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BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
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BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
PIU' DI 20 VILLE DISTRUTTE PER VIA DEL MAKUTI
Un disastro senza precedenti, l'incendio di più vaste proporzioni che la Malindi residenziale possa ricordare. Una domenica maledetta, senza pioggia e dal vento fortissimo, ha trasformato l'elegante quartiere di Kibokoni in un rogo che, a causa dei tetti di makuti, ha distrutto oltre venti case con danni quantificabili per svariati milioni di euro.
L'incendio sembra sia partito da Kanisa House, una villa sulla strada per il Palm Tree Hotel.
Dall'abitazione che si caratterizza per un altissimo tetto di makuti, a causa del forte vento, le fiamme si sono propagate verso l'albergo, investendo tutte le case presenti sulla strada. "Il Palm Tree è stato disintegrato in meno di mezzora - riferisce il costruttore della struttura Roberto Marini - e l'incendio è proseguito in direzione del Golf Club. Questa è la pietra tombale del makuti, il caratteristico tetto di palme è tanto bello da vedersi e fa "tanto Africa" ma è altrettanto pericoloso". Le fiamme poi hanno investito l'intera zona residenziale di Kibokoni, più di quindici ville tra cui case di residenti che passano quasi tutto l'anno a Malindi, colme di effetti personali, automobili, elettrodomestici, mobilia di pregio ed altro. Nel tardo pomeriggio le fiamme altissime sono state domate, ma si sono registrati focolai nei villaggi locali di Kibokoni e Kwandomo. Gli aiuti, già dopo pochi minuti dai primi allarmi, si sono rivelati inefficienti ma le cause sono molteplici: solitamente si utilizza l'acqua delle piscine delle ville, ma in questo periodo di bassa stagione le piscine sono tutte vuote, le ville disabitate e buona parte dei dipendenti sono in vacanza. "Eravamo impossibilitati ad intervenire anche per via dei roghi sulle strade" spiega Ivan Del Prete, manager del Mwembe e membro del MAC che è accorso con gli estintori del Casino Malindi e del Coral Key. Purtroppo per molti villeggianti e residenti di Malindi è stata una domenica amarissima e il proprio sogno africano sembra andato in fumo. Da domani la conta dei danni, si spera più contenuti possibile.
Tratto da www.malindikenya.it
PIU' DI 20 VILLE DISTRUTTE PER VIA DEL MAKUTI
Un disastro senza precedenti, l'incendio di più vaste proporzioni che la Malindi residenziale possa ricordare. Una domenica maledetta, senza pioggia e dal vento fortissimo, ha trasformato l'elegante quartiere di Kibokoni in un rogo che, a causa dei tetti di makuti, ha distrutto oltre venti case con danni quantificabili per svariati milioni di euro.
L'incendio sembra sia partito da Kanisa House, una villa sulla strada per il Palm Tree Hotel.
Dall'abitazione che si caratterizza per un altissimo tetto di makuti, a causa del forte vento, le fiamme si sono propagate verso l'albergo, investendo tutte le case presenti sulla strada. "Il Palm Tree è stato disintegrato in meno di mezzora - riferisce il costruttore della struttura Roberto Marini - e l'incendio è proseguito in direzione del Golf Club. Questa è la pietra tombale del makuti, il caratteristico tetto di palme è tanto bello da vedersi e fa "tanto Africa" ma è altrettanto pericoloso". Le fiamme poi hanno investito l'intera zona residenziale di Kibokoni, più di quindici ville tra cui case di residenti che passano quasi tutto l'anno a Malindi, colme di effetti personali, automobili, elettrodomestici, mobilia di pregio ed altro. Nel tardo pomeriggio le fiamme altissime sono state domate, ma si sono registrati focolai nei villaggi locali di Kibokoni e Kwandomo. Gli aiuti, già dopo pochi minuti dai primi allarmi, si sono rivelati inefficienti ma le cause sono molteplici: solitamente si utilizza l'acqua delle piscine delle ville, ma in questo periodo di bassa stagione le piscine sono tutte vuote, le ville disabitate e buona parte dei dipendenti sono in vacanza. "Eravamo impossibilitati ad intervenire anche per via dei roghi sulle strade" spiega Ivan Del Prete, manager del Mwembe e membro del MAC che è accorso con gli estintori del Casino Malindi e del Coral Key. Purtroppo per molti villeggianti e residenti di Malindi è stata una domenica amarissima e il proprio sogno africano sembra andato in fumo. Da domani la conta dei danni, si spera più contenuti possibile.
