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Le "misteriose scomparse" degli anfibi africani, sensori ambientali del Pianeta
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Le "misteriose scomparse" degli anfibi africani, sensori ambientali del Pianeta
Le "misteriose scomparse" degli anfibi africani, sensori ambientali del Pianeta
Al Museo delle scienze di Trento si è tenuta la 15° edizione dell'African amphibian working group
GreenReport - Al Museo delle scienze di Trento si è tenuta la 15° edizione, la prima in Europa, dell'African amphibian working group e dell'African amphibian assetment dell'Iucn, durante le quali un'ottantina di partecipanti, provenienti da 16 Paesi del mondo, e alcuni tra i maggiori studiosi degli anfibi hanno fatto il punto su conoscenza e conservazione degli anfibi africani. Tra i presenti, spiccavano numerosi giovani ricercatori di Kenya, Etiopia, Tanzania, Congo e Zimbabwe, la cui presenza è stata assicurata dai fondi messi a disposizione dal The Mohamed bin Zayed species conservation fund, e all'organizzazione del Museo delle scienze di Trento, unico museo italiano ad avere una sede territoriale permanente nel continente africano, in Tanzania, consentendo così a questi scenziati africani di partecipare alla definizione delle priorità per la salvaguardia del patrimonio biologico dei loro Paesi.
In collaborazione con l'Università d Basilea e l'Icn, l'evento è stato organizzato dal Museo delle Scienze di Trento, che sempre più assume un ruolo importante nello studio, conservazione e gestione degli ambienti e delle specie dell'Africa tropicale, specialmente riguardo gli ambienti afromontani che mostrano molte analogie biologico-evolutive con le Alpi, nonostante le differenze di latitudine, rappresentando dei veri e propri laboratori a cielo aperto.
L'African amphibian assetment dell'Iucn ha purtroppo confermato, come spiega il museo delle scienze di Trento, «la tendenza di alcuni anfibi africani a scomparire per cause non direttamente legate alla pressione antropica. Un risultato che è un campanello di allarme per tutta la biodiversità».
I ricercatori trentin i ric ordano che «Nel 1989, in una remota regione montuosa del Costarica, veniva avvistato per l'ultima volta il rospo dorato (Bufo periglenes). Da quel momento, una specie apparentemente comune, scompariva per sempre e senza alcuna spiegazione "evidente". La specie del rospo dorato, classificata come estinta dall'Iucn nel 2004, diveniva quindi una "specie simbolo" dell'influenza delle modificazioni ambientali su scala globale sulla biodiversità del pianeta. Studi successivi hanno infatti ipotizzato che, alla base dell'estinzione del Bufo periglenes, non fosse un'azione diretta dell'uomo ma fossero invece cause di ordine globale come i cambiamenti climatici, la diffusione di nuove patologie, l'alterazioni nell'azione di schermatura dei raggi UV da parte dell'atmosfera, ecc».
Gli anfibi si sono rivelati particolarmente sensibili ai cambiamenti degli habitat, tanto che vengono spesso utilizzati come "sensori" dello stato generale di salute dell'ambiente, veri è propri "canarini delle miniere" di un mondo in grave crisi ambientale. Il Museo deller scienze di Trento spiega che «Il loro stato di conservazione è il più critico tra tutti i vertebrati con oltre il 30% delle specie in declino, 165 specie già estinte e 500 specie la cui situazione è vicina al punto di non ritorno. Nelle ultime due decadi, gli anfibi, presenti sul pianeta da oltre 320 milioni di anni, hanno conosciuto un momento particolarmente critico, le cui cause non sono ancora completamente note».
Il meeting trentino si è occupato proprio di questa situazione e delle recenti "misteriose scomparse" di anfibi africani, Durante l'African amphibian working group sono stati definiti i livelli di minaccia delle specie dell'Eastern Afromontane, il vasto sistema montuoso che va dall'Etiopia al Mozambico: «Ciò che è emerso e che suona come un vero campanello di allarme, è che anche nel continente africano, in zone con una bassissima pressione antropica e un sostanziale mantenimento dell'habitat originario, gli anfibi continuano a scomparire. Tra questi, alcune specie che vivono a quote variabili tra i 1500 e i 4000 metri, appartenenti al genere Nectophrynoides (si tratta di piccoli rospi vivipari, una delle specie scomparse è stata scoperta nel 2003 dal personale del Museo delle Scienze) e Spinophrynoides. Un risultato significativo in quanto ulteriore, concreta testimonianza, della rilevanza delle modificazioni ambientali a livello globale sulla biodiversità del pianeta».
In riunioni come l'Assessment del Museo delle Scienze di Trento l'Iucn ha condotto con sistematicità l'aggiornamento del livello di minaccia delle specie, per arrivare alla definizione delle cosiddette "red list" e sono un elemento di fondamentale importanza nel processo di definizione dei piani di conservazione e di pianificazione dell'uso del territorio da parte dei governi. La presenza di un elevato numero di esperti provenienti da zone differenti del pianeta ha fornito l'occasione per aggiornare efficacemente lo stato di conservazione di oltre 200 specie di anfibi africani. La produzione scientifica, realizzata grazie alla collaborazione tra scienziati già affermati nel settore e "giovani leve", africane e non, confluirà negli atti del convegno che andranno a formare un numero monografico dell'African Journal of Herpetology.
