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A lezione di self-empowerment (dai masai)
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A lezione di self-empowerment (dai masai)
A lezione di self-empowerment (dai masai)
Marin Golvur
Nella savana come in azienda: tra archi, frecce e notti sotto le stelle per valorizzare le proprie risorse interiori e metterle a frutto nella vita e nel lavoro di tutti i giorni
Cercare l’acqua e filtrarla per renderla potabile per fronteggiare i periodi di siccità: crisis management. Imparare a capire il comportamento degli animali dalle tracce: problem solving strategico. Potenziare le proprie capacità, energie e motivazione per sopravvivere nella savana: self empowerment.
La comunità è forte se resta unita: intelligenza emozionale. Con un po’ di immaginazione, sono davvero tante le “skills” che si possono apprendere dal grande popolo guerriero dei Masai in training-vacanza unici, proposti da quasi due anni dall’operatore Bush Adventures. È il “Masai Warrior Training”, un’esperienza di formazione, umana e professionale, che porta a vivere fianco a fianco con i membri del clan e indossare gli abiti tradizionali (shuka) − un telo rosso intorno alla vita e un altro annodato all’altezza della spalla − che può sembrare solo un gioco, ma in realtà è un’esperienza autentica in cui ritrovare se stessi, rigenerarsi e andare alla scoperta di un mondo distante anni luce dalla frenesia e dallo stress del nostro quotidiano.
PRIMA TAPPA: NAIROBI
Il viaggio inizia con l’arrivo a Nairobi e prosegue in jeep (meglio noleggiare l’auto con autista perché si deve affrontare un’ora e mezzo di sterrato) fino al campo della riserva “Il Ngwesi”, che si trova nel plateau di Laikipia alle falde del monte Kenya, considerato sacro dalla tribù. Giunti al villaggio, ci si libera da tutto il superfluo per immergersi a 360° nello spirito masai. I cellulari prendono in un solo punto di 2 metri quadrati, mentre la corrente elettrica ancora non c’è: uno stacco totale dalle proprie abitudini, condizione indispensabile per aprirsi davvero ad una dimensione completamente “altra” del vivere.
IL CAMPO E I TRAINERS
I confort però non mancano. Il campo, a impatto zero, è dotato di quattro grandi e comode tende doppie, con bagno e doccia, può ospitare massimo otto persone a training (un trainer ogni due persone), ed è strutturato per offrire una vacanza rilassante (nonostante la savana): acqua calda, colazione, pranzo e cena preparati da un cuoco italiano e letti a baldacchino con zanzariere per dormire. «Il nostro ospite-tipo», racconta Laura Alessandrini, direttore di Bush Adventures, «è il professionista, manager e consulente che ha viaggiato molto, e ama immergersi nell’avventura e nel confronto reale, arricchente ed entusiasmante, con culture e popoli diversi». Il vero cuore del training rimane comunque la vita all’aria aperta, a contatto con una natura rigogliosa e selvaggia (siamo all’equatore) e con le millenarie tradizioni del posto. Una volta sistemati, gli ospiti vengono presentati agli abitanti del villaggio, vestiti con le tradizionali shuka (rosse perché è colore su cui le macchie di sangue non si vedono...) e “consegnati” al team che accompagna i viaggiatori, composto dai direttori di Bush Adventures, Laura Alessandrini e Silas Koiyaren Kitonga, più due istruttori locali. Laura Alessandrini, italiana di Udine con laurea in fisica, innamorata del Kenya, ex consulente aziendale di The Boston Consulting Group, ha abbandonato l’Italia quattro anni fa per trasferirsi in Africa; Silas ha invece lavorato con progetti sanitari locali ed è stato per molti anni guida per i safari. I due istruttori sono Saita Kitonga e Lemparis Toronkos, nati e cresciuti nella tribù masai. Unico must per chi arriva: saper parlare inglese.
Il team che accompagnai viaggiatori è composto da Laura Alessandrini e Silas Koiyaren Kitonga di Bush Adventures più due istruttori locali, Saita Kitonga e Lemparis Toronkos, nati e cresciuti nella tribù masai
INTRODUCTORY TRAINING: 4 GIORNI
Bush Adventures propone tre tipologie di training. Il primo è “l’Introductory Training”, programma di quattro giorni, una prima infarinatura nel mondo masai per conoscere l’organizzazione della società e gli elementi base del linguaggio. Il corso si concentra sulle pratiche più importanti, quelle utilizzate dal clan per difendere il villaggio e proteggere il bestiame dai predatori. Per i Masai le tecniche di difesa sono la vera e propria “Arte”, dato che la fama di temibili guerrieri (moran) se la sono fatta proprio respingendo le razzìe dei colonizzatori inglesi a fine ‘800 e i continui assalti di leoni e leopardi. Così, passeggiando tra la fauna della savana, i partecipanti possono apprendere i metodi di combattimento dei moran, imparare ad avvicinarsi in sicurezza agli animali selvaggi e capire quali sono le armi più congeniali alla propria personalità. Si va dagli archi e le frecce all’orinkà, il bastone di legno usato per il lancio. Dai sassi all’uso dello scudo. In più, ci sono lezioni di lotta per terra (tra le attività più apprezzate del training).
