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Kenya, nuova costituzione dopo il referendum: le congratulazioni del presidente Obama
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Kenya, nuova costituzione dopo il referendum: le congratulazioni del presidente Obama
Kenya, nuova costituzione dopo il referendum: le congratulazioni del presidente Obama.
Come era nelle previsioni, la nuova Costituzione del Kenya è stata approvata nel referendum che si è svolto mercoledì: i “sì” sono stati quasi 6 milioni, pari al 67,25 per cento; i “no” hanno superato di poco il 30 per cento. L’affluenza ai seggi è stata del 71 per cento, vale a dire che su oltre 12 milioni di aventi diritto, sono andati a votare circa 8 milioni. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha sangue keniano, si è congratulato con il governo di Nairobi per il pacifico, trasparente e credibile referendum costituzionale che ha definito un significativo passo in avanti per la giovane democrazia del Kenya, la principale economica dell’Africa orientale.
La nuova Costituzione contiene elementi fortemente innovativi: pone le basi per l’agognata riforma fondiaria, limita i poteri del presidente, come avevano chiesto da tempo le opposizioni. L’adozione della nuova Costituzione era una delle misure contenute nel programma di riforme concordato tra le parti politiche dopo le violenze seguite alle elezioni presidenziali e legislative di dicembre del 2007, che opposero i sostenitori del presidente Mwai Kibaki, ricandidato a un secondo mandato dal Partito di Unità nazionale, e dell’attuale primo ministro Raila Odinga, del Movimento democratico Orange. Ambedue proclamatisi vincitori delle presidenziali.
Durante la campagna referendaria non sono mancati episodi di violenza. Il più grave a giugno, quando una granata lanciata contro una chiesa della capitale fece sei morti. Le Chiese Cristiane, Cattolica in primis, che dopo il sostegno iniziale al nuovo progetto costituzionale hanno poi fatto campagna per il ‘no’ e per due ragioni:la clausola sul trasferimento dell’inizio della vita dal concepimento alla nascita e il riconoscimento delle corti civili islamiche, le cosiddette ‘kadhi court’, che contrasta con il sistema giurisprudenziale di uno Stato laico, super partes rispetto a tutte le religioni
La questione della terra, soprattutto in regioni dove l’agricoltura è la voce principale dell’economia, è stata il discrimine. Nella Rift Valley, roccaforte dei sostenitori del ‘no’, gli agricoltori temono di perdere i loro appezzamenti: dove la proprietà della terra è decisa dagli amministratori locali, una nuova regolamentazione potrebbe far decadere quelle concessioni smaccatamente clientelari.
I costituzionalisti concordano nel dire che questa nuova Carta è ben articolata e i poteri istituzionali sono ispirati al garantismo. L’approvazione segna un passaggio fondamentale affinché il Kenya possa tornare a votare tra due anni per le presidenziali
Fonte:Direttanews.it
Come era nelle previsioni, la nuova Costituzione del Kenya è stata approvata nel referendum che si è svolto mercoledì: i “sì” sono stati quasi 6 milioni, pari al 67,25 per cento; i “no” hanno superato di poco il 30 per cento. L’affluenza ai seggi è stata del 71 per cento, vale a dire che su oltre 12 milioni di aventi diritto, sono andati a votare circa 8 milioni. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha sangue keniano, si è congratulato con il governo di Nairobi per il pacifico, trasparente e credibile referendum costituzionale che ha definito un significativo passo in avanti per la giovane democrazia del Kenya, la principale economica dell’Africa orientale.
La nuova Costituzione contiene elementi fortemente innovativi: pone le basi per l’agognata riforma fondiaria, limita i poteri del presidente, come avevano chiesto da tempo le opposizioni. L’adozione della nuova Costituzione era una delle misure contenute nel programma di riforme concordato tra le parti politiche dopo le violenze seguite alle elezioni presidenziali e legislative di dicembre del 2007, che opposero i sostenitori del presidente Mwai Kibaki, ricandidato a un secondo mandato dal Partito di Unità nazionale, e dell’attuale primo ministro Raila Odinga, del Movimento democratico Orange. Ambedue proclamatisi vincitori delle presidenziali.
Durante la campagna referendaria non sono mancati episodi di violenza. Il più grave a giugno, quando una granata lanciata contro una chiesa della capitale fece sei morti. Le Chiese Cristiane, Cattolica in primis, che dopo il sostegno iniziale al nuovo progetto costituzionale hanno poi fatto campagna per il ‘no’ e per due ragioni:la clausola sul trasferimento dell’inizio della vita dal concepimento alla nascita e il riconoscimento delle corti civili islamiche, le cosiddette ‘kadhi court’, che contrasta con il sistema giurisprudenziale di uno Stato laico, super partes rispetto a tutte le religioni
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Fonte:Direttanews.it
dolcemagic- Sostenitore
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