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Kenya, l' ultima guerra tra uomo e animale
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Kenya, l' ultima guerra tra uomo e animale
Kenya, l' ultima guerra tra uomo e animale
i bracconieri sono sconfitti ma ora elefanti e zebre devono difendersi dall' assedio dei contadini e dei turisti. le promesse di Nairobi: " austerity e democrazia " . ne parliamo con George Saitoti , vicepresidente e ministro della Pianificazione uno degli uomini piu' vicini al presidente.
DAL NOSTRO INVIATO SARA GANDOLFI, NAIROBI . Era la Perla dell' Africa. Immense distese di terra vergine e branchi di animali selvaggi in liberta' . Patria della savana e della caccia grossa, delle piantagioni di caffe' e dei campi dorati di mais. Qui batteva il cuore di una scrittrice come Karen Blixen che divento' la musa della nostalgia coloniale. Qui si riponevano le piu' forti speranze del continente nero che sognava di rincorrere il mondo ricco anche senza l' aiuto dei bianchi. Provate a spiegarlo, oggi, al signor Asembo. Ha poco piu' di trent' anni, il volto bruciato dal sole e i piedi sempre scalzi, quattro figli a carico e una moglie che ogni giorno taglia e brucia otto chili di legna per cucinare i pasti. Il suo fazzoletto di terra, mezzo ettaro in tutto sulle sponde del lago Victoria, a malapena gli garantisce il cibo per sopravvivere. "Guadagno un dollaro al giorno . spiega in swahili . i fertilizzanti non li posso proprio comprare". I suoi bambini hanno il destino segnato: le femmine si sposeranno a sedici anni, i maschi si divideranno quella terra ormai esausta. Chi restera' a mani vuote si spostera' verso le zone semi aride, che coprono i due terzi del Paese. Entrera' in conflitto con i pastori Masai e gli animali, lottera' per sopravvivere. Questo e' il Kenya di oggi. Pochi elefanti, qualche sparuto branco di rinoceronti, una massa di contadini poverissimi. E tanta terra che non produce quasi piu' nulla perche' coltivata troppo intensamente da una popolazione che cresce al ritmo del 4 per cento all' anno, uno dei piu' alti del pianeta. "Per il Kenya e' una beffa . commenta un diplomatico a Nairobi .. Hanno fermato la caccia grossa fin dagli anni ' 70, sono riusciti a bloccare i bracconieri che facevano strage di elefanti mettendo fuori legge il traffico di avorio nell' 89. E ora scoprono una nuova minaccia, forse la piu' difficile da sventare: la guerra per le risorse fra contadini e animali". Zebre, bufali, antilopi ma anche elefanti, giraffe e leoni tornano nel mirino dell' uomo. A puntarli non e' piu' la canna del turista in cerca di emozioni o del cacciatore di frodo venuto dalla Somalia e dalla Tanzania ma il contadino in miseria, che non riesce a capire perche' la salvezza di un animale conti piu' della propria sopravvivenza. Cosi' ormai quasi tutte le riserve del Kenya, unici santuari sicuri per gli animali selvaggi, sono recintate elettricamente per fermare l' assalto degli uomini. Il Kenya Wildlife Service, l' ente che gestisce gran parte dei parchi e centinaia di ranger incaricati di proteggerli, ha gia' ottenuto aiuti per 143 milioni di dollari dalla Banca mondiale e da sei donatori come Germania, Cee, USA e Giappone per pagare i conti. Ma la vera speranza e' il turismo. Ogni leone dell' Amboseli National Park fa guadagnare al Kenya piu' di 20 milioni di lire l' anno. Per una mandria di elefanti si arriva quasi a 700 milioni. Soldi che forse potrebbero convincere i contadini ad abbandonare la zappa e a diventare "operatori turistici". "Abbiamo istituito un programma per far capire alla popolazione che gli animali sono una risorsa naturale molto redditizia . spiega Carol Mwai, assistente del noto ambientalista Richard Leakey che ha temporaneamente abbandonato la guida