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L'economia del Kenya
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L'economia del Kenya
L’economia di questo paese varia a seconda delle zone naturali; se ne possono distinguere tre in particolare:
1) un'estensione semi desertica a nord e a est, che viene utilizzata soprattutto per l’allevamento dei bovini;
2) la regione degli altipiani al centro e ad ovest dove le piogge favoriscono la fertilità dei terreni di origine vulcanica; sono le zone si svolgono attività legate all’agricoltura.
3) infine nella pianura costiera bagnata dall’Oceano Indiano l’economia ruota intorno al turismo.
Mentre nella zona desertica la popolazione è molto limitata, nelle altre due aree vive l’80% della popolazione, soltanto Kisumu (sulle rive del lago Vittoria), Mombasa (principale porto economico) e la capitale Nairobi sono città con più di 100.000 abitanti.
Queste tre città sono collegate dall’unica ferrovia esistente.
AGRICOLTURA e ALLEVAMENTO
Il Kenya è un paese agricolo, condizionato dalla frequenza della pioggia; il cereale più coltivato è il MAIS che occupa il 62% dei territori agricoli.
MANIOCA e SORGO vengono coltivati nelle terre meno fertili, per l’uso interno degli abitanti.
Poi vi sono le piantagioni delle compagnie multinazionali straniere, che coltivano per l’esportazione il caffè, il tè, le banane, il cocco e il sisal.
Gli Africani hanno formato alcune cooperative per coltivare questi prodotti da vendere all’estero, ma la commercializzazione (cioè la vendita dei prodotti all’estero) è controllata da compagnie straniere, che stabiliscono i prezzi e le modalità di vendita.
L’allevamento di bovini e di ovini è molto praticato, soprattutto dai popoli seminomadi come i Masai.
INDUSTRIE e TURISMO
L’industria keniota è poco sviluppata ed è tutta proprietà degli Indo pakistani e degli Europei.
Gli Africani sono praticamente esclusi dalle attività industriali: vicino al porto di Mombasa si svolgono la maggior parte di queste attività. L’energia per tutto il paese è prodotta dai impianti idroelettrici di Kiambere e Turkwel, che sono sufficienti per il fabbisogno nazionale.
Il turismo continua ad espandersi e rende il 5% del P.I.L., cioè il Prodotto Interno Lordo; infatti in Kenya ogni anno arrivano circa 500.000 turisti attratti dalla natura e dagli animali dei Parchi Nazionali.
Anche le spiagge sono molto frequentate da turisti internazionali. La proprietà delle strutture turistiche è esclusivamente degli imprenditori stranieri, che possiedono tutte le strutture e che svolgono i lavori più importanti, mentre alla popolazione locale (considerata inferiore) vengono assegnati i lavori meno retribuiti e qualificati.
Tratto da Fc.retecivica.milano.it
1) un'estensione semi desertica a nord e a est, che viene utilizzata soprattutto per l’allevamento dei bovini;
2) la regione degli altipiani al centro e ad ovest dove le piogge favoriscono la fertilità dei terreni di origine vulcanica; sono le zone si svolgono attività legate all’agricoltura.
3) infine nella pianura costiera bagnata dall’Oceano Indiano l’economia ruota intorno al turismo.
Mentre nella zona desertica la popolazione è molto limitata, nelle altre due aree vive l’80% della popolazione, soltanto Kisumu (sulle rive del lago Vittoria), Mombasa (principale porto economico) e la capitale Nairobi sono città con più di 100.000 abitanti.
Queste tre città sono collegate dall’unica ferrovia esistente.
AGRICOLTURA e ALLEVAMENTO
Il Kenya è un paese agricolo, condizionato dalla frequenza della pioggia; il cereale più coltivato è il MAIS che occupa il 62% dei territori agricoli.
MANIOCA e SORGO vengono coltivati nelle terre meno fertili, per l’uso interno degli abitanti.
Poi vi sono le piantagioni delle compagnie multinazionali straniere, che coltivano per l’esportazione il caffè, il tè, le banane, il cocco e il sisal.
Gli Africani hanno formato alcune cooperative per coltivare questi prodotti da vendere all’estero, ma la commercializzazione (cioè la vendita dei prodotti all’estero) è controllata da compagnie straniere, che stabiliscono i prezzi e le modalità di vendita.
L’allevamento di bovini e di ovini è molto praticato, soprattutto dai popoli seminomadi come i Masai.
INDUSTRIE e TURISMO
L’industria keniota è poco sviluppata ed è tutta proprietà degli Indo pakistani e degli Europei.
Gli Africani sono praticamente esclusi dalle attività industriali: vicino al porto di Mombasa si svolgono la maggior parte di queste attività. L’energia per tutto il paese è prodotta dai impianti idroelettrici di Kiambere e Turkwel, che sono sufficienti per il fabbisogno nazionale.
Il turismo continua ad espandersi e rende il 5% del P.I.L., cioè il Prodotto Interno Lordo; infatti in Kenya ogni anno arrivano circa 500.000 turisti attratti dalla natura e dagli animali dei Parchi Nazionali.
Anche le spiagge sono molto frequentate da turisti internazionali. La proprietà delle strutture turistiche è esclusivamente degli imprenditori stranieri, che possiedono tutte le strutture e che svolgono i lavori più importanti, mentre alla popolazione locale (considerata inferiore) vengono assegnati i lavori meno retribuiti e qualificati.
Tratto da Fc.retecivica.milano.it
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