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Il Kenya che non c'è
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Il Kenya che non c'è
Il Kenya che non c'è
Pur di vincere le elezioni, la nostra classe politica ha liberato la bestia dalla gabbia
Un tale che si fa chiamare Profeta Dr. Edward David Owuor, del Ministero del Pentimento e della Santità, ha indetto un raduno cristiano pentecostale a Nakuru, la mia città natale in Kenya, nel giugno del 2007.
Lo saputo solo ieri.
Al raduno, a cui hanno partecipato keniani di tribù ed estrazioni sociali diverse, il predicatore ha previsto che Nairobi, sentina di peccato e iniquità, sarebbe stata scossa da terremoti. A dicembre l'ira di Dio si sarebbe abbattuta sul paese. Owuor ha esortato i keniani a pentirsi e ha invitato tutti i politici del Kenya a partecipare.
A quanto pare il suo appello ha appiccato un incendio. In rete ho trovato una scia di messaggi e di preghiere. Io non sono pentecostale, ma mi sono scoperto commosso dall'intensità, e dall'impotenza, dei messaggi scritti da keniani sparsi in tutto il mondo. Dopo quel primo raduno ce ne sono stati altri, in ogni città del paese. Sui blog, nessun accenno ad appartenenze tribali o politiche: solo angoscia.
Questi scambi vanno avanti per pagine e pagine. Gli autori sono persone che aprono il proprio cuore e riconoscono la propria vergogna e paura. E soprattutto esprimono un desiderio fortissimo: vivere in un Kenya migliore.
Qualche settimana fa è stato pubblicato il rapporto Waki sulle violenze commesse in Kenya tra il dicembre del 2007 e il gennaio del 2008, dopo le elezioni. Gli autori hanno raccolto prove per mesi, compilando un elenco di persone – soprattutto politici di entrambi gli schieramenti – che avevano finanziato, pianificato, istigato e organizzato le violenze a cui il mondo ha assistito.
L'idea era di usare il rapporto come punto di partenza per assicurare quelle persone alla giustizia, perché la legge si abbattesse su di loro con tutta la sua forza. A gennaio, quando gli scontri infuriavano, è stato chiaro a tutti che una giustizia senza ambiguità era l'unico modo per ripristinare l'autorità dello stato.
Apparentemente siamo un popolo cinico. Ormai ci aspettiamo ben poco dai nostri politici. Negli ultimi cinquant'anni, ogni volta che abbiamo pensato che stesse nascendo qualcosa di buono, un movimento per un domani migliore, la nostra classe politica ha semplicemente calpestato i nostri sogni e le nostre speranze.
Dovete strisciare, hanno detto. Oggi in Kenya si costruiscono strade, si introduce la banda larga, gli impiegati statali sono svegli e lavorano, ma il nostro morale è al livello più basso della storia. Perché abbiamo visto queste cose. Voglio dire le tangenti: attività rapida e febbrile da parte di politici colpevoli e puerili. Individui che conosciamo come signori della guerra cercano ora di farci dimenticare tutto questo diramando comunicati politici.
Ai keniani non resta che cercare conforto e coerenza altrove. Il male che ci circonda è palpabile e non possiamo fare nulla per eliminarlo. Negli uffici la gente parla sottovoce. Il tuo vicino ha brutte intenzioni nei tuoi confronti? Quale demonio infetterà il tuo collega la prossima volta? Ci scopriamo rinchiusi dentro enclave etniche che non ci piacciono e che non abbiamo scelto.
Pur di vincere le elezioni, la nostra classe politica ha liberato la bestia dalla gabbia. Questa bestia è altrettanto feroce di quelle che troviamo nell'Apocalisse. La bestia tribale è nata all'interno di etnografie razziste disegnate sul nostro paese da darwinisti sociali provenienti dalla Scozia.
Sono loro che hanno disegnato le nostre carte geografiche, diviso la forza lavoro, ammansito la "bestia selvaggia", l'hanno portata a scuola e le hanno insegnato la sua bestialità. Quella bestia è stata usata per governare. Un governo coloniale cinico e disinvolto ha creato le bestie e le ha usate l'una contro l'altra.
I suoi eredi, e i figli di quegli eredi, che oggi formano la nostra classe politica, hanno continuato a usare questa carta. Ora domina l'appartenenza etnica fatta politica. Come strumento politico e come cruda identità, serve al solo scopo di preservare il potere di "capi tribali" che difendono i loro interessi. Il Kenya muore. Arrestate e processate i suoi assassini, altrimenti la bestia ci governerà.
