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Prime esperienze di volontariato
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Prime esperienze di volontariato
Prime esperienze di volontariato
Esattamente in questo momento sono a Majengo un quartiere di Nairobi.
.E' stata una esperienza assolutamente fantastica, indimenticabile.
Facevo parte di un gruppo di 6 volontari : ci siamo presi cura dei bambini all'orfanotrofio e abbiamo aiutato "i grandi" nelle loro attività trasportando sabbia, sassi, malta e mattoni per ampliare i locali stracolmi di cioccolatini vocianti.
Quel posto è magico: per tutto il tempo che ho trascorso lì sono riuscito ad essere felice, strafelice. I bambini ti estraggono una forza e una voglia di giocare e scherzare che non si pensa di avere. E la gente del posto sono così gentili, amichevoli, energiche e sembrano così interessate a te!! È facile farsi nuovi amici! E senti sempre il bisogno di dare qualcosa, non necessariamente soldi o regali, ma un sorriso, una stretta di mano, un saluto, un "ahsante sana"
Ero l'unico volontario comasco nel gruppo di cui facevo parte ma ho considerato questa situazione come un punto di forza ho legato molto con i due bergamaschi e i tre abruzzesi che erano con me, i dialetti si mischiavano con l'inglese e lo swahili e' stato molto divertente questo "scambio culturale" con i locali ci si capiva più a gesti che a parole.
Dopo 7 giorni di lavoro decisamente intenso ma non faticoso ci siamo concessi una visita del quartiere di Majengo: strade affollate di pedoni e veicoli, negozi e bancarelle improvvisate fincheggiano le strade in cui ogni venditore ha un prodotto da offrire, i loro richiami rumorosi e competitivi, riempiono l'aria carica di fumi e di polvere. Nonostante la mancanza di fognature, scuole e ospedali quartieri poveri come quelli di Majengo ospitano più della metà dei quasi tre milioni di abitanti di Nairobi, il tutto i una bolgia infernale.
La seconda settimana, i bergamaschi ci hanno lasciato per rientrare in Italia, noi abbiamo continuato il nostro lavoro,sistemando il pavimento di alcune stanze, pitturando e sistemando l'impianto elettrico cercando in tutti i modi di dargli un apparenza di sicurezza, sopratutto pensando ai bambini che ci andavano a mettere le mani.
Purtroppo non c'è l'acqua corrente, è da tempo che il comune promette di fare gli allacciamenti, quindi ci si lava con i secchi.
I bambini ti chiamano "mzungo" tu puoi rispondere "jambo" la cena è alle 6 del pomeriggio e quindi c’è un sacco di tempo libero;si gira per le starde e spesso ci portiamo anche qualche bambino per prendere loro un gelato o la famosa banana fritta, assolutamente fantastica.
15 giorni purtroppo finiscono in fretta e giunge anche il momento di partire, saremo sostituiti da un'altra squadra che continuerà con i lavori, a me rimane la grande soddisfazione di evere impiegato bene la mia vacanza.
Infine, consiglierei questa esperienza soprattutto a chi non ha mai sperimentato qualcosa del genere, vorrebbe tentare, ma è indeciso, dato che per quanto ci si possa preparare, leggendo guide sul Kenya o i resoconti di altri volontari , non si può mai sapere cosa ci si aspetta, perché si cambia proprio mondo! Punto di debolezza però è la durata, forse due settimane sono poche, è comunque necessario un po’ di rodaggio per abituarsi ad uno stile di vita diverso e, quando ci si abitua, arriva il momento di lasciare tutto. Ma questo lo si dice dopo, dopo essere tornati, quando si pensa “Vorrei essere ancora lì”. In ogni caso, qualsiasi cosa deve essere fatta passo per passo, penso che sia abbastanza saggio iniziare con brevi periodi, poi c’è sempre la possibilità di ritornare.
FONTE: La mia Africa di Zeta Effe
Esattamente in questo momento sono a Majengo un quartiere di Nairobi.
.E' stata una esperienza assolutamente fantastica, indimenticabile.
Facevo parte di un gruppo di 6 volontari : ci siamo presi cura dei bambini all'orfanotrofio e abbiamo aiutato "i grandi" nelle loro attività trasportando sabbia, sassi, malta e mattoni per ampliare i locali stracolmi di cioccolatini vocianti.
Quel posto è magico: per tutto il tempo che ho trascorso lì sono riuscito ad essere felice, strafelice. I bambini ti estraggono una forza e una voglia di giocare e scherzare che non si pensa di avere. E la gente del posto sono così gentili, amichevoli, energiche e sembrano così interessate a te!! È facile farsi nuovi amici! E senti sempre il bisogno di dare qualcosa, non necessariamente soldi o regali, ma un sorriso, una stretta di mano, un saluto, un "ahsante sana"
Ero l'unico volontario comasco nel gruppo di cui facevo parte ma ho considerato questa situazione come un punto di forza ho legato molto con i due bergamaschi e i tre abruzzesi che erano con me, i dialetti si mischiavano con l'inglese e lo swahili e' stato molto divertente questo "scambio culturale" con i locali ci si capiva più a gesti che a parole.
Dopo 7 giorni di lavoro decisamente intenso ma non faticoso ci siamo concessi una visita del quartiere di Majengo: strade affollate di pedoni e veicoli, negozi e bancarelle improvvisate fincheggiano le strade in cui ogni venditore ha un prodotto da offrire, i loro richiami rumorosi e competitivi, riempiono l'aria carica di fumi e di polvere. Nonostante la mancanza di fognature, scuole e ospedali quartieri poveri come quelli di Majengo ospitano più della metà dei quasi tre milioni di abitanti di Nairobi, il tutto i una bolgia infernale.
La seconda settimana, i bergamaschi ci hanno lasciato per rientrare in Italia, noi abbiamo continuato il nostro lavoro,sistemando il pavimento di alcune stanze, pitturando e sistemando l'impianto elettrico cercando in tutti i modi di dargli un apparenza di sicurezza, sopratutto pensando ai bambini che ci andavano a mettere le mani.
Purtroppo non c'è l'acqua corrente, è da tempo che il comune promette di fare gli allacciamenti, quindi ci si lava con i secchi.
I bambini ti chiamano "mzungo" tu puoi rispondere "jambo" la cena è alle 6 del pomeriggio e quindi c’è un sacco di tempo libero;si gira per le starde e spesso ci portiamo anche qualche bambino per prendere loro un gelato o la famosa banana fritta, assolutamente fantastica.
15 giorni purtroppo finiscono in fretta e giunge anche il momento di partire, saremo sostituiti da un'altra squadra che continuerà con i lavori, a me rimane la grande soddisfazione di evere impiegato bene la mia vacanza.
Infine, consiglierei questa esperienza soprattutto a chi non ha mai sperimentato qualcosa del genere, vorrebbe tentare, ma è indeciso, dato che per quanto ci si possa preparare, leggendo guide sul Kenya o i resoconti di altri volontari , non si può mai sapere cosa ci si aspetta, perché si cambia proprio mondo! Punto di debolezza però è la durata, forse due settimane sono poche, è comunque necessario un po’ di rodaggio per abituarsi ad uno stile di vita diverso e, quando ci si abitua, arriva il momento di lasciare tutto. Ma questo lo si dice dopo, dopo essere tornati, quando si pensa “Vorrei essere ancora lì”. In ogni caso, qualsiasi cosa deve essere fatta passo per passo, penso che sia abbastanza saggio iniziare con brevi periodi, poi c’è sempre la possibilità di ritornare.
FONTE: La mia Africa di Zeta Effe
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Località : Como-Malindi-Africa
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