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NIGERIA/ Ecco lo scontro etnico ed economico dietro gli attacchi alle chiese
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NIGERIA/ Ecco lo scontro etnico ed economico dietro gli attacchi alle chiese
NIGERIA/ Ecco lo scontro etnico ed economico dietro gli attacchi alle chiese
INT. Enzo Pace
“Dietro gli attacchi alle chiese nigeriane c’è una volontà di predominio etnico ed economico. L’obiettivo è spartirsi i proventi del petrolio, e trasformare i popoli del Sud del Paese, per tradizione cristiani, in cittadini di serie B attraverso l’introduzione della Sharia”. Ad affermarlo è Enzo Pace, professore di Sociologia delle religioni all’Università di Padova. Ieri un assalto contro una chiesa di Otite, nel centro del Paese, ha provocato circa 20 morti. A pianificare l’attentato è stato con ogni probabilità il gruppo di Boko Haram, che da circa due anni sta insanguinando il Paese.
Ormai i terroristi colpiscono con una frequenza impressionante. Come si spiegano queste stragi a ripetizione?
I gruppi politico-religiosi che si stanno muovendo in Nigeria da almeno una dozzina di anni, radicalizzando sempre di più le loro posizioni estremiste e legandosi ai gruppi della galassia di Al Qaeda, trovano qua e là in tutto il Paese nuclei di simpatizzanti. Gli attentati possono essere spiegati semplicemente con la capacità di Boko Haram di avere affiliati un po’ dappertutto. Nei giorni scorsi Boko Haram ha invitato il presidente cattolico Goodluck Jonathan a dimettersi e a convertirsi all’Islam.
Qual è il significato di questa sfida?
Prima di avere un significato religioso, questa è una sfida politica. La confederazione degli Stati nigeriani si regge su un principio molto delicato di rotazione, dalle massime cariche dello Stato, con l’alternanza tra un presidente cristiano e uno musulmano, fino ai rettori delle università e ai direttori degli ospedali. Agli occhi delle forze estremiste islamiche questa è un’intollerabile infrazione alla legge secondo cui uno Stato che non è fondato sulla legge religiosa non è legittimo. Ai loro occhi il capo di Stato, come il califfo, deve essere musulmano.
Che cosa c’è dietro queste rivendicazioni farneticanti?
C’è una lotta politica molto forte fra gruppi di interessi per il controllo delle risorse petrolifere del Sud della Nigeria. Si tratta di una ricchezza enorme distribuita a una cricca molto ristretta di gruppi al potere, e ciascun presidente cerca di controllare queste risorse assegnandole a chi gli è più fedele. All’origine degli attacchi alle chiese c’è dunque il nodo inestricabile di petrolio e religione.
Qual è stata la scintilla a innescare la miccia?
Fino al 2000 il gruppo terroristico era molto circoscritto in alcuni Stati del Nord, soprattutto nel Borno, e si limitava a fare propaganda salafita in favore del ritorno all’Islam puro e a prendere di mira dei bersagli locali. Dopo che nel 2009 la polizia ha arrestato e ucciso il fondatore del gruppo, Mohammed Yusuf, c’è stata la svolta con obiettivi sempre più di alto livello. Invece di posti di polizia e caserme, si sono intensificati gli attacchi ai luoghi religiosi cristiani.
Che cosa vogliono ottenere?
Questi bersagli religiosi servono per ricattare un presidente che si dice cattolico, Goodluck Jonathan, al fine di ottenere l’imposizione della Sharia in tutti gli Stati federali del Nord e la spartizione delle risorse petrolifere.
Lei ha parlato di una lotta tra gruppi di potere. Per il conseguimento dei loro obiettivi economici, quale interesse avrebbero a instaurare la Sharia?
La Sharia serve sostanzialmente a ristabilire su basi religiose tradizionali islamiche la differenza tra i cittadini che godono di tutti i diritti e quelli di serie B, cioè i cristiani. La prima cosa che si scopre recandosi nel Nord della Nigeria è che esiste una linea di demarcazione netta tra gli “indigeni” e i “non indigeni”, cioè tra musulmani originari del luogo e cristiani provenienti dal Sud. Questi ultimi sono costretti a vivere nei loro quartieri, non possono accedere alle cariche pubbliche, incluse quelle di livello intermedio nelle università come i direttori di dipartimento. La Sharia serve dunque a mascherare questa discriminazione basata su una differenza che non è innanzitutto religiosa, ma etnica e linguistica tra i popoli del Nord e quelli del Sud.
Eppure Boko Haram non colpisce solo un’etnia, prende di mira anche le chiese cristiane
Dal 1980 in poi la Nigeria è un grande laboratorio religioso, dove si sono affermate le nuove chiese pentecostali che hanno uno stile di predicazione e organizzazione simile ai gruppi evangelici americani. Per Boko Haram questo cristianesimo appare non solo di impostazione occidentale, ma anche una grande minaccia in quanto fa grandi proseliti, fonda sempre nuove chiese con migliaia di persone e attira molti giovani. Sono sempre più frequenti i musulmani che passano a queste chiese, e questo crea una competizione religiosa estrema. La Nigeria è dunque una polveriera politico-religiosa, e il suo modello di convivenza rischia definitivamente di andare in frantumi.
