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Kenya: Amnesty: donne prigioniere.
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Kenya: Amnesty: donne prigioniere.
KENYA. Amnesty: donne prigioniere
07 luglio 2010
"Vivono nella costante minaccia di subire violenza sessuale e per questo rinunciano spesso a uscire dalle loro case"
Le donne e le ragazze degli insediamenti abitativi precari di Nairobi, la capitale del Kenya, vivono nella costante minaccia di subire violenza sessuale e per questo rinunciano spesso a uscire dalle loro case per usare i servizi igienici e i bagni pubblici. È quanto denunciato oggi da Amnesty International, in un nuovo rapporto intitolato "Sicurezza e dignità negate: la vita delle donne negli insediamenti abitativi precari di Nairobi".
Il rapporto spiega come il mancato inserimento di queste aree nei progetti e nei finanziamenti di sviluppo urbano abbia significato un accesso inadeguato ai servizi igienici, cosa che colpisce in modo particolarmente duro le donne che vi risiedono.
"Queste donne diventano prigioniere nelle loro case durante la notte e talvolta anche prima del tramonto. Poiché necessitano di maggiore riservatezza rispetto agli uomini per andare in bagno o fare una doccia, l'inaccessibilità di questi servizi le pone a rischio di stupro e le costringe a restare intrappolate in casa" - ha dichiarato Godfrey Odongo, ricercatore di Amnesty International sull'Africa orientale. "Il fatto che non siano in grado neanche di accedere ai pochi servizi pubblici igienici esistenti le espone al rischio di malattie".
La situazione è aggravata dall'assenza di forze di polizia negli insediamenti abitativi precari. Quando le donne subiscono violenza, è improbabile che riescano a ottenere giustizia. A Kibera, l'insediamento più grande di Nairobi con un milione di abitanti, non c'è un posto di polizia.
"Avevo sempre sottovalutato la minaccia della violenza. Andavo abitualmente alle latrine, salvo quando si era fatto troppo tardi. Questo fino a due mesi fa quando ho rischiato di essere stuprata" - ha dichiarato Amina, 19 anni, dell'insediamento abitativo precario di Mathare.
Alle 7 di sera, Amina è stata circondata da quattro uomini, che l'hanno picchiata e spogliata. Solo le sue grida, che hanno richiamato l'attenzione dei vicini, hanno scongiurato lo stupro. Sebbene conoscesse uno degli uomini, Amina non lo ha denunciato per timore di ritorsioni.
Nell'impossibilità di lasciare le loro case di una sola stanza dopo il tramonto, molte abitanti degli insediamenti informali ricorrono alle "toilette volanti", buste di plastica che vengono poi lanciate fuori per disfarsi del contenuto. Le precarie condizioni igieniche in cui vivono, dovute anche alla grande quantità di escrementi umani depositati all'aperto a causa dell'inadeguato accesso ai servizi igienici, contribuiscono direttamente all'insorgere di malattie e agli elevati costi delle spese mediche.
Altre donne hanno raccontato ad Amnesty International quanto sia umiliante lavarsi di fronte ai parenti e ai bambini.
Anche alla luce del giorno, i bagni pubblici sono scarsi e molto lontani. Secondo fonti ufficiali, solo il 24 per cento degli abitanti degli insediamenti informali di Nairobi ha accesso a servizi igienici in casa.
Nonostante alcuni elementi positivi, le politiche adottate del Kenya riguardo ai risultati prefissati dagli Obiettivi di sviluppo del millennio non tengono conto delle specifiche necessità delle donne che vanno incontro alla violenza a causa della mancanza di servizi igienici adeguati e non affrontano la mancata applicazione delle direttive che impongono ai proprietari delle case e dei terreni di fornire questi servizi.
"C'è una differenza profonda tra quello che il governo dice di voler fare e quello che succede ogni giorno negli insediamenti abitativi precari" - ha sottolineato Odongo. "Le politiche nazionali del Kenya riconoscono il diritto ai servizi igienici, attraverso leggi e regolamenti in vigore. Tuttavia, a causa di decenni di mancato riconoscimento ufficiale degli insediamenti, in queste aree quelle leggi e quei regolamenti non vengono applicati, permettendo ai proprietari delle case e dei terreni di evitare ogni sanzione per non aver messo a disposizione bagni e docce".
Nonostante le politiche nazionali sulla terra, l'incertezza sui titoli legali costituisce a sua volta un problema perdurante per gli abitanti e fa sì che i proprietari delle case e dei terreni non abbiano alcun incentivo a fornire servizi igienici adeguati e a incrementare le misure di sicurezza.
Amnesty International chiede al governo del Kenya di rendere più vincolanti le norme che impongono ai proprietari di costruire servizi igienici e bagni negli insediamenti, anche attraverso contributi economici ai proprietari non in grado di sostenerne i costi.
Il governo deve inoltre adottare misure immediate per migliorare la sicurezza, l'illuminazione e le attività di polizia e garantire che le autorità competenti agiscano in modo coordinato per migliorare la fornitura di acqua e di servizi igienici negli insediamenti.
Entrambi i rapporti fanno parte della campagna globale "Io pretendo dignità", che intende porre fine alle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la povertà. Nell'ambito di questa campagna, Amnesty International chiede a tutti i governi di porre fine agli sgomberi forzati, garantire eguale accesso ai servizi pubblici per le persone che vivono negli insediamenti abitativi precari e assicurarne la partecipazione attiva alle decisioni riguardanti le loro vite.
