti) nell’ospite umano. In particolare, è stato osservato che il parassita si fa strada nelle cellule umane manipolando una particolare sequenza di reazioni biochimiche (chiamata nel complesso PAK-MEK) dell’ospite stesso. Questa sequenza, che potremmo definire come uno scambio di informazioni a livello molecolare, è estremamente attiva nei globuli rossi e nelle cellule del fegato infettate artificialmente con il Plasmodium, mentre è silente in quelle non contaminate, utilizzate come campione di controllo. Secondo i ricercatori, è proprio l’accensione di questa sequenza che permette al parassita di ricrearsi un ambiente adatto per sopravvivere e per riprodursi.
A questo punto, ai ricercatori dell’EPFL Global Health Institute e dell’INSERM francese è bastato fare due più due. Infatti, questa stessa sequenza PAK-MEK è attivata anche in un altro caso ben noto, e cioè in alcuni tipi di tumori. In questo caso, si tratta di un meccanismo che permette alle cellule cancerogene di proliferare in modo incontrollato e che è già bersaglio di alcuni farmaci antitumorali messi a punto negli ultimi anni. Sono chiamati “inibitori di chinasi”, perché impediscono l’accensione di alcune proteine (le chinasi, appunto) coinvolte in vari processi cellulari, tra cui la sequenza PAK-MEK. Ed ecco la novità: gli autori dello studio sul Plasmodium hanno mostrato che, somministrando (in vitro) questa nuova classe di molecole alle cellule infettate con il parassita, questo muore.
Questo rivoluzionario approccio potrebbe contrastare la prima causa della mortalità della malaria: la resistenza ai farmaci in commercio. Se le attuali terapie prevedono di colpire unicamente il parassita, questa nuova strategia si concentrerebbe soltanto sui meccanismi cellulari attivati nell’ospite umano dal protozoo nel momento dell’infezione. Rendendo ostili soltanto le condizioni di sviluppo negli uomini, il Plasmodium avrebbe minori possibilità di mutare i propri geni per resistere alle terapie farmacologiche. Sul fronte della tossicità degli inibitori di chinasi, gli autori garantiscono che un trattamento farmacologico breve scongiurerebbe i rischi a cui sono esposti i pazienti affetti da cancro durante la più lunga terapia chemioterapica.
Se i test sui modelli animali confermeranno l’intuizione del gruppo di ricerca, la parola dovrebbe passare alle organizzazioni in prima linea nella lotta contro la malaria, come la Global Partnership Roll Back Malaria, che riunisce più di 90 istituzioni sotto la guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, con il compito di supportare le nuove strategie elaborate dalla comunità scientifica.
Fonte: Oggi Scienza
Importante scoperta sul fronte della lotta alla malaria: una nuova classe di farmaci chemioterapici interferisce con il meccanismo di crescita del Plasmodium falciparum, il più comune responsabile della malattia. Con un rischio ridotto di resistenza.
LA VOCE DEL MASTER- È latitante nelle cronache dei quotidiani occidentali eppure resta ancora un’emergenza sanitaria dai numeri impressionanti. La malaria causa ogni anno circa un milione di morti e 250 milioni di nuove infezioni, specie nelle regioni più povere di Asia, Africa, America Latina e Oceania. Miliardi i dollari investiti nel tempo per ridurre l’impatto mortale del parassita responsabile, il Plasmodium, che ha sviluppato una forte resistenza alla maggior parte dei farmaci in uso, così come agli insetticidi utilizzati per disinfestare le zone endemiche. E neppure la ricerca su un vaccino ha dato, finora, buoni frutti. Forse, però, qualcosa potrebbe presto cambiare. Grazie a una classe di farmaci già utilizzati per altre patologie (i tumori), si potrebbero aprire nuovi scenari per una cura efficace.
Una task force di ricercatori da tutto il mondo ha pubblicato a marzo su “Cellular Microbiology” uno studio che, secondo i risultati dei test in vitro, potrebbe rivoluzionare l’attuale approccio alle più diffuse terapie farmacologiche contro la malattia. In prima battuta, i ricercatori hanno indagato a livello biochimico come il parassita, una volta eluso il sistema immunitario, riesca a infettare i globuli rossi e le cellule del fegato (epatociti) nell’ospite umano. In particolare, è stato osservato che il parassita si fa strada nelle cellule umane manipolando una particolare sequenza di reazioni biochimiche (chiamata nel complesso PAK-MEK) dell’ospite stesso. Questa sequenza, che potremmo definire come uno scambio di informazioni a livello molecolare, è estremamente attiva nei globuli rossi e nelle cellule del fegato infettate artificialmente con il Plasmodium, mentre è silente in quelle non contaminate, utilizzate come campione di controllo. Secondo i ricercatori, è proprio l’accensione di questa sequenza che permette al parassita di ricrearsi un ambiente adatto per sopravvivere e per riprodursi.
A questo punto, ai ricercatori dell’EPFL Global Health Institute e dell’INSERM francese è bastato fare due più due. Infatti, questa stessa sequenza PAK-MEK è attivata anche in un altro caso ben noto, e cioè in alcuni tipi di tumori. In questo caso, si tratta di un meccanismo che permette alle cellule cancerogene di proliferare in modo incontrollato e che è già bersaglio di alcuni farmaci antitumorali messi a punto negli ultimi anni. Sono chiamati “inibitori di chinasi”, perché impediscono l’accensione di alcune proteine (le chinasi, appunto) coinvolte in vari processi cellulari, tra cui la sequenza PAK-MEK. Ed ecco la novità: gli autori dello studio sul Plasmodium hanno mostrato che, somministrando (in vitro) questa nuova classe di molecole alle cellule infettate con il parassita, questo muore.
Questo rivoluzionario approccio potrebbe contrastare la prima causa della mortalità della malaria: la resistenza ai farmaci in commercio. Se le attuali terapie prevedono di colpire unicamente il parassita, questa nuova strategia si concentrerebbe soltanto sui meccanismi cellulari attivati nell’ospite umano dal protozoo nel momento dell’infezione. Rendendo ostili soltanto le condizioni di sviluppo negli uomini, il Plasmodium avrebbe minori possibilità di mutare i propri geni per resistere alle terapie farmacologiche. Sul fronte della tossicità degli inibitori di chinasi, gli autori garantiscono che un trattamento farmacologico breve scongiurerebbe i rischi a cui sono esposti i pazienti affetti da cancro durante la più lunga terapia chemioterapica.
Se i test sui modelli animali confermeranno l’intuizione del gruppo di ricerca, la parola dovrebbe passare alle organizzazioni in prima linea nella lotta contro la malaria, come la Global Partnership Roll Back Malaria, che riunisce più di 90 istituzioni sotto la guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, con il compito di supportare le nuove strategie elaborate dalla comunità scientifica.
Fonte: Oggi Scienza
dolcemagic- Sostenitore
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Località : Verbania ( lago Maggiore )!!!
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