Tratto da www.malindikenya.it
Federica- ADMIN
- Numero di messaggi : 1935
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Località : Uboldo
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
Incendio, il primo elenco delle case bruciate: Kanisa House, Raggio House, Temple House, Red Lion, Ngorongoro House,Bahati House,Malaika,Rosy House,Happy House,Mbilimbili,Zawadi House,Dream House,La Pitonessa, Frankisumu House, Giò House.
Tratto da MalindyKenya
Tratto da MalindyKenya
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
Sono notizie queste che lasciano l'amaro in bocca, è purtroppo si
suseguono a scadenze più o meno regolari.
La costruzione in makuti, tanto bella da vedere, tanto fragile e
pericolosa in questi frangenti.
Quando capita l'incendio e distrugge tutto, l'unica consolazione è
quella che in tutto il baillame non ci siaono state conseguenze con
feriti o peggio morti.
Fio
suseguono a scadenze più o meno regolari.
La costruzione in makuti, tanto bella da vedere, tanto fragile e
pericolosa in questi frangenti.
Quando capita l'incendio e distrugge tutto, l'unica consolazione è
quella che in tutto il baillame non ci siaono state conseguenze con
feriti o peggio morti.
Fio
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
Si ma a questo punto dovrebberoo trovare un altro modo per rendere ugualmente "Africa" le costruzioni.
Non è possibile che arrivati ad esaudire il sogno di avere una casa in terra amata, si viva con il terrore che un giorno o una notte si possa infrangere.
A Watamu i tetti li stanno facendo tutti con un materiale, tipo alluminio o altro non ho capito, che non è attaccabile dal fuoco. Sicuramente poi come bellezza sopra verrà ricoperto ancora con makuti che si brucierà in caso di incendio, ma almeno si salva tutto il resto della struttura.
maisha marefu
Non è possibile che arrivati ad esaudire il sogno di avere una casa in terra amata, si viva con il terrore che un giorno o una notte si possa infrangere.
A Watamu i tetti li stanno facendo tutti con un materiale, tipo alluminio o altro non ho capito, che non è attaccabile dal fuoco. Sicuramente poi come bellezza sopra verrà ricoperto ancora con makuti che si brucierà in caso di incendio, ma almeno si salva tutto il resto della struttura.
maisha marefu
Denise- Amico del forum
- Numero di messaggi : 400
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Località : bergamo/watamu
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
Stavo leggendo il Corriere e segnala addirittura 150 case e 50 auto
mi sembra un po' esagerato......cone il solito !
mi sembra un po' esagerato......cone il solito !
Laura- Nuovo utente
- Numero di messaggi : 11
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Età : 62
Località : Lombardia
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
Denise ha scritto:Si ma a questo punto dovrebberoo trovare un altro modo per rendere ugualmente "Africa" le costruzioni.
Non è possibile che arrivati ad esaudire il sogno di avere una casa in terra amata, si viva con il terrore che un giorno o una notte si possa infrangere.
A Watamu i tetti li stanno facendo tutti con un materiale, tipo alluminio o altro non ho capito, che non è attaccabile dal fuoco. Sicuramente poi come bellezza sopra verrà ricoperto ancora con makuti che si brucierà in caso di incendio, ma almeno si salva tutto il resto della struttura.
maisha marefu
infatti le ville di Amani sono state costruite senza tetti in makuti ....ma perdono un po' di fascino
Laura- Nuovo utente
- Numero di messaggi : 11
Data d'iscrizione : 22.06.09
Età : 62
Località : Lombardia
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
Cavoli è impressionante, il tetto non c'è piu'. Ma con i soccorsi giusti il resto della casa si poteva salvare.
Si Laura ho capito e sono d'accordo, che le case senza tetto in makuti perdono fascino, ma meglio perdere il fascino che la casa stessa.
maisha marefu
Si Laura ho capito e sono d'accordo, che le case senza tetto in makuti perdono fascino, ma meglio perdere il fascino che la casa stessa.
maisha marefu
Denise- Amico del forum
- Numero di messaggi : 400
Data d'iscrizione : 19.04.09
Età : 61
Località : bergamo/watamu
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
Tratta da Daily Nation, sul giornale si parla di più di 250 ville andate distrutte e 60 autovetture.
