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Agonia e avorio
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Agonia e avorio
Agonia e avorio
Pubblicato: venerdì 08 luglio 2011 da Marina
Il titolo in inglese rende meglio: Agony and Ivory e lo pubblica Vanity Fair nella sua edizione Usa. L’avorio è quello degli elefanti e l’agonia è sempre quella degli elefanti trucidati a causa dei loro denti. Il dossier di 8 pagine è firmato da Alex Shoumatoff con le foto di Guillaume Bonn.
Shoumatoff ha viaggiato dal Kenya a Seattle (dove è stato messo a punto un sistema di tracciabilità con il DNA) al Guanzhou in Cina seguendo proprio la rotta dell’avorio clandestino e documentando le varie tappe di questo assurdo commercio. Ha conosciuto però anche chi lo combatte. Ha notato che il numero degli elefanti è in costante diminuzione e che rischiano seriamente la sopravvivenza.
Il racconto di Shoumatoff a tratti commuove e a tratti fa rabbia. Descrive con dovizia di particolari come i bracconieri dopo aver ammazzato gli elefanti con frecce avvelenate infieriscano a colpi di macete per sfilare loro le zanne e di come i turisti, noncuranti, acquistino peli, code, unghie appena tagliati dai pachidermi assassinati. Le carcasse sono poi abbandonate lungo il ciglio delle strade battute e piene di pozze di sangue invase da mosche.
Racconta Alex Shoumatoff:
C’è avorio in vendita proprio nei negozi turistici al centro commerciale delle Cascate Victoria. Una commessa ci mostra una zanna su cui c’è un bassorilievo di una coda di elefanti che costa 2.000 dollari. La zanna non ha i timbri del Parco. In un altro negozio una zanna più grande con lo stesso bassorilievo costa uguale La commessa mi dice che è avorio proveniente da abbattimenti mirati.
Ma perché in Cina si acquista così tanto avorio? Innanzitutto il commercio è stato riaperto nel 2008 dopo 19 anni di fermo. Poi si acquista per tradizione e perché non si conoscono i metodi con cui l’avorio viene ottenuto. In molti pensano che le zanne cadano naturalmente agli elefanti e che poi ricrescano. Secondo un sondaggio è emerso che l’80% dei normali acquirenti rifiuterebbe di acquistare avorio se sapesse come gli elefanti sono stati uccisi.
Per ora il CITES non sortisce effetto.
Qui il Video
Fonte: www.ecoblog.it
Foto: www.flickr.com
Pubblicato: venerdì 08 luglio 2011 da Marina
Il titolo in inglese rende meglio: Agony and Ivory e lo pubblica Vanity Fair nella sua edizione Usa. L’avorio è quello degli elefanti e l’agonia è sempre quella degli elefanti trucidati a causa dei loro denti. Il dossier di 8 pagine è firmato da Alex Shoumatoff con le foto di Guillaume Bonn.
Shoumatoff ha viaggiato dal Kenya a Seattle (dove è stato messo a punto un sistema di tracciabilità con il DNA) al Guanzhou in Cina seguendo proprio la rotta dell’avorio clandestino e documentando le varie tappe di questo assurdo commercio. Ha conosciuto però anche chi lo combatte. Ha notato che il numero degli elefanti è in costante diminuzione e che rischiano seriamente la sopravvivenza.
Il racconto di Shoumatoff a tratti commuove e a tratti fa rabbia. Descrive con dovizia di particolari come i bracconieri dopo aver ammazzato gli elefanti con frecce avvelenate infieriscano a colpi di macete per sfilare loro le zanne e di come i turisti, noncuranti, acquistino peli, code, unghie appena tagliati dai pachidermi assassinati. Le carcasse sono poi abbandonate lungo il ciglio delle strade battute e piene di pozze di sangue invase da mosche.
Racconta Alex Shoumatoff:
C’è avorio in vendita proprio nei negozi turistici al centro commerciale delle Cascate Victoria. Una commessa ci mostra una zanna su cui c’è un bassorilievo di una coda di elefanti che costa 2.000 dollari. La zanna non ha i timbri del Parco. In un altro negozio una zanna più grande con lo stesso bassorilievo costa uguale La commessa mi dice che è avorio proveniente da abbattimenti mirati.
Ma perché in Cina si acquista così tanto avorio? Innanzitutto il commercio è stato riaperto nel 2008 dopo 19 anni di fermo. Poi si acquista per tradizione e perché non si conoscono i metodi con cui l’avorio viene ottenuto. In molti pensano che le zanne cadano naturalmente agli elefanti e che poi ricrescano. Secondo un sondaggio è emerso che l’80% dei normali acquirenti rifiuterebbe di acquistare avorio se sapesse come gli elefanti sono stati uccisi.
