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: fratellanza al di sopra delle etnie".....
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: fratellanza al di sopra delle etnie".....
Si chiama "Ujamaaa", che significa "fratellanza al di sopra delle etnie", il progetto che porterà 24 ragazzi in Kenia con l'associazione cuneese Lvia.
PROVARE A VIVERE NEL SUD DEL MONDO, CREARE INTERRELAZIONI TRA I GIOVANI E DIFFONDERE LA CULTURA DEL DIALOGO: QUESTI GLI OBIETTIVI
OSCAR BORGOGNO
- Non so con che spirito i miei compagni di viaggio abbiano deciso di affrontare il cammino che, da martedì 27 luglio, ci porterà ad attraversare il Kenya, paese dell’Africa centrale affacciato sull’oceano Indiano.
Molti di noi sono reduci dalla maturità liceale, altri arrivano dall’ultima sessione d’esami all’università, qualcuno già lavora. In tutto siamo in 24 ad aver scelto di prendere parte al progetto “Ujamaaa”, ideato e realizzato dall’LVIA, l'associazione di Solidarietà e di Cooperazione Internazionale nata nel 1966 a Cuneo con l'obiettivo di operare per lo sviluppo umano e contro le disuguaglianze mondiali.
“Ujamaaa” era il motto del presidente della Tanzania Julius Nyerere e significa, in lingua swahili, “fratellanza al di sopra delle etnie”: in fondo bastano queste poche parole per riassumere gli obiettivi con cui i membri dell’LVIA di don Aldo Benevelli hanno progettato questo viaggio: capire cosa significhi davvero la vita nel sud del mondo, creare interrelazioni tra i giovani e diffondere la cultura del dialogo contro la logica dei conflitti militari. Questo sarà il sesto anno di vita per il progetto Ujamaaa, che ha all’attivo ottimi risultati: dal 2004 ha già coinvolto un totale di quasi 200 ragazzi e altri tre paesi africani interessati oltre al Kenya (Mali, Etisia e Senegal).
Fortunatamente ho avuto la possibilità di confrontarmi con molti di coloro che hanno intrapreso questi viaggi negli anni passati e devo ammettere che è grazie ai loro racconti, descrizioni e consigli che ho deciso di intraprendere a mia volta un’esperienza simile. Ma se qualcuno mi chiedesse il motivo per cui ho preferito l’Africa ad un inter rail (il viaggio per l’Europa che molti miei coetanei intraprendono durante la pausa estiva), avrei qualche difficoltà a rispondere.
Certo, potrei dire che ci sono mille motivi che hanno spinto me, e probabilmente tutti gli altri, a partire per il Kenya: fuggire, almeno per un po’, dalla routine quotidiana, concedersi un po’ di riposo dopo gli esami, il fascino di conoscere persone con culture e stili di vita totalmente differenti dai nostri. Potrei dire tutto questo, e probabilmente molto altro di ciò che abitualmente si sente in giro a proposito di viaggi simili. In realtà, ad essere onesto, il reale motivo della mia scelta non credo di saperlo. Non ancora, perlomeno. Al mio ritorno, magari, avrò le idee più chiare oppure, se sarò abbastanza fortunato da trovare qualche internet point lungo il mio cammino, vi scriverò direttamente dal Kenya.
Insieme ai nostri accompagnatori (Luisa Varetto, Silvia Bobba e Jessica Boretto) abbiamo fatto molti incontri preparatori, nei mesi passati, per affrontare le due settimane del viaggio in maniera consapevole e il più possibile seria: vaccini e profilassi antimalariche naturalmente, approfondimenti sulla geografia dei territori che visiteremo, sulla cucina, le danze, le etnie che compongono la popolazione Keniota e via discorrendo.
Quello di cui fin da ora sono sicuro è che il nostro non sarà un viaggio da turisti svogliati in cerca, magari, del migliore villaggio vacanze in cui divertirsi e abbuffarsi di cibo. Tutt’altro. Verremo a contatto con le grandi contraddizioni che caratterizzano l’Africa del 2010: le ricche ville della capitale, Nairobi, e, a poca distanza, le immense baraccopoli con centinaia di migliaia di uomini costretti a vivere in un inferno di fame e miseria da altri uomini; le colture tipiche del Kenya e le enormi distese con le piantagioni delle multinazionali agro-alimentari come la Monsanto, che devastano i terreni e stravolgono la vita della popolazione locale. Ma probabilmente tutto ciò sarà soltanto una goccia del mare di esperienze che vivrò in Kenya.
Adesso, zaino in spalla e taccuino in tasca, sono pronto per questo viaggio e spero di farvene partecipi anche voi, nel limite delle miei capacità, s’intende. Dimenticavo, tra i miei compagni di viaggio ci sarà anche padre Alex Zanotelli: il suo libro, “Korogocho, alla scuola dei poveri”, mi accompagnerà passo dopo passo lungo il mio cammino africano.