Incendio senza fine
Ci sono due bellissimi romanzi di Ken Follet nei quali uno dei temi portanti della storia e' la costruzione di due cattedrali. Il primo "I pilastri della terra" e' ambientato nella Inghilterra medioevale del XIII secolo. Il secondo "Mondo senza fine" e' il seguito ideale del primo, ambientato 2 secoli dopo negli stessi luoghi, e sempre, da sfondo della storia e filo conduttore della trama, e' la costruzione di una cattedrale, piu' bella, piu' grande, ma specialmente, secondo quelli che erano i dettami gotici, piu' alta della precedente... altissima.
Ma quanta fatica per costruirla! 1300 pagine di romanzo te ne possono dare solo una vaga idea... Il protagonista espertissimo mastro costruttore dell'epoca deve viaggiare, andare in Francia, Italia, studiare, studiare e ancora studiare, e poi ci sono crolli, imprevisti di ogni genere.. incendi. Le tecniche si andavano sviluppando allora: come si fa a costruire una struttura cosi' alta in pietra? Bisogna tener conto della spinta del vento, della pressione dell'acqua piovana che cade sul tetto, della pressione del peso stesso della struttura sui muri portanti... le fondamenta devono essere dimensionate di conseguenza... beh insomma non ci si inventa mica costruttori di cattedrali da un giorno all'altro! Certo pero' che entrando in una cattedrale si rimane a bocca aperta: quelle mura cosi' alte, quel tetto che sembra toccare il paradiso. Certo un tetto cosi' alto in legno e' sempre un pericolo: si puo' incendiare e trasformarsi in un inferno in terra. Un tetto in legno pesante e' difficile che si incendi, ma dopo secoli che rimane li al suo posto... con il legno bello secco... un incendio puo' capitare... dopo secoli, dicevo.
Pero' quanto sarebbe bello avere una meraviglia del genere a casa propria: una cattedrale personale! Da mostrare agli amici, che possano rimanere con il naso all'insu' per piu' di 3 minuti ad ammirare quello che sembra un miracolo.
Beh non bisogna andare tanto lontani: gli italiani di Malindi questa meraviglia l'hanno reinventata: l'effetto e' quasi lo stesso e lo stupore degli ospiti che vengono a visitarla paragonabile: una bella villa con il tetto in makuti.
Il makuti e' un materiale povero da sempre utilizzato in Kenya per la costruzione delle povere capanne tradizionali. Queste costruzioni sono fatte di mura realizzate con sterco di vacca mischiato a fango, e tetti in makuti, ovvero foglie di palme da cocco essiccate e sapientemente legate assieme a formare dei panetti che si chiamano "Kuti", dal costo di 5 scellini l'uno (5 centesimi di euro). Con questa tecnica tradizionale si possono coprire quattro mura di sterco e fango al costo di 10 euro. Una copertura effimera ma bastante per uno, anche due inverni, l'importante e' riparare qualche buco qua e la il secondo anno. roba di pochi minuti. Un tetto in paglia tal fatto puo' andare a fuoco, ma che importanza ha? Chi costruisce queste costruzioni da secoli, di solito non vi tiene niente sotto, anche perche' non ha niente da tenerci.
Gli italiani da sempre maestri nel reinventare e nell'adattare hanno pensato che un materiale cosi' leggero, sostenuto da travi in legno leggero e durissimo (la casuarina che si trova abondante in queste zone) fosse l'ideale per la costruzione di tetti altissimi, faraonici. Il legno lavora bene a trazione ed a compressione e' facilissimo quindi fare degli intrecci di pali che sostengano tetti altissimi, il cui unico scopo e' stupire. Ma... c'e' un ma... basta una scintilla e un materiale come il makuti posto in posizione ben areata, essiccato per bene al sole africano, e sostenuto da pali in legno che certo ignifughi non sono, basta una scintilla dicevo, e una cattedrale va in fumo in 5 minuti.
Qui vorrei che non mi si fraintendesse: un incendio di un mastodontico tetto in makuti non "parte" in 5 minuti: in 5 minuti e' gia' tutto finito. In 5 minuti il tetto e' gia' crollato, il makuti ha fatto una grande vampata, spargendo lapilli grossi come noci di cocco che, partendo da una altezza di circa 30 metri e sospinti dal vento e dal vortice di aria calda sprigionato, andranno ad incendiare tutte le cattedrali che si trovano in un raggio di qualche centinaioo di metri. Dopo 8 minuti si sono bruciate 2 cattedrali, dopo 10 minuti, 3 cattedrali.
