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Kenya, prostitute in piazza: “Legalizzateci e fateci pagare le tasse!”
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Kenya, prostitute in piazza: “Legalizzateci e fateci pagare le tasse!”
Kenya, prostitute in piazza: “Legalizzateci e fateci pagare le tasse!”
Ha sfilato ieri, per le strade di Nairobi, la comunità dei lavoratori della prostituzione keniota. Uomini e donne vestiti di magliette rosse e con maschere bicolore in volto hanno invaso le strade della capitale, il loro ambiente di lavoro. Rivendicano diritti, la fine della discriminazione e la possibilità di essere considerati parte integrante della società in cui vivono. Da tempo l’associazione dei lavoratori del sesso, la Kenya Sex Workers Alliance (Keswa), combatte per la legalizzazione di questa attività. Si tratta di cittadini liberi, che a causa della loro povertà si trovano costretti a fare del proprio corpo un Il sindaco di Nairobi, George Aladwa, alcuni mesi fa dava luce ad un comitato valutativo sulla regolarizzazione dell’attività in alcune zone della metropoli. Tuttavia, i diretti interessati sono scesi in piazza, a causa delle pessime condizioni igieniche in cui sono costretti a lavorare, per le molestie che ancora oggi ricevono, anche e soprattutto da parte delle forze dell’ordine locali, ed affinché la legislazione del loro paese dia loro un’identità ben definita. Sono consapevoli di contribuire all’economia nazionale, ed arti di farlo privi di ogni tutela: “Ci sono un sacco di entrate nel settore e siamo pronti a pagare le tasse se il governo decriminalizzerà i lavoratori del sesso in questo paese” – ha detto la signora Doughtie Ogutu, una delle fondatrici di Keswa - ”Oggi è la Giornata dei diritti dei lavoratori del sesso. Vogliamo la fine delle molestie della polizia, l’accesso alla sanità, l’accesso ai servizi, la giustizia – Non c’è giustizia!”.
In Kenya è infatti in vigore un modello abolizionista nei confronti della prostituzione; vale a dire un sistema che non penalizza la compravendita di prestazioni sessuali, ma solamente le attività considerate illecite ad essa correlate come sfruttamento e favoreggiamento. Gli obiettivi di tale sistema volgono all’eliminazione del fenomeno, senza danni però per i protagonisti. I reali risultati sono invece una prostituzione sempre diffusa ed estremamente satura di danni morali e fisici nei confronti di chi fa parte di questo mondo. Non a caso lo stesso Ministero della Salute keniano ha da poco pubblicato un rapporto secondo il quale il 30% degli affetti da HIV sono lavoratori del sesso o loro clienti.
Fonte: Attualissimo.it
Ha sfilato ieri, per le strade di Nairobi, la comunità dei lavoratori della prostituzione keniota. Uomini e donne vestiti di magliette rosse e con maschere bicolore in volto hanno invaso le strade della capitale, il loro ambiente di lavoro. Rivendicano diritti, la fine della discriminazione e la possibilità di essere considerati parte integrante della società in cui vivono. Da tempo l’associazione dei lavoratori del sesso, la Kenya Sex Workers Alliance (Keswa), combatte per la legalizzazione di questa attività. Si tratta di cittadini liberi, che a causa della loro povertà si trovano costretti a fare del proprio corpo un Il sindaco di Nairobi, George Aladwa, alcuni mesi fa dava luce ad un comitato valutativo sulla regolarizzazione dell’attività in alcune zone della metropoli. Tuttavia, i diretti interessati sono scesi in piazza, a causa delle pessime condizioni igieniche in cui sono costretti a lavorare, per le molestie che ancora oggi ricevono, anche e soprattutto da parte delle forze dell’ordine locali, ed affinché la legislazione del loro paese dia loro un’identità ben definita. Sono consapevoli di contribuire all’economia nazionale, ed arti di farlo privi di ogni tutela: “Ci sono un sacco di entrate nel settore e siamo pronti a pagare le tasse se il governo decriminalizzerà i lavoratori del sesso in questo paese” – ha detto la signora Doughtie Ogutu, una delle fondatrici di Keswa - ”Oggi è la Giornata dei diritti dei lavoratori del sesso. Vogliamo la fine delle molestie della polizia, l’accesso alla sanità, l’accesso ai servizi, la giustizia – Non c’è giustizia!”.
In Kenya è infatti in vigore un modello abolizionista nei confronti della prostituzione; vale a dire un sistema che non penalizza la compravendita di prestazioni sessuali, ma solamente le attività considerate illecite ad essa correlate come sfruttamento e favoreggiamento. Gli obiettivi di tale sistema volgono all’eliminazione del fenomeno, senza danni però per i protagonisti. I reali risultati sono invece una prostituzione sempre diffusa ed estremamente satura di danni morali e fisici nei confronti di chi fa parte di questo mondo. Non a caso lo stesso Ministero della Salute keniano ha da poco pubblicato un rapporto secondo il quale il 30% degli affetti da HIV sono lavoratori del sesso o loro clienti.
Fonte: Attualissimo.it
dolcemagic- Sostenitore
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