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Tour di Clinton per riconquistare egemonia perduta
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Tour di Clinton per riconquistare egemonia perduta
Africa/ Tour di Clinton per riconquistare egemonia perduta-La Cina è ora il primo partner commerciale del continente.
Trenta capre e quaranta mucche sono un'offerta di tutto rispetto per la mano di Chealsea Clinton. C'è voluta una battuta, straordinaria in vero, del segretario di Stato americano Hillary Clinton per far parlare i giornali americani del viaggio in Africa, in una settimana dominata dal rilascio di due giornaliste americane condannate ai lavori forzati in Corea del Nord, un successo diplomatico che porta la sigla di Hillary e Bill Clinton. Ma l'attenzione alla questione africana è doverosa perché la missione, in sette paesi del continente, si pone un obiettivo ambizioso: frenare la marcia della Cina che ormai ha scalzato gli Stati Uniti diventando il primo partner commerciale dell'Africa. Chelsea a parte, nel 2008 gli scambi commerciali con l'Africa subsahariana sono cresciuti del 28 per cento nel 2008, in verità il dato è in larga misura conseguenza dell'incremento del prezzo del petrolio, che rappresenta oltre l'80 per cento delle importazioni dall'Africa agli Stati Uniti, per un totale di 104 miliardi di dollari. Il dato significativo è piuttosto un altro: negli ultimi dieci anni la Cina ha completato la conquista dell'Africa portando a 107 miliardi gli scambi con l'Africa, superando, seppure di poco, gli Stati Uniti. Secondo gli analisti la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio l'economia americana e quelle europee e l'inevitabile calo degli investimenti all'estero, lasceranno il campo ancora più libero alla Cina. Il paradosso, quindi, per Barack Obama, il primo presidente americano di origini africane, è prendere atto che l'egemonia in Africa non c'è più e va ricostruita. A poco vale l'immensa popolarità di Obama, che ha fatto subito dopo il G8 dell'Aquila la sua prima visita ufficiale in Ghana. Le tappe di Clinton includono Kenya, Sudafrica (dove si trova da ieri sera), Angola, Congo, Nigeria, Liberia e Cape Verde. Nel febbraio scorso il presidente cinese Hu Jintao ha fatto un tour africano che lo ha portato in Mali, Senegal, Tanzania e Mauritius offrendo la cooperazione commerciale di Pechino in un momento in cui l'Occidente è bloccato dalla recessione. Gli esempi sono numerosi. A luglio la Cina ha siglato un accordo da 3,6 miliardi di dollari per lo sfruttamento di giacimenti di rame in Zambia; la Banca industriale e commerciale cinese ha chiuso sessanta transazioni con la principale banca africana per asset, la Standard Bank, rilevandone anche il 20 per cento della proprietà per un totale di 5,8 miliardi di investimenti. L'America non può perdere terreno in Africa, che custodisce un terzo delle risorse minerarie del pianeta. Alle prese con una congiuntura sfavorevole, Clinton (e Obama) insistono sul carattere ideale dell'influenza americana. L'ex first lady ha insistito sulla lotta alla corruzione e la diffusione di istanze di uguaglianza, misurandosi con le mille contraddizioni del continente, dalla Somalia allo Zimbabwe..
FONTE: APCOM
Trenta capre e quaranta mucche sono un'offerta di tutto rispetto per la mano di Chealsea Clinton. C'è voluta una battuta, straordinaria in vero, del segretario di Stato americano Hillary Clinton per far parlare i giornali americani del viaggio in Africa, in una settimana dominata dal rilascio di due giornaliste americane condannate ai lavori forzati in Corea del Nord, un successo diplomatico che porta la sigla di Hillary e Bill Clinton. Ma l'attenzione alla questione africana è doverosa perché la missione, in sette paesi del continente, si pone un obiettivo ambizioso: frenare la marcia della Cina che ormai ha scalzato gli Stati Uniti diventando il primo partner commerciale dell'Africa. Chelsea a parte, nel 2008 gli scambi commerciali con l'Africa subsahariana sono cresciuti del 28 per cento nel 2008, in verità il dato è in larga misura conseguenza dell'incremento del prezzo del petrolio, che rappresenta oltre l'80 per cento delle importazioni dall'Africa agli Stati Uniti, per un totale di 104 miliardi di dollari. Il dato significativo è piuttosto un altro: negli ultimi dieci anni la Cina ha completato la conquista dell'Africa portando a 107 miliardi gli scambi con l'Africa, superando, seppure di poco, gli Stati Uniti. Secondo gli analisti la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio l'economia americana e quelle europee e l'inevitabile calo degli investimenti all'estero, lasceranno il campo ancora più libero alla Cina. Il paradosso, quindi, per Barack Obama, il primo presidente americano di origini africane, è prendere atto che l'egemonia in Africa non c'è più e va ricostruita. A poco vale l'immensa popolarità di Obama, che ha fatto subito dopo il G8 dell'Aquila la sua prima visita ufficiale in Ghana. Le tappe di Clinton includono Kenya, Sudafrica (dove si trova da ieri sera), Angola, Congo, Nigeria, Liberia e Cape Verde. Nel febbraio scorso il presidente cinese Hu Jintao ha fatto un tour africano che lo ha portato in Mali, Senegal, Tanzania e Mauritius offrendo la cooperazione commerciale di Pechino in un momento in cui l'Occidente è bloccato dalla recessione. Gli esempi sono numerosi. A luglio la Cina ha siglato un accordo da 3,6 miliardi di dollari per lo sfruttamento di giacimenti di rame in Zambia; la Banca industriale e commerciale cinese ha chiuso sessanta transazioni con la principale banca africana per asset, la Standard Bank, rilevandone anche il 20 per cento della proprietà per un totale di 5,8 miliardi di investimenti. L'America non può perdere terreno in Africa, che custodisce un terzo delle risorse minerarie del pianeta. Alle prese con una congiuntura sfavorevole, Clinton (e Obama) insistono sul carattere ideale dell'influenza americana. L'ex first lady ha insistito sulla lotta alla corruzione e la diffusione di istanze di uguaglianza, misurandosi con le mille contraddizioni del continente, dalla Somalia allo Zimbabwe..
FONTE: APCOM
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