Dopo mezz'ora ieri all'una del pomeriggio circa, un intero albergo, parecchie ville (il nation parla di 250, ma e' solo un titolo sensazionalistico) della zona e un intero quartiere di capanne di poveri cittadini locali, sono andati in fumo. Se fossimo a Milano dopo circa mezz'ora sarebbero arrivati gli efficientissimi pompieri con attrezzature ultramoderne e personale preparato, ma non avrebbero potuto far niente se non constatare il disastro, e spegnere gli ultimi focolari per evitare che altre case si incendino. Forse avrebbero bagnato i tetti dei makuti delle vicinanze miracolosamente scampati, a scopo preventivo.
Ieri i soccorsi partiti dal casino e dal Coral key, come racconta malindikenya.net sono stati tempestivi ed encomiabili, ma non ci si faccia illusioni. Le case si sarebbero incendiate anche se le piscine fossero state piene e le strade sgombre dai roghi. Un incendio in makuti bisogna tentare di fermarlo nei primi 30 secondi, dopo.. e' troppo tardi.
L'incendio di ieri ha dimostrato anche un'altra cosa: le case si sono bruciate nonostante fossimo in piena stagione delle piogge. I tetti sono stati abbondantemente bagnati fino a 24 ore prima, ma in Kenya la stagione delle piogge e' piu' che altro una invenzione degli operatori turistici. Vuol dire che piove per dieci minuti abbondantemente e per due ore c'e' il sole.. in quelle due ore tutto si asciuga. Poi ancora mezz'ora di pioggia e cosi' via. Se un corto circuito parte alla fine dell'acquazzone (e forse proprio a causa dell'acquazzone) non c'e' scampo, il Makuti si incendia anche se umidiccio.
Stamattina sono passato a vedere di persona l'entità del disastro, la scena era irreale ed in mezzo ad un silenzio assoluto la mia attenzione e' stata attratta da un rumore di operai al lavoro. Mi guardo intorno ed a meno di 100 metri dall'ultima villa incendiata ce ne era un'altra in costruzione, grandissima e molto più alta delle altre: impressionante. Gli operai senza protezione erano arrampicati lassu, se aguzzate bene gli occhi li potete vedere nella foto che ho scattato. Una nuova cattedrale in costruzione piu' alta e piu' bella delle altre (che pero' non ci sono piu') che si e' salvata per questione di ore: il makuti non era stato ancora posato, c'è ancora solo lo scheletro ti travi di casuarina.
Quando sarà finita sarà sicuramente una cattedrale bellissima.
Tratto da Maldimalindi
Ma quanta fatica per costruirla! 1300 pagine di romanzo te ne possono dare solo una vaga idea... Il protagonista espertissimo mastro costruttore dell'epoca deve viaggiare, andare in Francia, Italia, studiare, studiare e ancora studiare, e poi ci sono crolli, imprevisti di ogni genere.. incendi. Le tecniche si andavano sviluppando allora: come si fa a costruire una struttura cosi' alta in pietra? Bisogna tener conto della spinta del vento, della pressione dell'acqua piovana che cade sul tetto, della pressione del peso stesso della struttura sui muri portanti... le fondamenta devono essere dimensionate di conseguenza... beh insomma non ci si inventa mica costruttori di cattedrali da un giorno all'altro! Certo pero' che entrando in una cattedrale si rimane a bocca aperta: quelle mura cosi' alte, quel tetto che sembra toccare il paradiso. Certo un tetto cosi' alto in legno e' sempre un pericolo: si puo' incendiare e trasformarsi in un inferno in terra. Un tetto in legno pesante e' difficile che si incendi, ma dopo secoli che rimane li al suo posto... con il legno bello secco... un incendio puo' capitare... dopo secoli, dicevo.
Pero' quanto sarebbe bello avere una meraviglia del genere a casa propria: una cattedrale personale! Da mostrare agli amici, che possano rimanere con il naso all'insu' per piu' di 3 minuti ad ammirare quello che sembra un miracolo.
Beh non bisogna andare tanto lontani: gli italiani di Malindi questa meraviglia l'hanno reinventata: l'effetto e' quasi lo stesso e lo stupore degli ospiti che vengono a visitarla paragonabile: una bella villa con il tetto in makuti.