del KWS a causa di un incidente aereo .. Destiniamo il 25 per cento dei guadagni provenienti dalla vendita dei biglietti alle comunita' che vivono vicino ai parchi: li aiutiamo a costruire scuole, ospedali, cisterne per l' acqua. Ma e' difficile cambiare la mentalita' di questa gente". "I contadini poveri non appoggeranno mai i programmi ambientalistici se il loro unico effetto e' di creare condizioni migliori per le generazioni future . ammette Donald Brown, vicepresidente dell' Ifad, l' agenzia Onu per lo sviluppo agricolo che ha varato sei programmi d' assistenza al Kenya .. Anche la generazione dell' oggi deve mangiare". Perfino le giraffe del Nairobi National Park forse hanno qualcosa da obiettare: se ne stanno ferme e un po' inebetite davanti agli obiettivi dei turisti. Ormai sono abituate a quei goffi signori vestiti di kaki e a quel mare di range rover che investe la loro terra, ma probabilmente invidiano le compagne che corrono fuori dai recinti nelle zone Masai, a poche centinaia di chilometri dalla capitale. In pericolo ma davvero libere. L' intero Paese rischia di diventare una grande Disneyland, vittima di un turismo di massa (quasi un milione di visitatori l' anno) certamente redditizio ma molto lontano dall' eco turismo che dovrebbe proteggere la natura africana. E non e' l' unico problema. Arrivera' un giorno in cui anche il Kenya, come i Paesi a Sud dello Zambesi che si sono opposti al bando del traffico d' avorio, si trovera' con troppi animali selvatici e sara' costretto ad abbatterli. Succede gia' per alcune specie come le antilopi alcine, le antilopi d' acqua, le zebre. E anche l' elefante che rischiava l' estinzione (oggi se ne contano 26 mila in Kenya) potrebbe tornare ad essere carne da macello. O, detto in modo diplomatico, del cosiddetto "culling", l' abbattimento selezionato dei pachidermi in soprannumero. E in quel caso, sussurrano a Nairobi, anche noi riprenderemo la vendita delle sue preziose zanne.
FONTE: Corriere del ticino CH
i bracconieri sono sconfitti ma ora elefanti e zebre devono difendersi dall' assedio dei contadini e dei turisti. le promesse di Nairobi: " austerity e democrazia " . ne parliamo con George Saitoti , vicepresidente e ministro della Pianificazione uno degli uomini piu' vicini al presidente.
DAL NOSTRO INVIATO SARA GANDOLFI, NAIROBI . Era la Perla dell' Africa. Immense distese di terra vergine e branchi di animali selvaggi in liberta' . Patria della savana e della caccia grossa, delle piantagioni di caffe' e dei campi dorati di mais. Qui batteva il cuore di una scrittrice come Karen Blixen che divento' la musa della nostalgia coloniale. Qui si riponevano le piu' forti speranze del continente nero che sognava di rincorrere il mondo ricco anche senza l' aiuto dei bianchi. Provate a spiegarlo, oggi, al signor Asembo. Ha poco piu' di trent' anni, il volto bruciato dal sole e i piedi sempre scalzi, quattro figli a carico e una moglie che ogni giorno taglia e brucia otto chili di legna per cucinare i pasti. Il suo fazzoletto di terra, mezzo ettaro in tutto sulle sponde del lago Victoria, a malapena gli garantisce il cibo per sopravvivere. "Guadagno un dollaro al giorno . spiega in swahili . i fertilizzanti non li posso proprio comprare". I suoi bambini hanno il destino segnato: le femmine si sposeranno a sedici anni, i maschi si divideranno quella terra ormai esausta. Chi restera' a mani vuote si spostera' verso le zone semi aride, che coprono i due terzi del Paese. Entrera' in conflitto con i pastori Masai e gli animali, lottera' per sopravvivere. Questo e' il Kenya di oggi. Pochi elefanti, qualche sparuto branco di rinoceronti, una massa di contadini poverissimi. E tanta terra che non produce quasi piu' nulla perche' coltivata troppo intensamente da una