Fonte: Vita.it
07 luglio 2010
"Vivono nella costante minaccia di subire violenza sessuale e per questo rinunciano spesso a uscire dalle loro case"
Le donne e le ragazze degli insediamenti abitativi precari di Nairobi, la capitale del Kenya, vivono nella costante minaccia di subire violenza sessuale e per questo rinunciano spesso a uscire dalle loro case per usare i servizi igienici e i bagni pubblici. È quanto denunciato oggi da Amnesty International, in un nuovo rapporto intitolato "Sicurezza e dignità negate: la vita delle donne negli insediamenti abitativi precari di Nairobi".
Il rapporto spiega come il mancato inserimento di queste aree nei progetti e nei finanziamenti di sviluppo urbano abbia significato un accesso inadeguato ai servizi igienici, cosa che colpisce in modo particolarmente duro le donne che vi risiedono.
"Queste donne diventano prigioniere nelle loro case durante la notte e talvolta anche prima del tramonto. Poiché necessitano di maggiore riservatezza rispetto agli uomini per andare in bagno o fare una doccia, l'inaccessibilità di questi servizi le pone a rischio di stupro e le costringe a restare intrappolate in casa" - ha dichiarato Godfrey Odongo, ricercatore di Amnesty International sull'Africa orientale. "Il fatto che non siano in grado neanche di accedere ai pochi servizi pubblici igienici esistenti le espone al rischio di malattie".
La situazione è aggravata dall'assenza di forze di polizia negli insediamenti abitativi precari. Quando le donne subiscono violenza, è improbabile che riescano a ottenere giustizia. A Kibera, l'insediamento più grande di Nairobi con un milione di abitanti, non c'è un posto di polizia.
"Avevo sempre sottovalutato la minaccia della violenza. Andavo abitualmente alle latrine, salvo quando si era fatto troppo tardi. Questo fino a due mesi fa quando ho rischiato di essere stuprata" - ha dichiarato Amina, 19 anni, dell'insediamento abitativo precario di Mathare.
Alle 7 di sera, Amina è stata circondata da quattro uomini, che l'hanno picchiata e spogliata. Solo le sue grida, che hanno richiamato l'attenzione dei vicini, hanno scongiurato lo stupro. Sebbene conoscesse uno degli uomini, Amina non lo ha denunciato per timore di ritorsioni.
Nell'impossibilità di lasciare le loro case di una sola stanza dopo il tramonto, molte abitanti degli insediamenti informali ricorrono alle "toilette volanti", buste di plastica che vengono poi lanciate fuori per disfarsi del contenuto. Le precarie condizioni igieniche in cui vivono, dovute anche alla grande quantità di escrementi umani depositati all'aperto a causa dell'inadeguato accesso ai servizi igienici, contribuiscono direttamente all'insorgere di malattie e agli elevati costi delle spese mediche.
Altre donne hanno raccontato ad Amnesty International quanto sia umiliante lavarsi di fronte ai parenti e ai bambini.
Anche alla luce del giorno, i bagni pubblici sono scarsi e molto lontani. Secondo fonti ufficiali, solo il 24 per cento degli abitanti degli insediamenti informali di Nairobi ha accesso a servizi igienici in casa.
Nonostante alcuni elementi positivi, le politiche adottate del Kenya riguardo ai risultati prefissati dagli Obiettivi di sviluppo del millennio non tengono conto delle specifiche necessità delle donne che vanno incontro alla violenza a causa della mancanza di servizi igienici adeguati e non affrontano la mancata applicazione delle direttive che impongono ai proprietari delle case e dei terreni di fornire questi servizi.
"C'è una differenza profonda tra quello che il governo dice di voler fare e quello che succede ogni giorno negli insediamenti abitativi precari" - ha sottolineato Odongo. "Le politiche nazionali del Kenya riconoscono il diritto ai servizi igienici, attraverso leggi e regolamenti in vigore. Tuttavia, a causa di decenni di mancato riconoscimento ufficiale degli insediamenti, in queste aree quelle leggi e quei regolamenti non vengono applicati, permettendo ai proprietari delle case e dei terreni di evitare ogni sanzione per non aver messo a disposizione bagni e docce".
Nonostante le politiche nazionali sulla terra, l'incertezza sui titoli legali costituisce a sua volta un problema perdurante per gli abitanti e fa sì che i proprietari delle case e dei terreni non abbiano alcun incentivo a fornire servizi igienici adeguati e a incrementare le misure di sicurezza.
Amnesty International chiede al governo del Kenya di rendere più vincolanti le norme che impongono ai proprietari di costruire servizi igienici e bagni negli insediamenti, anche attraverso contributi economici ai proprietari non in grado di sostenerne i costi.
Il governo deve inoltre adottare misure immediate per migliorare la sicurezza, l'illuminazione e le attività di polizia e garantire che le autorità competenti agiscano in modo coordinato per migliorare la fornitura di acqua e di servizi igienici negli insediamenti.
Entrambi i rapporti fanno parte della campagna globale "Io pretendo dignità", che intende porre fine alle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la povertà. Nell'ambito di questa campagna, Amnesty International chiede a tutti i governi di porre fine agli sgomberi forzati, garantire eguale accesso ai servizi pubblici per le persone che vivono negli insediamenti abitativi precari e assicurarne la partecipazione attiva alle decisioni riguardanti le loro vite.
Fonte: Vita.it
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