Il makuti e' un materiale povero da sempre utilizzato in Kenya per la costruzione delle povere capanne tradizionali. Queste costruzioni sono fatte di mura realizzate con sterco di vacca mischiato a fango, e tetti in makuti, ovvero foglie di palme da cocco essiccate e sapientemente legate assieme a formare dei panetti che si chiamano "Kuti", dal costo di 5 scellini l'uno (5 centesimi di euro). Con questa tecnica tradizionale si possono coprire quattro mura di sterco e fango al costo di 10 euro. Una copertura effimera ma bastante per uno, anche due inverni, l'importante e' riparare qualche buco qua e la il secondo anno. roba di pochi minuti. Un tetto in paglia tal fatto puo' andare a fuoco, ma che importanza ha? Chi costruisce queste costruzioni da secoli, di solito non vi tiene niente sotto, anche perche' non ha niente da tenerci.
Gli italiani da sempre maestri nel reinventare e nell'adattare hanno pensato che un materiale cosi' leggero, sostenuto da travi in legno leggero e durissimo (la casuarina che si trova abondante in queste zone) fosse l'ideale per la costruzione di tetti altissimi, faraonici. Il legno lavora bene a trazione ed a compressione e' facilissimo quindi fare degli intrecci di pali che sostengano tetti altissimi, il cui unico scopo e' stupire. Ma... c'e' un ma... basta una scintilla e un materiale come il makuti posto in posizione ben areata, essiccato per bene al sole africano, e sostenuto da pali in legno che certo ignifughi non sono, basta una scintilla dicevo, e una cattedrale va in fumo in 5 minuti.
Qui vorrei che non mi si fraintendesse: un incendio di un mastodontico tetto in makuti non "parte" in 5 minuti: in 5 minuti e' gia' tutto finito. In 5 minuti il tetto e' gia' crollato, il makuti ha fatto una grande vampata, spargendo lapilli grossi come noci di cocco che, partendo da una altezza di circa 30 metri e sospinti dal vento e dal vortice di aria calda sprigionato, andranno ad incendiare tutte le cattedrali che si trovano in un raggio di qualche centinaioo di metri. Dopo 8 minuti si sono bruciate 2 cattedrali, dopo 10 minuti, 3 cattedrali.
Dopo mezz'ora ieri all'una del pomeriggio circa, un intero albergo, parecchie ville (il nation parla di 250, ma e' solo un titolo sensazionalistico) della zona e un intero quartiere di capanne di poveri cittadini locali, sono andati in fumo. Se fossimo a Milano dopo circa mezz'ora sarebbero arrivati gli efficientissimi pompieri con attrezzature ultramoderne e personale preparato, ma non avrebbero potuto far niente se non constatare il disastro, e spegnere gli ultimi focolari per evitare che altre case si incendino. Forse avrebbero bagnato i tetti dei makuti delle vicinanze miracolosamente scampati, a scopo preventivo.
Ieri i soccorsi partiti dal casino e dal Coral key, come racconta malindikenya.net sono stati tempestivi ed encomiabili, ma non ci si faccia illusioni. Le case si sarebbero incendiate anche se le piscine fossero state piene e le strade sgombre dai roghi. Un incendio in makuti bisogna tentare di fermarlo nei primi 30 secondi, dopo.. e' troppo tardi.
L'incendio di ieri ha dimostrato anche un'altra cosa: le case si sono bruciate nonostante fossimo in piena stagione delle piogge. I tetti sono stati abbondantemente bagnati fino a 24 ore prima, ma in Kenya la stagione delle piogge e' piu' che altro una invenzione degli operatori turistici. Vuol dire che piove per dieci minuti abbondantemente e per due ore c'e' il sole.. in quelle due ore tutto si asciuga. Poi ancora mezz'ora di pioggia e cosi' via. Se un corto circuito parte alla fine dell'acquazzone (e forse proprio a causa dell'acquazzone) non c'e' scampo, il Makuti si incendia anche se umidiccio.
Stamattina sono passato a vedere di persona l'entità del disastro, la scena era irreale ed in mezzo ad un silenzio assoluto la mia attenzione e' stata attratta da un rumore di operai al lavoro. Mi guardo intorno ed a meno di 100 metri dall'ultima villa incendiata ce ne era un'altra in costruzione, grandissima e molto più alta delle altre: impressionante. Gli operai senza protezione erano arrampicati lassu, se aguzzate bene gli occhi li potete vedere nella foto che ho scattato. Una nuova cattedrale in costruzione piu' alta e piu' bella delle altre (che pero' non ci sono piu') che si e' salvata per questione di ore: il makuti non era stato ancora posato, c'è ancora solo lo scheletro ti travi di casuarina.
Quando sarà finita sarà sicuramente una cattedrale bellissima.
Tratto da Maldimalindi
Ultima modifica di Simona il Lun Giu 22, 2009 1:22 pm - modificato 1 volta.