Fonte: Cuneocronaca
PROVARE A VIVERE NEL SUD DEL MONDO, CREARE INTERRELAZIONI TRA I GIOVANI E DIFFONDERE LA CULTURA DEL DIALOGO: QUESTI GLI OBIETTIVI
OSCAR BORGOGNO
- Non so con che spirito i miei compagni di viaggio abbiano deciso di affrontare il cammino che, da martedì 27 luglio, ci porterà ad attraversare il Kenya, paese dell’Africa centrale affacciato sull’oceano Indiano.
Molti di noi sono reduci dalla maturità liceale, altri arrivano dall’ultima sessione d’esami all’università, qualcuno già lavora. In tutto siamo in 24 ad aver scelto di prendere parte al progetto “Ujamaaa”, ideato e realizzato dall’LVIA, l'associazione di Solidarietà e di Cooperazione Internazionale nata nel 1966 a Cuneo con l'obiettivo di operare per lo sviluppo umano e contro le disuguaglianze mondiali.
“Ujamaaa” era il motto del presidente della Tanzania Julius Nyerere e significa, in lingua swahili, “fratellanza al di sopra delle etnie”: in fondo bastano queste poche parole per riassumere gli obiettivi con cui i membri dell’LVIA di don Aldo Benevelli hanno progettato questo viaggio: capire cosa significhi davvero la vita nel sud del mondo, creare interrelazioni tra i giovani e diffondere la cultura del dialogo contro la logica dei conflitti militari. Questo sarà il sesto anno di vita per il progetto Ujamaaa, che ha all’attivo ottimi risultati: dal 2004 ha già coinvolto un totale di quasi 200 ragazzi e altri tre paesi africani interessati oltre al Kenya (Mali, Etisia e Senegal).
Fortunatamente ho avuto la possibilità di confrontarmi con molti di coloro che hanno intrapreso questi viaggi negli anni passati e devo ammettere che è grazie ai loro racconti, descrizioni e consigli che ho deciso di intraprendere a mia volta un’esperienza simile. Ma se qualcuno mi chiedesse il motivo per cui ho preferito l’Africa ad un inter rail (il viaggio per l’Europa che molti miei coetanei intraprendono durante la pausa estiva), avrei qualche difficoltà a rispondere.
Certo, potrei dire che ci sono mille motivi che hanno spinto me, e probabilmente tutti gli altri, a partire per il Kenya: fuggire, almeno per un po’, dalla routine quotidiana, concedersi un po’ di riposo dopo gli esami, il fascino di conoscere persone con culture e stili di vita totalmente differenti dai nostri. Potrei dire tutto questo, e probabilmente molto altro di ciò che abitualmente si sente in giro a proposito di viaggi simili. In realtà, ad essere onesto, il reale motivo della mia scelta non credo di saperlo. Non ancora, perlomeno. Al mio ritorno, magari, avrò le idee più chiare oppure, se sarò abbastanza fortunato da trovare qualche internet point lungo il mio cammino, vi scriverò direttamente dal Kenya.
Insieme ai nostri accompagnatori (Luisa Varetto, Silvia Bobba e Jessica Boretto) abbiamo fatto molti incontri preparatori, nei mesi passati, per affrontare le due settimane del viaggio in maniera consapevole e il più possibile seria: vaccini e profilassi antimalariche naturalmente, approfondimenti sulla geografia dei territori che visiteremo, sulla cucina, le danze, le etnie che compongono la popolazione Keniota e via discorrendo.
Quello di cui fin da ora sono sicuro è che il nostro non sarà un viaggio da turisti svogliati in cerca, magari, del migliore villaggio vacanze in cui divertirsi e abbuffarsi di cibo. Tutt’altro. Verremo a contatto con le grandi contraddizioni che caratterizzano l’Africa del 2010: le ricche ville della capitale, Nairobi, e, a poca distanza, le immense baraccopoli con centinaia di migliaia di uomini costretti a vivere in un inferno di fame e miseria da altri uomini; le colture tipiche del Kenya e le enormi distese con le piantagioni delle multinazionali agro-alimentari come la Monsanto, che devastano i terreni e stravolgono la vita della popolazione locale. Ma probabilmente tutto ciò sarà soltanto una goccia del mare di esperienze che vivrò in Kenya.
Adesso, zaino in spalla e taccuino in tasca, sono pronto per questo viaggio e spero di farvene partecipi anche voi, nel limite delle miei capacità, s’intende. Dimenticavo, tra i miei compagni di viaggio ci sarà anche padre Alex Zanotelli: il suo libro, “Korogocho, alla scuola dei poveri”, mi accompagnerà passo dopo passo lungo il mio cammino africano.
Fonte: Cuneocronaca
dolcemagic- Sostenitore
- Numero di messaggi : 1817
Data d'iscrizione : 23.10.09
Età : 51
Località : Verbania ( lago Maggiore )!!!
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