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Il lento declino della mutilazione genitale femminile
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Il lento declino della mutilazione genitale femminile
Il lento declino della mutilazione genitale femminile
Uno studio pubblicato dall’Unicef rivela che è sempre meno diffusa grazie alle campagne di informazione e all’educazione delle comunità.
Gli esperti sostenevano che la mutilazione genitale femminile fosse così radicata in alcune culture che eliminarla sarebbe stato impossibile. Un rapporto dell’Unicef dal titolo “Le dinamiche del cambiamento sociale verso l’abbandono della mutilazione genitale femminile in cinque paesi africani” pubblicato ieri evidenzia invece che queste pratiche stanno subendo un rapido declino per merito delle campagne di informazione sulle conseguenze fisiche e psicologiche della circoncisione.
DONNE PIU’ APPETIBILI – La circoncisione femminile consiste nel tagliare il clitoride o nell’infliggere ferite agli organi genitali delle bambine. Il tutto a causa di una credenza per cui questa pratica preserverebbe la verginità e la fertilità delle donne, ridurrebbe la promiscuità e renderebbe la donna più appetibile agli occhi di un potenziale marito. La procedura causa emorragie, infezioni e dolori lancinanti durante il ciclo mestruale e i rapporti sessuali. A causa delle cicatrici, le donne incorrono inoltre in un alto rischio di distocia, di feti nati morti, cesarei d’emergenza e di fistola ostetrica. Le ragazze che rifiutano di essere sotoposte a circoncisione vanno incontro all’ostracismo e alle violenze da parte della comunità che vedono la procedura come un dettame religioso anche se ciò non è comprovato da alcuna sacra scrittura di alcuna religione maggiore.
CAMBIO DI ROTTA – La circoncisione femminile costituisce un rito di passaggio per le ragazzine appartenenti a molti gruppi etnici in Africa e in alcune parti dell’Asia e del Medio Oriente. Milioni di bambine vengono mutilate ogni anno nel continente africano. In totale, si stima che siano dai 70 ai 140 milioni le ragazze nel mondo che hanno subito questo tipo di procedura. Ora però pare che il trend stia subendo un cambio di rotta. In paesi come l’Etiopia o il Kenya, sempre secondo il rapporto, la mutilazione femminile sta diventando sempre meno diffusa e in Sudan e in Egitto, gli altri due paesi analizzati dall’Unicef, grazie alle campagne di informazione e di educazione, sono le persone comuni che stanno iniziando a ritirare il proprio sostegno alle pratiche di circoncisione femminile.
DATI CONCRETI – In Etiopia l’81% delle donne tra i 45 e i 49 anni sono state circoncise contro il 62% di quelle tra i 15 e 19 anni di età. Le probabilità che le figlie delle giovani madri vengano circoncise sono calate di 5 volte. In Kenya, la percentuale di ragazze sottoposte a circoncisione è calata di 5 punti in 3 anni e il sostegno offerto dalle altre donne a questa pratica è calato del 50%.
CAMBIARE IL SISTEMA DALL’INTERNO – Il report suggerisce che non esiste una soluzione semplice ma le strategie che finora hanno sortito risultati più convincenti sono quelle che affrontano il problema in modo equilibrato, senza accusare di inumanità ma costruendo un rapporto di fiducia tra le organizzazioni e le comunità locali e soprattutto coinvolgendo le istituzioni, i media e i leader religiosi. In Etiopia, ad esempio, sono state organizzate celebrazioni e matrimoni pubblici per quelle spose che hanno rifiutato di essere circoncise: le damigelle mostravano indumenti con su scritto “Io non sarò circoncisa, imparate da me” mentre lo sposo portava un cartello con scritto “Sono felice di sposare una donna non circoncisa”. In Egitto invece, villaggi interi hanno firmato una dichiarazione di intenti che metteva fine alla pratica di mutilazione femminile e in Kenya migliaia di persone hanno partecipato a festeggiamenti in onore di donne non mutilate..