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
Ecco due video tratti da NTV Kenya che riguardano l'incendio.
Federica- ADMIN
- Numero di messaggi : 1935
Data d'iscrizione : 16.04.09
Età : 47
Località : Uboldo
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
devastante...comunque come diceva denise se in altre zone han trovato il sistema per costruire tetti si in makuti ma ke sotto possono avere l'isolamento dal fuoco è meglio ke si adotti questo sistema senza cosi dover pero rovinara l'africa, xche i tetti in makuti sono una cosa bellissima...veram fa molto africa!
asante- Simpatizzante
- Numero di messaggi : 51
Data d'iscrizione : 16.04.09
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
"IL CUI UNICO SCOPO E' STUPIRE"
***********************************
La frase riportata qui sopra, è tratta dal pezzo iniziale "Incendio senza fine"
e si riferisce ai tetti in makuti.
Questa affermazione è sinonimo da parte del giornalista che ha scritto il
pezzo, di non sapere perchè, nelle costruzioni in Kenya, dalle
capanne,alle ville e ai villaggi turistici venga usato il makuti.
Il makuti ha un'altissima proprietà impermeabilizzante cosi da evitare che
l'acqua penetri nelle costruzioni.
Inoltre avendo anche proprietà termiche fa da protezione contro i raggi solari e di conseguenza mantiene freschi gli ambienti sottostanti.
Fio
***********************************
La frase riportata qui sopra, è tratta dal pezzo iniziale "Incendio senza fine"
e si riferisce ai tetti in makuti.
Questa affermazione è sinonimo da parte del giornalista che ha scritto il
pezzo, di non sapere perchè, nelle costruzioni in Kenya, dalle
capanne,alle ville e ai villaggi turistici venga usato il makuti.
Il makuti ha un'altissima proprietà impermeabilizzante cosi da evitare che
l'acqua penetri nelle costruzioni.
Inoltre avendo anche proprietà termiche fa da protezione contro i raggi solari e di conseguenza mantiene freschi gli ambienti sottostanti.
Fio
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Domato grazie agli aiuti La squadra Italia-Kenya in azione
Domato grazie agli aiuti La squadra Italia-Kenya in azione
Un incendio di proporzioni incredibili, veramente difficile da domare, con colonne di fumo che non lasciavano passare gli aiuti. Ma anche questa volta a Malindi la squadra Italia-Kenya formata da organizzazioni, dalla nostra associazione e dai privati cittadini, ha funzionato per quanto è stato possibile: la squadra del Malindi Against Crime (MAC), era tutta al completo con tre veicoli e dodici poliziotti, l'OCS era sul campo con anche il CID e la sua squadra e i residenti che solitamente si affiancano, Sentry Response ha messo sul campo tre macchine, Securicor due macchine.
Coral Key molto attivo come il Tamani Jua, il Kilili Baharini e il Mwembe hanno messo a disposizione la pompa e il diesel.
Dalle 19.00 c'e' stato tutto il coordinamento con la polizia per l'antisciacallaggio (arrestate quattro persone che tentavano d'introdursi in alcune ville, tutte le strade di Kibokoni sono state pattugliate e per ogni incrocio una macchina fissa, e con l'auto dei vigili il Mac è andato casa per casa scortato dalla poizia a finire di spegnere gli incendi. Tutta la Malindi presente si è mossa per salvaguardare gli interessi dei residenti
Tratto da Malindikenya
Un incendio di proporzioni incredibili, veramente difficile da domare, con colonne di fumo che non lasciavano passare gli aiuti. Ma anche questa volta a Malindi la squadra Italia-Kenya formata da organizzazioni, dalla nostra associazione e dai privati cittadini, ha funzionato per quanto è stato possibile: la squadra del Malindi Against Crime (MAC), era tutta al completo con tre veicoli e dodici poliziotti, l'OCS era sul campo con anche il CID e la sua squadra e i residenti che solitamente si affiancano, Sentry Response ha messo sul campo tre macchine, Securicor due macchine.
Coral Key molto attivo come il Tamani Jua, il Kilili Baharini e il Mwembe hanno messo a disposizione la pompa e il diesel.
Dalle 19.00 c'e' stato tutto il coordinamento con la polizia per l'antisciacallaggio (arrestate quattro persone che tentavano d'introdursi in alcune ville, tutte le strade di Kibokoni sono state pattugliate e per ogni incrocio una macchina fissa, e con l'auto dei vigili il Mac è andato casa per casa scortato dalla poizia a finire di spegnere gli incendi. Tutta la Malindi presente si è mossa per salvaguardare gli interessi dei residenti
Tratto da Malindikenya
dal "Corriere della sera"
La causa un corto circuito, poi un forte vento ha alimentato le fiamme.
