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RISULTATI ELETTORALI, OCCHI PUNTATI SULLA CORTE SUPREMA
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RISULTATI ELETTORALI, OCCHI PUNTATI SULLA CORTE SUPREMA
RISULTATI ELETTORALI, OCCHI PUNTATI SULLA CORTE SUPREMA
È una settimana cruciale per il Kenya quella che si apre oggi e che vedrà la Corte Suprema pronunciarsi sull’esito del voto dello scorso 4 marzo. L’iter, dicono alla MISNA fonti nella capitale, si svolge in un clima sereno che non lascia presagire disordini o instabilità.
“Per evitare di far scaldare gli animi le autorità hanno sancito il divieto di manifestare su argomenti attinenti al voto” dice fratel Alberto, comboniano a Nairobi, secondo cui i passi in avanti compiuti dal 2007, quando il voto alle elezioni politiche trascinò il paese nel baratro, sono tanti. “Anche oggi, nel giorno dell’apertura ufficiale del procedimento, come in tutta la campagna elettorale le parti politiche hanno invitato alla calma e al rispetto del pronunciamento dei giudici” racconta, aggiungendo che “a differenza di cinque anni fa, la gente ha fiducia nel sistema giudiziario riformato dalla nuova Costituzione”.
Oggi, come prima decisione esecutiva, i magistrati hanno ordinato il riconteggio delle schede provenienti da 22 seggi elettorali. In base ai risultati definitivi, proclamati dalla Commissione elettorale (Iebc) lo scorso 9 marzo, Uhuru Kenyatta è risultato vincitore con il 50,7% dei voti, superando di un soffio la soglia della maggioranza assoluta che gli garantisce la presidenza senza ricorrere al ballottaggio. Ma le poche migliaia di voti che gli hanno affidato la vittoria al primo turno – dopo giorni di ritardi e problemi nello spoglio – hanno convinto l’avversario Raila Odinga a presentare ricorso alla Corte Suprema, nella speranza di un’altra chance.
“Per il momento la gente è moto cauta e non si sbilancia. Qualcosa in più si capirà dopo che le due parti renderanno pubblica la loro petizione, probabilmente da mercoledì” suggerisce alla MISNA Gitau Warigi, analista politico del quotidiano The Nation per cui solo allora si capirà “chi ha in mano le carte migliori”.
Attualmente gli scenari possibili sono due: se la Corte accogliesse il ricorso di Odinga ci sarebbero nuove elezioni e nuove alleanze che potrebbero determinare risultati diversi, ma anche alimentare le tensioni. Se invece la vittoria di Kenyatta fosse confermata, il nuovo presidente si troverà a dover governare il paese mentre è imputato dalla Corte penale internazionale (Cpi). E così anche il suo vice presidente, William Ruto.
“La questione della Cpi è totalmente disconnessa da quella delle elezioni. Il Kenya sta scegliendo un presidente per i prossimi cinque anni, il resto verrà poi” osserva Warigi.
Di certo un’eventuale incriminazione all’Aia del presidente keniano creerebbe non pochi imbarazzi a livello diplomatico, tenuto conto del ruolo cruciale svolto dal Kenya nel Corno d’Africa e in Somalia e del fatto che Nairobi è un alleato prezioso di Stati Uniti ed Europa in Africa Orientale.
Fonte:MISNA
È una settimana cruciale per il Kenya quella che si apre oggi e che vedrà la Corte Suprema pronunciarsi sull’esito del voto dello scorso 4 marzo. L’iter, dicono alla MISNA fonti nella capitale, si svolge in un clima sereno che non lascia presagire disordini o instabilità.
“Per evitare di far scaldare gli animi le autorità hanno sancito il divieto di manifestare su argomenti attinenti al voto” dice fratel Alberto, comboniano a Nairobi, secondo cui i passi in avanti compiuti dal 2007, quando il voto alle elezioni politiche trascinò il paese nel baratro, sono tanti. “Anche oggi, nel giorno dell’apertura ufficiale del procedimento, come in tutta la campagna elettorale le parti politiche hanno invitato alla calma e al rispetto del pronunciamento dei giudici” racconta, aggiungendo che “a differenza di cinque anni fa, la gente ha fiducia nel sistema giudiziario riformato dalla nuova Costituzione”.
Oggi, come prima decisione esecutiva, i magistrati hanno ordinato il riconteggio delle schede provenienti da 22 seggi elettorali. In base ai risultati definitivi, proclamati dalla Commissione elettorale (Iebc) lo scorso 9 marzo, Uhuru Kenyatta è risultato vincitore con il 50,7% dei voti, superando di un soffio la soglia della maggioranza assoluta che gli garantisce la presidenza senza ricorrere al ballottaggio. Ma le poche migliaia di voti che gli hanno affidato la vittoria al primo turno – dopo giorni di ritardi e problemi nello spoglio – hanno convinto l’avversario Raila Odinga a presentare ricorso alla Corte Suprema, nella speranza di un’altra chance.
“Per il momento la gente è moto cauta e non si sbilancia. Qualcosa in più si capirà dopo che le due parti renderanno pubblica la loro petizione, probabilmente da mercoledì” suggerisce alla MISNA Gitau Warigi, analista politico del quotidiano The Nation per cui solo allora si capirà “chi ha in mano le carte migliori”.
Attualmente gli scenari possibili sono due: se la Corte accogliesse il ricorso di Odinga ci sarebbero nuove elezioni e nuove alleanze che potrebbero determinare risultati diversi, ma anche alimentare le tensioni. Se invece la vittoria di Kenyatta fosse confermata, il nuovo presidente si troverà a dover governare il paese mentre è imputato dalla Corte penale internazionale (Cpi). E così anche il suo vice presidente, William Ruto.
“La questione della Cpi è totalmente disconnessa da quella delle elezioni. Il Kenya sta scegliendo un presidente per i prossimi cinque anni, il resto verrà poi” osserva Warigi.
Di certo un’eventuale incriminazione all’Aia del presidente keniano creerebbe non pochi imbarazzi a livello diplomatico, tenuto conto del ruolo cruciale svolto dal Kenya nel Corno d’Africa e in Somalia e del fatto che Nairobi è un alleato prezioso di Stati Uniti ed Europa in Africa Orientale.
Fonte:MISNA
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Località : Como-Malindi-Africa
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