SURVIVOR TRAINING: UNA SETTIMANA
Lo step successivo è il “Survivor Training”, sette giorni in cui, oltre alle lezioni di cultura e di combattimento, si imparano le tecniche necessarie per sopravvivere senza problemi nei territori masai: trovare acqua potabile per i periodi di secca, accendere un fuoco con due rametti di legno, riconoscere piante e cortecce medicinali per curare in modo naturale malaria, acciacchi e disturbi di stomaco, costruire trappole e recinzioni temporanee per il bestiame, distinguere le tracce dei nemici, proteggere gli animali dagli attacchi. Poi, durante le pause ci si siede insieme attorno al fuoco, si mangia, e ospiti e guide condividono le proprie esperienze e si ascoltano i racconti degli anziani del villaggio. Alla fine del corso si mettono in pratica le “skills” apprese, trascorrendo 24 ore nella savana, notte compresa: di giorno si cammina tra i cespugli e gli alberi di acacia per osservare da vicino gli elefanti nel loro habitat naturale e di notte si dorme all’aperto sotto l’immenso cielo del Kenya. «Per motivi di sicurezza abbiamo con noi un ranger armato e tendine monoposto dotate di zanzariere», assicura Laura Alessandrini.
Momenti di vita nella savana: in alto a destra i trainer mostrano agli ospiti come riconoscere piante e cortecce medicinali per curarsi in modo naturale. In basso a destra: solo dopo aver compreso profondamente la centralità del bestiame nell’economia masai, si è pronti per diventare guerrieri
FULL WARRIOR TRAINING: 12 GIORNI
Il programma studiato per entrare nel vivo della cultura masai è il “Full Warrior Training”, 12 giorni durante i quali si impara a decifrare le tracce degli animali e i segnali degli uccelli e i segreti dell’allevamento di mucche e capre, si impara a pascolarle, curarle, mungerle fino ai metodi di “marketing” per venderle con il massimo profitto al mercato. Quando si capisce fino a che punto il bestiame sia importante per i masai si è pronti per diventare guerrieri. E così iniziano i festeggiamenti. Al termine del percorso di formazione, l’intera tribù si riunisce per benedire con canti e balli i nuovi moran. Il rito prevede che i guerrieri vengano vestiti con costumi particolari e decorati con gioielli e trucchi tradizionali. «Il feed back che abbiamo è entusiasta e i nostri ospiti ritornano più volte», dice la Alessandrini, «Se ne vanno con un profondo rispetto per la cultura masai che insegna, anzitutto, quanto sia importante, in un gruppo, il ruolo di tutti, piccoli o grandi, propone un modo sano di affrontare i coǹ itti e crede nella responsabilità del “team” anche per le azioni del singolo. Si portano a casa molto di più di quanto si aspettavano».
PER LA PARTENZA
Bush Adventures, Nairobi (Kenya) Partenze a data fissa 2011: 26 giugno, 13 luglio, 11 agosto, 1 settembre (Introductory, 1650 dollari); 4 luglio, 1, 16 e 24 agosto, 8 settembre (Survivor, 3000 dollari); 19 luglio, 3 ottobre (Full Warrior, 4.950 dollari). I pacchetti comprendono le attività di training, l’alloggio in tenda doppia, tre pasti al giorno e l’abito tradizionale. Volo e transfer dall’aeroporto di Nairobi esclusi. Il campo può ospitare massimo otto persone. Su richiesta, Bush Adventures organizza training su misura con programmi, durata e date a scelta dei partecipanti.
Tel. 00254-724301095. www.bush-adventures.com
CHI SONO I GUERRIERI?
Sono ragazzi tra i 12-17 e i 27-28 anni. Durante l’adolescenza, quando si sentono pronti e i genitori li considerano tali, affrontano il rito di passaggio all’età adulta, segnato dall’esperienza della circoncisione che deve essere affrontata senza dare il minimo segno di dolore. Chi non supera la prova, dovrà affrontare una vita da emarginato dalla società perché considerato un codardo. I guerrieri, che si sposano e arrivano ad avere fino a quattro mogli, hanno il compito di proteggere tutta la comunità dalle aggressioni esterne. Dopo aver prestato servizio alla comunità fino alla soglia dei 30 anni, diventano anziani junior e senior.