Malindi, bruciano le ville degli italiani
Oltre 150 abitazioni e 50 automobili in cenere nella zona di Kibokoni, molte appartenevano a nostri connazionali
Malindi, bruciano le ville degli italiani
Oltre 150 abitazioni e 50 automobili in cenere nella zona di Kibokoni, molte appartenevano a nostri connazionali
Un violentissimo incendio è scoppiato nel pomeriggio a Malindi , la località turistica keniota frequentata da un folto gruppo di italiani. Oltre 150 ville e cottage e una cinquantina di automobili (molte appartenenti a nostri connazionali) nella zona di Kibokoni sono andati in cenere. La maggior parte delle abitazioni erano deserte perché la stagione turistica non è ancora cominciata. L'arrivo dei proprietari e dei visitatori è previsto a cominciare dalla prossima settimana.
L'incendio, probabilmente il più grave in questo stazione turistica, è scoppiato alle 13 e si è sviluppato violento e distruttivo fino alle 16. Le fiamme si sono levate altissime giacché la maggior parte dei tetti delle ville sono in makuti, cioè fatti con fascine strette tra loro che lasciano passare l'aria ma non l'acqua della pioggia. Una copertura che prende fuoco facilmente.
Secondo lo stringer del Corriere a Malindi i pochi proprietari italiani che hanno visto la loro casa finire in cenere erano disperati. Hanno cercato di domare le fiamme con estintori ma senza successo. Molti di loro hanno perso tutto.
Il fuoco non ha risparmiato neppure il famoso Palm Tree Club Hotel e il prestigioso Kibokoni Riding Center, centro ippico frequentato soprattutto dagli stranieri. La manager Lidia Filini, arrivata due giorni fa dall'Italia per preparare l'apertura estiva del villaggio, era in lacrime e il proprietario, Renato Marini, sotto choc.
Secondo le signora Filini, l'hotel da luglio sarebbe stato completo e la stagione si presentava come ottima. La tragedia ha distrutto tutto. "Ero a pranzo da amici quando ho visto il fumo alzarsi in questa direzione. Sono corsa qui ma non c'era più nulla da fare", ha raccontato allo stringer del Corriere asciugandosi le lacrime. Quattro famiglie di stranieri che, nonostante gli appelli dei vigili del fuoco, si erano barricati nelle loro ville in procinto di essere divorate dalle fiamme sono stati salvati dalla polizia. Secondo Peter Kattam, uno dei capi delle forze dell'ordine, almeno una di esse è italiana. "Abbiano anche arrestato quattro sciacalli che stavano saccheggiando una delle ville semidistrutte", ha raccontato.
Secondo le prime investigazioni, l'incendio è scoppiato a causa di un corto circuito che si è sviluppato a Rajo Villas. Nella zona a quell'ora soffiava un forte vento che ha alimentato le fiamme, facilmente "saltate" da villa a villa. Testimoni hanno detto che si sentivano esplodere le bombole di gas presenti in ogni cucina. L'intera area tra la villa Tamani Jua e il centro medico Rainbow care Center è andata completamente in cenere. Da villa Rajo il fuoco ha raggiunto Temple House e poi il Palm Tree Club, il Red Lion Hotel, la Ngorongoro House, la Bahati House, la Tembo House and il Kibokoni Riding Center. Da lì non è stato più possibile contare le case e i cottage bruciati, probabilmente più di centocinquanta.
Massimo A. Alberizzi
malberizzi@corriere.it
21 giugno 2009
Iaiaa- Utente
- Numero di messaggi : 306
Data d'iscrizione : 18.05.09
Età : 34
Località : na
Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
E come al solito il correre della sera esagera !
Ho parlato con chi abita a Malindi....le case o ville non sono 150 ...molto meno
possibile che questo giornale appena può aggredisce Malindi !
Ho parlato con chi abita a Malindi....le case o ville non sono 150 ...molto meno
possibile che questo giornale appena può aggredisce Malindi !
mammussi- Amico del forum
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Re: BRUCIA MALINDI DAL PALM TREE A KIBOKONI
MAKUTI | C'è chi dice basta
"E' lui il vero colpevole"
Basta tetti in makuti. Natura e al Destino non si vincono mai, ma tra i residenti inizia a montare lo scetticismo riguardo ai classici tetti di palme secche intrecciate, ritenuti i veri responsabili di una sciagura di tali proporzioni.