(Pietro Vernizzi)
Fonte:Il Sussidiario.net
INT. Enzo Pace
“Dietro gli attacchi alle chiese nigeriane c’è una volontà di predominio etnico ed economico. L’obiettivo è spartirsi i proventi del petrolio, e trasformare i popoli del Sud del Paese, per tradizione cristiani, in cittadini di serie B attraverso l’introduzione della Sharia”. Ad affermarlo è Enzo Pace, professore di Sociologia delle religioni all’Università di Padova. Ieri un assalto contro una chiesa di Otite, nel centro del Paese, ha provocato circa 20 morti. A pianificare l’attentato è stato con ogni probabilità il gruppo di Boko Haram, che da circa due anni sta insanguinando il Paese.
Ormai i terroristi colpiscono con una frequenza impressionante. Come si spiegano queste stragi a ripetizione?
I gruppi politico-religiosi che si stanno muovendo in Nigeria da almeno una dozzina di anni, radicalizzando sempre di più le loro posizioni estremiste e legandosi ai gruppi della galassia di Al Qaeda, trovano qua e là in tutto il Paese nuclei di simpatizzanti. Gli attentati possono essere spiegati semplicemente con la capacità di Boko Haram di avere affiliati un po’ dappertutto. Nei giorni scorsi Boko Haram ha invitato il presidente cattolico Goodluck Jonathan a dimettersi e a convertirsi all’Islam.
Qual è il significato di questa sfida?
Prima di avere un significato religioso, questa è una sfida politica. La confederazione degli Stati nigeriani si regge su un principio molto delicato di rotazione, dalle massime cariche dello Stato, con l’alternanza tra un presidente cristiano e uno musulmano, fino ai rettori delle università e ai direttori degli ospedali. Agli occhi delle forze estremiste islamiche questa è un’intollerabile infrazione alla legge secondo cui uno Stato che non è fondato sulla legge religiosa non è legittimo. Ai loro occhi il capo di Stato, come il califfo, deve essere musulmano.
Che cosa c’è dietro queste rivendicazioni farneticanti?
C’è una lotta politica molto forte fra gruppi di interessi per il controllo delle risorse petrolifere del Sud della Nigeria. Si tratta di una ricchezza enorme distribuita a una cricca molto ristretta di gruppi al potere, e ciascun presidente cerca di controllare queste risorse assegnandole a chi gli è più fedele. All’origine degli attacchi alle chiese c’è dunque il nodo inestricabile di petrolio e religione.
Qual è stata la scintilla a innescare la miccia?
Fino al 2000 il gruppo terroristico era molto circoscritto in alcuni Stati del Nord, soprattutto nel Borno, e si limitava a fare propaganda salafita in favore del ritorno all’Islam puro e a prendere di mira dei bersagli locali. Dopo che nel 2009 la polizia ha arrestato e ucciso il fondatore del gruppo, Mohammed Yusuf, c’è stata la svolta con obiettivi sempre più di alto livello. Invece di posti di polizia e caserme, si sono intensificati gli attacchi ai luoghi religiosi cristiani.
Che cosa vogliono ottenere?
Questi bersagli religiosi servono per ricattare un presidente che si dice cattolico, Goodluck Jonathan, al fine di ottenere l’imposizione della Sharia in tutti gli Stati federali del Nord e la spartizione delle risorse petrolifere.
Lei ha parlato di una lotta tra gruppi di potere. Per il conseguimento dei loro obiettivi economici, quale interesse avrebbero a instaurare la Sharia?
La Sharia serve sostanzialmente a ristabilire su basi religiose tradizionali islamiche la differenza tra i cittadini che godono di tutti i diritti e quelli di serie B, cioè i cristiani. La prima cosa che si scopre recandosi nel Nord della Nigeria è che esiste una linea di demarcazione netta tra gli “indigeni” e i “non indigeni”, cioè tra musulmani originari del luogo e cristiani provenienti dal Sud. Questi ultimi sono costretti a vivere nei loro quartieri, non possono accedere alle cariche pubbliche, incluse quelle di livello intermedio nelle università come i direttori di dipartimento. La Sharia serve dunque a mascherare questa discriminazione basata su una differenza che non è innanzitutto religiosa, ma etnica e linguistica tra i popoli del Nord e quelli del Sud.
Eppure Boko Haram non colpisce solo un’etnia, prende di mira anche le chiese cristiane
Dal 1980 in poi la Nigeria è un grande laboratorio religioso, dove si sono affermate le nuove chiese pentecostali che hanno uno stile di predicazione e organizzazione simile ai gruppi evangelici americani. Per Boko Haram questo cristianesimo appare non solo di impostazione occidentale, ma anche una grande minaccia in quanto fa grandi proseliti, fonda sempre nuove chiese con migliaia di persone e attira molti giovani. Sono sempre più frequenti i musulmani che passano a queste chiese, e questo crea una competizione religiosa estrema. La Nigeria è dunque una polveriera politico-religiosa, e il suo modello di convivenza rischia definitivamente di andare in frantumi.
(Pietro Vernizzi)
Fonte:Il Sussidiario.net
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Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
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