Volgersi a Dio: preghiera di pentimento recitata alla Karura community chapel di Nairobi da Andrew Mnjama il 13 agosto 2007 alle 17.39: "Signore, tu sei giusto, ma quest'oggi siamo coperti di vergogna per la nostra infedeltà a te… L'incapacità di produrre una leadership santa... la confusione politica; l'avidità smaccata e incapace di contrizione dei nostri parlamentari; il tribalismo e l'odio etnico; i maltrattamenti ai profughi; l'orgoglio e il pregiudizio, in particolare contro i paesi confinanti; le ingiustizie commesse nei nostri tribunali e nelle celle dei nostri commissariati… le rapine, la violenza e l'insicurezza; le violenze domestiche; la mancanza d'amore per i nostri coniugi… O Signore, ascolta e agisci! Per amor tuo, o nostro Signore, non tardare, poiché noi portiamo il tuo nome! Portiamo su di noi il pentimento come individui e per conto delle nostre famiglie, delle nostre tribù, dei nostri quartieri, della nostra chiesa – la Karura community chapel, la Chiesa di Gesù in Kenya – e di tutto il nostro paese".
Binyavanga Wainaina
È uno scrittore e giornalista keniano che scrive per il giornale sudafricano Mail & Guardian. Ha vinto il Caine prize for African writing.
Pur di vincere le elezioni, la nostra classe politica ha liberato la bestia dalla gabbia
Un tale che si fa chiamare Profeta Dr. Edward David Owuor, del Ministero del Pentimento e della Santità, ha indetto un raduno cristiano pentecostale a Nakuru, la mia città natale in Kenya, nel giugno del 2007.
Lo saputo solo ieri.
Al raduno, a cui hanno partecipato keniani di tribù ed estrazioni sociali diverse, il predicatore ha previsto che Nairobi, sentina di peccato e iniquità, sarebbe stata scossa da terremoti. A dicembre l'ira di Dio si sarebbe abbattuta sul paese. Owuor ha esortato i keniani a pentirsi e ha invitato tutti i politici del Kenya a partecipare.
A quanto pare il suo appello ha appiccato un incendio. In rete ho trovato una scia di messaggi e di preghiere. Io non sono pentecostale, ma mi sono scoperto commosso dall'intensità, e dall'impotenza, dei messaggi scritti da keniani sparsi in tutto il mondo. Dopo quel primo raduno ce ne sono stati altri, in ogni città del paese. Sui blog, nessun accenno ad appartenenze tribali o politiche: solo angoscia.
Questi scambi vanno avanti per pagine e pagine. Gli autori sono persone che aprono il proprio cuore e riconoscono la propria vergogna e paura. E soprattutto esprimono un desiderio fortissimo: vivere in un Kenya migliore.
Qualche settimana fa è stato pubblicato il rapporto Waki sulle violenze commesse in Kenya tra il dicembre del 2007 e il gennaio del 2008, dopo le elezioni. Gli autori hanno raccolto prove per mesi, compilando un elenco di persone – soprattutto politici di entrambi gli schieramenti – che avevano finanziato, pianificato, istigato e organizzato le violenze a cui il mondo ha assistito.
L'idea era di usare il rapporto come punto di partenza per assicurare quelle persone alla giustizia, perché la legge si abbattesse su di loro con tutta la sua forza. A gennaio, quando gli scontri infuriavano, è stato chiaro a tutti che una giustizia senza ambiguità era l'unico modo per ripristinare l'autorità dello stato.
Apparentemente siamo un popolo cinico. Ormai ci aspettiamo ben poco dai nostri politici. Negli ultimi cinquant'anni, ogni volta che abbiamo pensato che stesse nascendo qualcosa di buono, un movimento per un domani migliore, la nostra classe politica ha semplicemente calpestato i nostri sogni e le nostre speranze.
Dovete strisciare, hanno detto. Oggi in Kenya si costruiscono strade, si introduce la banda larga, gli impiegati statali sono svegli e lavorano, ma il nostro morale è al livello più basso della storia. Perché abbiamo visto queste cose. Voglio dire le tangenti: attività rapida e febbrile da parte di politici colpevoli e puerili. Individui che conosciamo come signori della guerra cercano ora di farci dimenticare tutto questo diramando comunicati politici.