popolazione che cresce al ritmo del 4 per cento all' anno, uno dei piu' alti del pianeta. "Per il Kenya e' una beffa . commenta un diplomatico a Nairobi .. Hanno fermato la caccia grossa fin dagli anni ' 70, sono riusciti a bloccare i bracconieri che facevano strage di elefanti mettendo fuori legge il traffico di avorio nell' 89. E ora scoprono una nuova minaccia, forse la piu' difficile da sventare: la guerra per le risorse fra contadini e animali". Zebre, bufali, antilopi ma anche elefanti, giraffe e leoni tornano nel mirino dell' uomo. A puntarli non e' piu' la canna del turista in cerca di emozioni o del cacciatore di frodo venuto dalla Somalia e dalla Tanzania ma il contadino in miseria, che non riesce a capire perche' la salvezza di un animale conti piu' della propria sopravvivenza. Cosi' ormai quasi tutte le riserve del Kenya, unici santuari sicuri per gli animali selvaggi, sono recintate elettricamente per fermare l' assalto degli uomini. Il Kenya Wildlife Service, l' ente che gestisce gran parte dei parchi e centinaia di ranger incaricati di proteggerli, ha gia' ottenuto aiuti per 143 milioni di dollari dalla Banca mondiale e da sei donatori come Germania, Cee, USA e Giappone per pagare i conti. Ma la vera speranza e' il turismo. Ogni leone dell' Amboseli National Park fa guadagnare al Kenya piu' di 20 milioni di lire l' anno. Per una mandria di elefanti si arriva quasi a 700 milioni. Soldi che forse potrebbero convincere i contadini ad abbandonare la zappa e a diventare "operatori turistici". "Abbiamo istituito un programma per far capire alla popolazione che gli animali sono una risorsa naturale molto redditizia . spiega Carol Mwai, assistente del noto ambientalista Richard Leakey che ha temporaneamente abbandonato la guida del KWS a causa di un incidente aereo .. Destiniamo il 25 per cento dei guadagni provenienti dalla vendita dei biglietti alle comunita' che vivono vicino ai parchi: li aiutiamo a costruire scuole, ospedali, cisterne per l' acqua. Ma e' difficile cambiare la mentalita' di questa gente". "I contadini poveri non appoggeranno mai i programmi ambientalistici se il loro unico effetto e' di creare condizioni migliori per le generazioni future . ammette Donald Brown, vicepresidente dell' Ifad, l' agenzia Onu per lo sviluppo agricolo che ha varato sei programmi d' assistenza al Kenya .. Anche la generazione dell' oggi deve mangiare". Perfino le giraffe del Nairobi National Park forse hanno qualcosa da obiettare: se ne stanno ferme e un po' inebetite davanti agli obiettivi dei turisti. Ormai sono abituate a quei goffi signori vestiti di kaki e a quel mare di range rover che investe la loro terra, ma probabilmente invidiano le compagne che corrono fuori dai recinti nelle zone Masai, a poche centinaia di chilometri dalla capitale. In pericolo ma davvero libere. L' intero Paese rischia di diventare una grande Disneyland, vittima di un turismo di massa (quasi un milione di visitatori l' anno) certamente redditizio ma molto lontano dall' eco turismo che dovrebbe proteggere la natura africana. E non e' l' unico problema. Arrivera' un giorno in cui anche il Kenya, come i Paesi a Sud dello Zambesi che si sono opposti al bando del traffico d' avorio, si trovera' con troppi animali selvatici e sara' costretto ad abbatterli. Succede gia' per alcune specie come le antilopi alcine, le antilopi d' acqua, le zebre. E anche l' elefante che rischiava l' estinzione (oggi se ne contano 26 mila in Kenya) potrebbe tornare ad essere carne da macello. O, detto in modo diplomatico, del cosiddetto "culling", l' abbattimento selezionato dei pachidermi in soprannumero. E in quel caso, sussurrano a Nairobi, anche noi riprenderemo la vendita delle sue preziose zanne.
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