Al Museo delle scienze di Trento si è tenuta la 15° edizione dell'African amphibian working group
GreenReport - Al Museo delle scienze di Trento si è tenuta la 15° edizione, la prima in Europa, dell'African amphibian working group e dell'African amphibian assetment dell'Iucn, durante le quali un'ottantina di partecipanti, provenienti da 16 Paesi del mondo, e alcuni tra i maggiori studiosi degli anfibi hanno fatto il punto su conoscenza e conservazione degli anfibi africani. Tra i presenti, spiccavano numerosi giovani ricercatori di Kenya, Etiopia, Tanzania, Congo e Zimbabwe, la cui presenza è stata assicurata dai fondi messi a disposizione dal The Mohamed bin Zayed species conservation fund, e all'organizzazione del Museo delle scienze di Trento, unico museo italiano ad avere una sede territoriale permanente nel continente africano, in Tanzania, consentendo così a questi scenziati africani di partecipare alla definizione delle priorità per la salvaguardia del patrimonio biologico dei loro Paesi.
In collaborazione con l'Università d Basilea e l'Icn, l'evento è stato organizzato dal Museo delle Scienze di Trento, che sempre più assume un ruolo importante nello studio, conservazione e gestione degli ambienti e delle specie dell'Africa tropicale, specialmente riguardo gli ambienti afromontani che mostrano molte analogie biologico-evolutive con le Alpi, nonostante le differenze di latitudine, rappresentando dei veri e propri laboratori a cielo aperto.
L'African amphibian assetment dell'Iucn ha purtroppo confermato, come spiega il museo delle scienze di Trento, «la tendenza di alcuni anfibi africani a scomparire per cause non direttamente legate alla pressione antropica. Un risultato che è un campanello di allarme per tutta la biodiversità».
I ricercatori trentin i ric ordano che «Nel 1989, in una remota regione montuosa del Costarica, veniva avvistato per l'ultima volta il rospo dorato (Bufo periglenes). Da quel momento, una specie apparentemente comune, scompariva per sempre e senza alcuna spiegazione "evidente". La specie del rospo dorato, classificata come estinta dall'Iucn nel 2004, diveniva quindi una "specie simbolo" dell'influenza delle modificazioni ambientali su scala globale sulla biodiversità del pianeta. Studi successivi hanno infatti ipotizzato che, alla base dell'estinzione del Bufo periglenes, non fosse un'azione diretta dell'uomo ma fossero invece cause di ordine globale come i cambiamenti climatici, la diffusione di nuove patologie, l'alterazioni nell'azione di schermatura dei raggi UV da parte dell'atmosfera, ecc».
Gli anfibi si sono rivelati particolarmente sensibili ai cambiamenti degli habitat, tanto che vengono spesso utilizzati come "sensori" dello stato generale di salute dell'ambiente, veri è propri "canarini delle miniere" di un mondo in grave crisi ambientale. Il Museo deller scienze di Trento spiega che «Il loro stato di conservazione è il più critico tra tutti i vertebrati con oltre il 30% delle specie in declino, 165 specie già estinte e 500 specie la cui situazione è vicina al punto di non ritorno. Nelle ultime due decadi, gli anfibi, presenti sul pianeta da oltre 320 milioni di anni, hanno conosciuto un momento particolarmente critico, le cui cause non sono ancora completamente note».
Il meeting trentino si è occupato proprio di questa situazione e delle recenti "misteriose scomparse" di anfibi africani, Durante l'African amphibian working group sono stati definiti i livelli di minaccia delle specie dell'Eastern Afromontane, il vasto sistema montuoso che va dall'Etiopia al Mozambico: «Ciò che è emerso e che suona come un vero campanello di allarme, è che anche nel continente africano, in zone con una bassissima pressione antropica e un sostanziale mantenimento dell'habitat originario, gli anfibi continuano a scomparire. Tra questi, alcune specie che vivono a quote variabili tra i 1500 e i 4000 metri, appartenenti al genere Nectophrynoides (si tratta di piccoli rospi vivipari, una delle specie scomparse è stata scoperta nel 2003 dal personale del Museo delle Scienze) e Spinophrynoides. Un risultato significativo in quanto ulteriore, concreta testimonianza, della rilevanza delle modificazioni ambientali a livello globale sulla biodiversità del pianeta».
In riunioni come l'Assessment del Museo delle Scienze di Trento l'Iucn ha condotto con sistematicità l'aggiornamento del livello di minaccia delle specie, per arrivare alla definizione delle cosiddette "red list" e sono un elemento di fondamentale importanza nel processo di definizione dei piani di conservazione e di pianificazione dell'uso del territorio da parte dei governi. La presenza di un elevato numero di esperti provenienti da zone differenti del pianeta ha fornito l'occasione per aggiornare efficacemente lo stato di conservazione di oltre 200 specie di anfibi africani. La produzione scientifica, realizzata grazie alla collaborazione tra scienziati già affermati nel settore e "giovani leve", africane e non, confluirà negli atti del convegno che andranno a formare un numero monografico dell'African Journal of Herpetology.
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
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