I tetti composti di fasci di palme secche, infatti, sono bellissimi a vedersi, convivono con travi di legno e arrivano all'altezza delle piante. Tengono anche le case fresche, ma a fronte dell'incalzante civilizzazione di Malindi, forse è ora di mandarli in pensione, a vantaggio dei tetti piatti in cemento stile Grecia e Medio Oriente o delle tristi ma efficaci tegole canadesi. E' la teoria del costruttore Roberto Marini, che è convinto che questo incendio sia la "pietra tombale" del suo utilizzo, lo sostiene da tempo anche il proprietario del Silver Rock Hotel Nicola Biscardi che nel suo blog "maldimalindi" assicura che un incendio come quello di Kibokoni, con così tanti tetti in makuti non si sarebbe potuto arginare nemmeno con tutta l'acqua delle piscine. Di "se" e di "ma" se ne potrebbero sprecare ancora, certo è che saranno in molti i proprietari delle ville di Kibokoni a non rifare i loro tetti come erano prima, e saranno altrettanti i costruttori che proporranno soluzioni alternative. Altrimenti c'è sempre la soluzione molto africana, per la quale ancora tante persone vivono serenamente da queste parti, il fatalismo.
Fonte: Malindikenya.net
E' pur vero che i tetti in makuti hanno, il loro tallone di Achille nella
facilità con cui possono prendere fuoco, ma è anche pur vero che il
pensare a costruzioni in Kenya senza questi capolavori, ma trasformati
in stile Grecia e Medio Oriente , perderebbero quel fascino che dagli albori
siamo abituati a vedere.
Mi sembra anche inverosimile che l'amico Roberto Marini pioniere costruttore
in quel di Malindi, dia seguito alle sue dichiarazioni.
Quanto poi all'affermazione sempre tratta dall'articolo sopra "Il fatalismo"
quale colpa degli incendi, meriterebbe un ampio dibattito; in misura di
tutte le cause giuridiche giacenti in tribunale a Kilifi, riguardanti l'argomento.
Fio
"E' lui il vero colpevole"
Basta tetti in makuti. Natura e al Destino non si vincono mai, ma tra i residenti inizia a montare lo scetticismo riguardo ai classici tetti di palme secche intrecciate, ritenuti i veri responsabili di una sciagura di tali proporzioni.
I tetti composti di fasci di palme secche, infatti, sono bellissimi a vedersi, convivono con travi di legno e arrivano all'altezza delle piante. Tengono anche le case fresche, ma a fronte dell'incalzante civilizzazione di Malindi, forse è ora di mandarli in pensione, a vantaggio dei tetti piatti in cemento stile Grecia e Medio Oriente o delle tristi ma efficaci tegole canadesi. E' la teoria del costruttore Roberto Marini, che è convinto che questo incendio sia la "pietra tombale" del suo utilizzo, lo sostiene da tempo anche il proprietario del Silver Rock Hotel Nicola Biscardi che nel suo blog "maldimalindi" assicura che un incendio come quello di Kibokoni, con così tanti tetti in makuti non si sarebbe potuto arginare nemmeno con tutta l'acqua delle piscine. Di "se" e di "ma" se ne potrebbero sprecare ancora, certo è che saranno in molti i proprietari delle ville di Kibokoni a non rifare i loro tetti come erano prima, e saranno altrettanti i costruttori che proporranno soluzioni alternative. Altrimenti c'è sempre la soluzione molto africana, per la quale ancora tante persone vivono serenamente da queste parti, il fatalismo.
Fonte: Malindikenya.net
E' pur vero che i tetti in makuti hanno, il loro tallone di Achille nella
facilità con cui possono prendere fuoco, ma è anche pur vero che il
pensare a costruzioni in Kenya senza questi capolavori, ma trasformati
in stile Grecia e Medio Oriente , perderebbero quel fascino che dagli albori
siamo abituati a vedere.
Mi sembra anche inverosimile che l'amico Roberto Marini pioniere costruttore
in quel di Malindi, dia seguito alle sue dichiarazioni.
Quanto poi all'affermazione sempre tratta dall'articolo sopra "Il fatalismo"
quale colpa degli incendi, meriterebbe un ampio dibattito; in misura di
tutte le cause giuridiche giacenti in tribunale a Kilifi, riguardanti l'argomento.
Fio
fio- Sostenitore
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