Fonte:Giornalettismo.com
Uno studio pubblicato dall’Unicef rivela che è sempre meno diffusa grazie alle campagne di informazione e all’educazione delle comunità.
Gli esperti sostenevano che la mutilazione genitale femminile fosse così radicata in alcune culture che eliminarla sarebbe stato impossibile. Un rapporto dell’Unicef dal titolo “Le dinamiche del cambiamento sociale verso l’abbandono della mutilazione genitale femminile in cinque paesi africani” pubblicato ieri evidenzia invece che queste pratiche stanno subendo un rapido declino per merito delle campagne di informazione sulle conseguenze fisiche e psicologiche della circoncisione.
DONNE PIU’ APPETIBILI – La circoncisione femminile consiste nel tagliare il clitoride o nell’infliggere ferite agli organi genitali delle bambine. Il tutto a causa di una credenza per cui questa pratica preserverebbe la verginità e la fertilità delle donne, ridurrebbe la promiscuità e renderebbe la donna più appetibile agli occhi di un potenziale marito. La procedura causa emorragie, infezioni e dolori lancinanti durante il ciclo mestruale e i rapporti sessuali. A causa delle cicatrici, le donne incorrono inoltre in un alto rischio di distocia, di feti nati morti, cesarei d’emergenza e di fistola ostetrica. Le ragazze che rifiutano di essere sotoposte a circoncisione vanno incontro all’ostracismo e alle violenze da parte della comunità che vedono la procedura come un dettame religioso anche se ciò non è comprovato da alcuna sacra scrittura di alcuna religione maggiore.
CAMBIO DI ROTTA – La circoncisione femminile costituisce un rito di passaggio per le ragazzine appartenenti a molti gruppi etnici in Africa e in alcune parti dell’Asia e del Medio Oriente. Milioni di bambine vengono mutilate ogni anno nel continente africano. In totale, si stima che siano dai 70 ai 140 milioni le ragazze nel mondo che hanno subito questo tipo di procedura. Ora però pare che il trend stia subendo un cambio di rotta. In paesi come l’Etiopia o il Kenya, sempre secondo il rapporto, la mutilazione femminile sta diventando sempre meno diffusa e in Sudan e in Egitto, gli altri due paesi analizzati dall’Unicef, grazie alle campagne di informazione e di educazione, sono le persone comuni che stanno iniziando a ritirare il proprio sostegno alle pratiche di circoncisione femminile.
DATI CONCRETI – In Etiopia l’81% delle donne tra i 45 e i 49 anni sono state circoncise contro il 62% di quelle tra i 15 e 19 anni di età. Le probabilità che le figlie delle giovani madri vengano circoncise sono calate di 5 volte. In Kenya, la percentuale di ragazze sottoposte a circoncisione è calata di 5 punti in 3 anni e il sostegno offerto dalle altre donne a questa pratica è calato del 50%.
CAMBIARE IL SISTEMA DALL’INTERNO – Il report suggerisce che non esiste una soluzione semplice ma le strategie che finora hanno sortito risultati più convincenti sono quelle che affrontano il problema in modo equilibrato, senza accusare di inumanità ma costruendo un rapporto di fiducia tra le organizzazioni e le comunità locali e soprattutto coinvolgendo le istituzioni, i media e i leader religiosi. In Etiopia, ad esempio, sono state organizzate celebrazioni e matrimoni pubblici per quelle spose che hanno rifiutato di essere circoncise: le damigelle mostravano indumenti con su scritto “Io non sarò circoncisa, imparate da me” mentre lo sposo portava un cartello con scritto “Sono felice di sposare una donna non circoncisa”. In Egitto invece, villaggi interi hanno firmato una dichiarazione di intenti che metteva fine alla pratica di mutilazione femminile e in Kenya migliaia di persone hanno partecipato a festeggiamenti in onore di donne non mutilate..
Fonte:Giornalettismo.com
fio- Sostenitore
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Data d'iscrizione : 21.04.09
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Località : Como-Malindi-Africa
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