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Le donne africane meritano il premio Nobel per la pace
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Le donne africane meritano il premio Nobel per la pace
Africa – Le donne africane meritano il premio Nobel per la pace
Un premio collettivo alle donne servirebbe a far conoscere una realtà ignorata. Sarebbe un richiamo alla coscienza del pianeta come lo è in questi giorni il Sinodo dei vescovi dedicato all Africa. È già accaduto che il Nobel per la pace sia stato collettivo, cioè assegnato a una organizzazione o a un gruppo come Amnesty International e Medici senza frontiere. Ma ora c’è la proposta strabiliante di candidare al Nobel per la pace 2010 tutte le donne africane. L’idea è nata durante il seminario internazionale per un patto tra Europa e Africa che s’è tenuto a Dakar, in Senegal, nel dicembre del 2008.
È nato un comitato con la sigla Noppaw (Nobel peace prize for african women), lo affiancano il Cipsi, coordinamento di 47 associazioni di solidarietà, e la Onlus Chiama l’Africa. Insieme stanno raccogliendo le firme per la candidatura; chi desidera sostenerla può andare al sito Internet www.noppaw.org. Che se ne farebbero le donne africane di un tale riconoscimento? Si capisce che la maggior parte neanche lo verrebbe a sapere ed è impensabile che povertà e sottosviluppo possano cambiare solo perché a Oslo ci sarà, forse, una premiazione così singolare. Ma il Nobel ha soprattutto un significato simbolico. Vale come messaggio e denuncia, serve a far conoscere una realtà ignorata, porta a riflettere su una condizione umana spesso disumana, sulle ingiustizie e le disparità sociali che affliggono un continente. Ed è un richiamo alla coscienza del pianeta benessere verso il pianeta malessere. Come lo è, in questi giorni, il Sinodo dei vescovi sull’Africa che si tiene in Vaticano . «L’Africa cammina con i piedi delle donne», dice il comunicato che informa sulla candidatura al Nobel. Le africane camminano per trovare l’acqua, raccogliere la legna, procacciare il cibo, andare al mercato per vendere quel poco che tirano su dai campi. Camminano per salvarsi dai pericoli, nelle zone straziate dai conflitti. O per sfuggire alla siccità, in un continente che è il primo a soffrire i guasti del clima. Portano sulla schiena il bambino che ancora non cammina, tengono per mano i più grandini, spesso figli altrui orfani o abbandonati. La cura della prole tocca tutta alle madri in una società dove i padri sono indifferenti, o pigri, o lontani per guerre e lotte tribali.
Anche l’economia africana cammina con le donne. In questi ultimi anni, sono nate migliaia di minuscole imprese al femminile con l’aiuto del microcredito, attive in agricoltura, nel commercio, nell’artigianato , nella piccola industria. Intanto si fa avanti una generazione di politiche d’alto livello, come Gertrude Mongella, presidente del parlamento panafricano, ed Ellen Johnson-Sirleaf che guida la Liberia. Nell’Africa rapinata delle sue ricchezze naturali dallo sfruttamento straniero, umiliata dal malgoverno e dalla corruzione..
Fonte:Famiglia cristiana
Un premio collettivo alle donne servirebbe a far conoscere una realtà ignorata. Sarebbe un richiamo alla coscienza del pianeta come lo è in questi giorni il Sinodo dei vescovi dedicato all Africa. È già accaduto che il Nobel per la pace sia stato collettivo, cioè assegnato a una organizzazione o a un gruppo come Amnesty International e Medici senza frontiere. Ma ora c’è la proposta strabiliante di candidare al Nobel per la pace 2010 tutte le donne africane. L’idea è nata durante il seminario internazionale per un patto tra Europa e Africa che s’è tenuto a Dakar, in Senegal, nel dicembre del 2008.
È nato un comitato con la sigla Noppaw (Nobel peace prize for african women), lo affiancano il Cipsi, coordinamento di 47 associazioni di solidarietà, e la Onlus Chiama l’Africa. Insieme stanno raccogliendo le firme per la candidatura; chi desidera sostenerla può andare al sito Internet www.noppaw.org. Che se ne farebbero le donne africane di un tale riconoscimento? Si capisce che la maggior parte neanche lo verrebbe a sapere ed è impensabile che povertà e sottosviluppo possano cambiare solo perché a Oslo ci sarà, forse, una premiazione così singolare. Ma il Nobel ha soprattutto un significato simbolico. Vale come messaggio e denuncia, serve a far conoscere una realtà ignorata, porta a riflettere su una condizione umana spesso disumana, sulle ingiustizie e le disparità sociali che affliggono un continente. Ed è un richiamo alla coscienza del pianeta benessere verso il pianeta malessere. Come lo è, in questi giorni, il Sinodo dei vescovi sull’Africa che si tiene in Vaticano . «L’Africa cammina con i piedi delle donne», dice il comunicato che informa sulla candidatura al Nobel. Le africane camminano per trovare l’acqua, raccogliere la legna, procacciare il cibo, andare al mercato per vendere quel poco che tirano su dai campi. Camminano per salvarsi dai pericoli, nelle zone straziate dai conflitti. O per sfuggire alla siccità, in un continente che è il primo a soffrire i guasti del clima. Portano sulla schiena il bambino che ancora non cammina, tengono per mano i più grandini, spesso figli altrui orfani o abbandonati. La cura della prole tocca tutta alle madri in una società dove i padri sono indifferenti, o pigri, o lontani per guerre e lotte tribali.
Anche l’economia africana cammina con le donne. In questi ultimi anni, sono nate migliaia di minuscole imprese al femminile con l’aiuto del microcredito, attive in agricoltura, nel commercio, nell’artigianato , nella piccola industria. Intanto si fa avanti una generazione di politiche d’alto livello, come Gertrude Mongella, presidente del parlamento panafricano, ed Ellen Johnson-Sirleaf che guida la Liberia. Nell’Africa rapinata delle sue ricchezze naturali dallo sfruttamento straniero, umiliata dal malgoverno e dalla corruzione..
Fonte:Famiglia cristiana
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Le donne africane hanno una marcia in più
Quanto riportato sopra è la fotografia reale della posizione della donna africana in tutto il contesto sociale e famigliare.
E' un drago,passatemi il termine, in tutte le sue funzioni e nella dura legge della sopravvivenza nel continente nero.
Quindi se viene riconosciuto il premio Nobel alle donne africane sarebbe un attestato di grande riconoscenza per quanto fanno.
Fio
E' un drago,passatemi il termine, in tutte le sue funzioni e nella dura legge della sopravvivenza nel continente nero.
Quindi se viene riconosciuto il premio Nobel alle donne africane sarebbe un attestato di grande riconoscenza per quanto fanno.
Fio
fio- Sostenitore
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Località : Como-Malindi-Africa
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