Fonte: www.businesspeople.it
Marin Golvur
Nella savana come in azienda: tra archi, frecce e notti sotto le stelle per valorizzare le proprie risorse interiori e metterle a frutto nella vita e nel lavoro di tutti i giorni
Cercare l’acqua e filtrarla per renderla potabile per fronteggiare i periodi di siccità: crisis management. Imparare a capire il comportamento degli animali dalle tracce: problem solving strategico. Potenziare le proprie capacità, energie e motivazione per sopravvivere nella savana: self empowerment.
La comunità è forte se resta unita: intelligenza emozionale. Con un po’ di immaginazione, sono davvero tante le “skills” che si possono apprendere dal grande popolo guerriero dei Masai in training-vacanza unici, proposti da quasi due anni dall’operatore Bush Adventures. È il “Masai Warrior Training”, un’esperienza di formazione, umana e professionale, che porta a vivere fianco a fianco con i membri del clan e indossare gli abiti tradizionali (shuka) − un telo rosso intorno alla vita e un altro annodato all’altezza della spalla − che può sembrare solo un gioco, ma in realtà è un’esperienza autentica in cui ritrovare se stessi, rigenerarsi e andare alla scoperta di un mondo distante anni luce dalla frenesia e dallo stress del nostro quotidiano.
PRIMA TAPPA: NAIROBI
Il viaggio inizia con l’arrivo a Nairobi e prosegue in jeep (meglio noleggiare l’auto con autista perché si deve affrontare un’ora e mezzo di sterrato) fino al campo della riserva “Il Ngwesi”, che si trova nel plateau di Laikipia alle falde del monte Kenya, considerato sacro dalla tribù. Giunti al villaggio, ci si libera da tutto il superfluo per immergersi a 360° nello spirito masai. I cellulari prendono in un solo punto di 2 metri quadrati, mentre la corrente elettrica ancora non c’è: uno stacco totale dalle proprie abitudini, condizione indispensabile per aprirsi davvero ad una dimensione completamente “altra” del vivere.
IL CAMPO E I TRAINERS
I confort però non mancano. Il campo, a impatto zero, è dotato di quattro grandi e comode tende doppie, con bagno e doccia, può ospitare massimo otto persone a training (un trainer ogni due persone), ed è strutturato per offrire una vacanza rilassante (nonostante la savana): acqua calda, colazione, pranzo e cena preparati da un cuoco italiano e letti a baldacchino con zanzariere per dormire. «Il nostro ospite-tipo», racconta Laura Alessandrini, direttore di Bush Adventures, «è il professionista, manager e consulente che ha viaggiato molto, e ama immergersi nell’avventura e nel confronto reale, arricchente ed entusiasmante, con culture e popoli diversi». Il vero cuore del training rimane comunque la vita all’aria aperta, a contatto con una natura rigogliosa e selvaggia (siamo all’equatore) e con le millenarie tradizioni del posto. Una volta sistemati, gli ospiti vengono presentati agli abitanti del villaggio, vestiti con le tradizionali shuka (rosse perché è colore su cui le macchie di sangue non si vedono...) e “consegnati” al team che accompagna i viaggiatori, composto dai direttori di Bush Adventures, Laura Alessandrini e Silas Koiyaren Kitonga, più due istruttori locali. Laura Alessandrini, italiana di Udine con laurea in fisica, innamorata del Kenya, ex consulente aziendale di The Boston Consulting Group, ha abbandonato l’Italia quattro anni fa per trasferirsi in Africa; Silas ha invece lavorato con progetti sanitari locali ed è stato per molti anni guida per i safari. I due istruttori sono Saita Kitonga e Lemparis Toronkos, nati e cresciuti nella tribù masai. Unico must per chi arriva: saper parlare inglese.
Il team che accompagnai viaggiatori è composto da Laura Alessandrini e Silas Koiyaren Kitonga di Bush Adventures più due istruttori locali, Saita Kitonga e Lemparis Toronkos, nati e cresciuti nella tribù masai
INTRODUCTORY TRAINING: 4 GIORNI
Bush Adventures propone tre tipologie di training. Il primo è “l’Introductory Training”, programma di quattro giorni, una prima infarinatura nel mondo masai per conoscere l’organizzazione della società e gli elementi base del linguaggio. Il corso si concentra sulle pratiche più importanti, quelle utilizzate dal clan per difendere il villaggio e proteggere il bestiame dai predatori. Per i Masai le tecniche di difesa sono la vera e propria “Arte”, dato che la fama di temibili guerrieri (moran) se la sono fatta proprio respingendo le razzìe dei colonizzatori inglesi a fine ‘800 e i continui assalti di leoni e leopardi. Così, passeggiando tra la fauna della savana, i partecipanti possono apprendere i metodi di combattimento dei moran, imparare ad avvicinarsi in sicurezza agli animali selvaggi e capire quali sono le armi più congeniali alla propria personalità. Si va dagli archi e le frecce all’orinkà, il bastone di legno usato per il lancio. Dai sassi all’uso dello scudo. In più, ci sono lezioni di lotta per terra (tra le attività più apprezzate del training).