Ai keniani non resta che cercare conforto e coerenza altrove. Il male che ci circonda è palpabile e non possiamo fare nulla per eliminarlo. Negli uffici la gente parla sottovoce. Il tuo vicino ha brutte intenzioni nei tuoi confronti? Quale demonio infetterà il tuo collega la prossima volta? Ci scopriamo rinchiusi dentro enclave etniche che non ci piacciono e che non abbiamo scelto.
Pur di vincere le elezioni, la nostra classe politica ha liberato la bestia dalla gabbia. Questa bestia è altrettanto feroce di quelle che troviamo nell'Apocalisse. La bestia tribale è nata all'interno di etnografie razziste disegnate sul nostro paese da darwinisti sociali provenienti dalla Scozia.
Sono loro che hanno disegnato le nostre carte geografiche, diviso la forza lavoro, ammansito la "bestia selvaggia", l'hanno portata a scuola e le hanno insegnato la sua bestialità. Quella bestia è stata usata per governare. Un governo coloniale cinico e disinvolto ha creato le bestie e le ha usate l'una contro l'altra.
I suoi eredi, e i figli di quegli eredi, che oggi formano la nostra classe politica, hanno continuato a usare questa carta. Ora domina l'appartenenza etnica fatta politica. Come strumento politico e come cruda identità, serve al solo scopo di preservare il potere di "capi tribali" che difendono i loro interessi. Il Kenya muore. Arrestate e processate i suoi assassini, altrimenti la bestia ci governerà.
Volgersi a Dio: preghiera di pentimento recitata alla Karura community chapel di Nairobi da Andrew Mnjama il 13 agosto 2007 alle 17.39: "Signore, tu sei giusto, ma quest'oggi siamo coperti di vergogna per la nostra infedeltà a te… L'incapacità di produrre una leadership santa... la confusione politica; l'avidità smaccata e incapace di contrizione dei nostri parlamentari; il tribalismo e l'odio etnico; i maltrattamenti ai profughi; l'orgoglio e il pregiudizio, in particolare contro i paesi confinanti; le ingiustizie commesse nei nostri tribunali e nelle celle dei nostri commissariati… le rapine, la violenza e l'insicurezza; le violenze domestiche; la mancanza d'amore per i nostri coniugi… O Signore, ascolta e agisci! Per amor tuo, o nostro Signore, non tardare, poiché noi portiamo il tuo nome! Portiamo su di noi il pentimento come individui e per conto delle nostre famiglie, delle nostre tribù, dei nostri quartieri, della nostra chiesa – la Karura community chapel, la Chiesa di Gesù in Kenya – e di tutto il nostro paese".
Binyavanga Wainaina
È uno scrittore e giornalista keniano che scrive per il giornale sudafricano Mail & Guardian. Ha vinto il Caine prize for African writing.
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Re: Il Kenya che non c'è
Lo stralcio che riporto in copia, recitato dal pastore Andrew Mniama, il 13 agosto 2007, è una realtà è lo specchio della situazione del Kenya attuale:
* L'incapacità di produrre una leadership santa... la confusione politica; l'avidità smaccata e incapace di contrizione dei nostri parlamentari; il tribalismo e l'odio etnico; i maltrattamenti ai profughi; l'orgoglio e il pregiudizio, in particolare contro i paesi confinanti; le ingiustizie commesse nei nostri tribunali e nelle celle dei nostri commissariati… le rapine, la violenza e l'insicurezza; le violenze domestiche; la mancanza d'amore per i nostri coniugi… *
La bestia è ancora libera, la classe politica dirigente, non ha ancora provveduto, a farla rientrare nella gabbia, a discapito di tutta la popolazione kenyota.
Fio
* L'incapacità di produrre una leadership santa... la confusione politica; l'avidità smaccata e incapace di contrizione dei nostri parlamentari; il tribalismo e l'odio etnico; i maltrattamenti ai profughi; l'orgoglio e il pregiudizio, in particolare contro i paesi confinanti; le ingiustizie commesse nei nostri tribunali e nelle celle dei nostri commissariati… le rapine, la violenza e l'insicurezza; le violenze domestiche; la mancanza d'amore per i nostri coniugi… *
La bestia è ancora libera, la classe politica dirigente, non ha ancora provveduto, a farla rientrare nella gabbia, a discapito di tutta la popolazione kenyota.
Fio
fio- Sostenitore
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Località : Como-Malindi-Africa
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