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Messaggio Da fio Lun Mag 30, 2011 11:59 am

Eroi della Cia vittime di Bin Laden

I due 007 morti nel '98 a Nairobi nell'attentato all'ambasciata Usa. Tom Shah, musicista, e Molly Huckaby Hardy, nonna, lavoravano "sotto copertura" in Kenya nella lotta al terrorismo.


Eroi della Cia vittime di Bin Laden 51144-shacopia Eroi segreti. Eroi mai dimenticati. Persone normali, che amavano la musica e la danza, appassionati di terre esotiche e interessate alla cultura dei Paesi lontani. Amanti del giardinaggio e affascinati dai dialetti africani. Erano figli e figlie, genitori e fratelli. Domani l'America ricorda i suoi veterani nel Memorial Day, ma di molti di loro non saranno mai resi pubblici i nomi. Sono i caduti della Cia: quegli uomini e donne uccisi nella guerra al terrorismo. Due di loro ora saranno riconosciuti pubblicamente grazie ad alcuni colleghi della «Company» che hanno rivelato all'Ap la storia di questi due «silenziosi guerrieri» della lotta al terrorismo. Tom Shah e Molly Huckaby Hardy sono tra i 44 americani uccisi dal camion bomba che esplose davanti all'ambasciata degli Stati Uniti in Kenya nel 1998. Anche se non è mai stato pubblicamente rivelato, i due lavoravano, sotto copertura, per la Cia. Sono da considerarsi le prime vittime nella guerra ad Al Qaeda della Central agency. Due storie nascoste di agenti segreti molto lontani dagli stereotipi hollywoodiani, ma non per questo dalla vita meno avventurosa. Molly Huckaby Hardy, 51 anni, impiegata del Dipartimento di Stato, per 25 anni aveva lavorato nel Foreign Service in mezzo mondo: in Asia, Sud America e Africa. Gli amici ora raccontano la sua passione per i viaggi e le culture esotiche. I familiari come del resto gli amici non sapevano che lavoro facesse veramente. Divorziata e madre di una figlia, Molly Hardy era appassionata di teatro e danza, e lei stessa aveva organizzato spettacoli teatrali per la comunità americana durante i suoi soggiorni in Laos, Vietnam e Brasile. Negli ultimi tempi, però, come rivelano alcuni sue lettere, era stanca di tanto viaggiare e aveva espresso il desiderio di tornare in patria, voleva ritrarsi e fare la nonna. Gli ultimi suoi incarichi sono stati in Africa: prima a Joannesburg e poi in Kenya. Due destinazioni non considerate a rischio. Alla stazione Cia di Nairobi, Molly Hardy gestiva le finanze dell'ufficio compresi i fondi per pagare fonti e operazioni di spionaggio. Ancora pochi mesi e il suo desiderio sarebbe stato esaudito. Sarebbe tornata a casa. Ancora più affascinante la storia di Tom Shah. Non era un soldato o un marine. Era un musicista del Midwest. «Era un ragazzo vivace e allegro, auto ironico e con un forte senso dell'umorismo», ha dichiarato all'Ap, Dan McDevitt, un compagno di classe e amico intimo di St. Xavier High School di Cincinnati, Ohio, dove Shah si dilettava come trombettista. Shah, il cui vero nome era Uttamlal, era l'unico figlio di un immigrato indiano e di madre americana, con la passione per gli affari internazionali. Così Tom Shah ha seguito i corsi della scuola delle Nazioni Unite e, nel bel mezzo della Guerra Fredda, fu uno dei primi studenti della scuola a imparare il russo. Di tanto in tanto, si recava in India con il padre. Shah ha insegnato musica e occasionalmente suonato in una band. La sua tesi di dottorato alla Ball State non ha nulla a che vedere con il lavoro che poi farà: «Le canzoni solo di Edward MacDowell. Un esame di stile e influenze letterarie». Nel 1987, dopo aver conseguito il suo dottorato, Shah ha fatto domanda per un posto federale, diventando, ufficialmente, un diplomatico. In realtà, appena assunto, Tom Shah fu spedito alla «Farmer», la scuola di spionaggio della Cia in Virginia. Qui è stato istruito su temi di sorveglianza, controspionaggio e l'arte di acquisire fonti. Quest'ultima è particolarmente difficile da insegnare, ma Shah si è mostrato un allievo particolarmente dotato tanto da essere considerato uno dei migliori del suo corso. Shah è stato assegnato al Divisione Vicino Oriente: parlava correntemente l'hindi e russo e ha mostrato un talento per le lingue così da imparare l'arabo in poco tempo. Ha lavorato a Il Cairo e a Damasco e, anche se era giovane, gli ex colleghi hanno detto che si è subito dimostrato uno degli agenti più promettenti dell'«Agenzia». Nel 1997 era a Langley, nell'Iraq Group, la squadra della Cia che si occupava dello spionaggio contro il regime di Saddam Hussein. In quel periodo, la Cia si convinse che un alto funzionario iracheno era disposto a fornire informazioni in cambio di una nuova vita negli Usa. Per valutare le informazioni e l'aspirante disertore fu deciso di mandare una persona esperta. Era un lavoro rischioso: l'informatore poteva essere un agente doppio e , poi, se l'incontro fosse stato scoperto, si poteva rischiare di essere uccisi. Fu scelto Tom Shah. Gli incontri furono concordati in Kenya: Paese ritenuto più sicuro. Era la più importante operazione messa in atto in quel momento dalla Cia. Hardy il giorno dell'attentato stava uscendo dall'ambasciata per recarsi all'appuntamento con l'informatore iracheno quando l'esplosione lo investì. Osama Bin laden giustificò l'attacco a Nairobi sostenendo che quella era un'importante base della Cia. Non aveva tutti torti. L'uccisione del capo di Al Qaeda è, non solo la fine di una caccia infinita, ma il compenso di un tributo di sangue che la Agenzia di intelligence ha pagato in questi anni..
Fonte:Il Tempo
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