SURVIVOR TRAINING: UNA SETTIMANA
Lo step successivo è il “Survivor Training”, sette giorni in cui, oltre alle lezioni di cultura e di combattimento, si imparano le tecniche necessarie per sopravvivere senza problemi nei territori masai: trovare acqua potabile per i periodi di secca, accendere un fuoco con due rametti di legno, riconoscere piante e cortecce medicinali per curare in modo naturale malaria, acciacchi e disturbi di stomaco, costruire trappole e recinzioni temporanee per il bestiame, distinguere le tracce dei nemici, proteggere gli animali dagli attacchi. Poi, durante le pause ci si siede insieme attorno al fuoco, si mangia, e ospiti e guide condividono le proprie esperienze e si ascoltano i racconti degli anziani del villaggio. Alla fine del corso si mettono in pratica le “skills” apprese, trascorrendo 24 ore nella savana, notte compresa: di giorno si cammina tra i cespugli e gli alberi di acacia per osservare da vicino gli elefanti nel loro habitat naturale e di notte si dorme all’aperto sotto l’immenso cielo del Kenya. «Per motivi di sicurezza abbiamo con noi un ranger armato e tendine monoposto dotate di zanzariere», assicura Laura Alessandrini.
Momenti di vita nella savana: in alto a destra i trainer mostrano agli ospiti come riconoscere piante e cortecce medicinali per curarsi in modo naturale. In basso a destra: solo dopo aver compreso profondamente la centralità del bestiame nell’economia masai, si è pronti per diventare guerrieri
FULL WARRIOR TRAINING: 12 GIORNI
Il programma studiato per entrare nel vivo della cultura masai è il “Full Warrior Training”, 12 giorni durante i quali si impara a decifrare le tracce degli animali e i segnali degli uccelli e i segreti dell’allevamento di mucche e capre, si impara a pascolarle, curarle, mungerle fino ai metodi di “marketing” per venderle con il massimo profitto al mercato. Quando si capisce fino a che punto il bestiame sia importante per i masai si è pronti per diventare guerrieri. E così iniziano i festeggiamenti. Al termine del percorso di formazione, l’intera tribù si riunisce per benedire con canti e balli i nuovi moran. Il rito prevede che i guerrieri vengano vestiti con costumi particolari e decorati con gioielli e trucchi tradizionali. «Il feed back che abbiamo è entusiasta e i nostri ospiti ritornano più volte», dice la Alessandrini, «Se ne vanno con un profondo rispetto per la cultura masai che insegna, anzitutto, quanto sia importante, in un gruppo, il ruolo di tutti, piccoli o grandi, propone un modo sano di affrontare i coǹ itti e crede nella responsabilità del “team” anche per le azioni del singolo. Si portano a casa molto di più di quanto si aspettavano».
PER LA PARTENZA
Bush Adventures, Nairobi (Kenya) Partenze a data fissa 2011: 26 giugno, 13 luglio, 11 agosto, 1 settembre (Introductory, 1650 dollari); 4 luglio, 1, 16 e 24 agosto, 8 settembre (Survivor, 3000 dollari); 19 luglio, 3 ottobre (Full Warrior, 4.950 dollari). I pacchetti comprendono le attività di training, l’alloggio in tenda doppia, tre pasti al giorno e l’abito tradizionale. Volo e transfer dall’aeroporto di Nairobi esclusi. Il campo può ospitare massimo otto persone. Su richiesta, Bush Adventures organizza training su misura con programmi, durata e date a scelta dei partecipanti.
Tel. 00254-724301095. www.bush-adventures.com
CHI SONO I GUERRIERI?
Sono ragazzi tra i 12-17 e i 27-28 anni. Durante l’adolescenza, quando si sentono pronti e i genitori li considerano tali, affrontano il rito di passaggio all’età adulta, segnato dall’esperienza della circoncisione che deve essere affrontata senza dare il minimo segno di dolore. Chi non supera la prova, dovrà affrontare una vita da emarginato dalla società perché considerato un codardo. I guerrieri, che si sposano e arrivano ad avere fino a quattro mogli, hanno il compito di proteggere tutta la comunità dalle aggressioni esterne. Dopo aver prestato servizio alla comunità fino alla soglia dei 30 anni, diventano anziani junior e senior.
Fonte: www.businesspeople.it
Federica- ADMIN
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Data d'iscrizione : 16.04.09
Età : 47
Località : Uboldo
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