Per ora il CITES non sortisce effetto.
Qui il Video
Fonte: www.ecoblog.it
Foto: www.flickr.com
Federica- ADMIN
- Numero di messaggi : 1935
Data d'iscrizione : 16.04.09
Età : 47
Località : Uboldo
Re: Agonia e avorio
Aumenta il traffico illegale di avorio dal Kenya alla Cina.
ROMA - Cresce a ritmi vertiginosi il traffico illegale di avorio proveniente dalla riserva naturale di Samburu, in Kenya, diretto principalmente al mercato cinese. A lanciare l'allarme, dalle colonne di Nature, sono David Daballen e Lain Douglas-Hamilton, dell'organizzazione 'Save theelephants', insieme a George Wittemyer, esperto di biologia della conservazione all'università del Colorado.
Il fenomeno del bracconaggio in questa riserva keniota sta emergendo in tutta la sua drammaticità grazie ai dati raccolti con il continuo monitoraggio degli elefanti che lo popolano.Secondo alcune stime, negli ultimi due anni e mezzo i cacciatori di frodo avrebbero accumulato un bottino pari a quello degli 11 anni precedenti, raggiungendo il picco massimo delle loro attività illegali nei primi cinque mesi di quest'anno. Dopo aver cacciato soprattutto elefanti maschi, ora ibracconieri hanno messo nel mirino anche le femmine adulte:quasi tutte le famiglie di elefanti sono state colpite, e addirittura il 20% dei branchi è stato lasciato senza femmine mature, con un notevole aumento dei cuccioli orfani.
L'impennata di questo fenomeno è strettamente legata all'aumento di prezzi dell'avorio sul mercato nero, quasi raddoppiati dal 2007 ad oggi. Attualmente, l'avorio ricavato da un elefante maschio adulto vale quasi quanto il salario guadagnato da un guardiano della riserva in un anno e mezzo di lavoro, o in 15 anni da un lavoratore keniota non specializzato.
Fonte:Ansa.it ( Lo denuncia su Nature l’associazione Save the elephants
18 agosto, 10:14 ).
ROMA - Cresce a ritmi vertiginosi il traffico illegale di avorio proveniente dalla riserva naturale di Samburu, in Kenya, diretto principalmente al mercato cinese. A lanciare l'allarme, dalle colonne di Nature, sono David Daballen e Lain Douglas-Hamilton, dell'organizzazione 'Save theelephants', insieme a George Wittemyer, esperto di biologia della conservazione all'università del Colorado.
Il fenomeno del bracconaggio in questa riserva keniota sta emergendo in tutta la sua drammaticità grazie ai dati raccolti con il continuo monitoraggio degli elefanti che lo popolano.Secondo alcune stime, negli ultimi due anni e mezzo i cacciatori di frodo avrebbero accumulato un bottino pari a quello degli 11 anni precedenti, raggiungendo il picco massimo delle loro attività illegali nei primi cinque mesi di quest'anno. Dopo aver cacciato soprattutto elefanti maschi, ora ibracconieri hanno messo nel mirino anche le femmine adulte:quasi tutte le famiglie di elefanti sono state colpite, e addirittura il 20% dei branchi è stato lasciato senza femmine mature, con un notevole aumento dei cuccioli orfani.
L'impennata di questo fenomeno è strettamente legata all'aumento di prezzi dell'avorio sul mercato nero, quasi raddoppiati dal 2007 ad oggi. Attualmente, l'avorio ricavato da un elefante maschio adulto vale quasi quanto il salario guadagnato da un guardiano della riserva in un anno e mezzo di lavoro, o in 15 anni da un lavoratore keniota non specializzato.
Fonte:Ansa.it ( Lo denuncia su Nature l’associazione Save the elephants
18 agosto, 10:14 ).
dolcemagic- Sostenitore
- Numero di messaggi : 1817
Data d'iscrizione : 23.10.09
Età : 51
Località : Verbania ( lago Maggiore )!!!
Re: Agonia e avorio
Che brutta notizia, ma quando finirà questo massacro.....
Federica- ADMIN
- Numero di messaggi : 1935
Data d'iscrizione : 16.04.09
Età : 47
Località : Uboldo
I cinesi bramano l’avorio, riesplode in Africa la mattanza illegale di elefanti
I cinesi bramano l’avorio, riesplode in Africa la mattanza illegale di elefanti
Scritto da Arianna Pescini il 3 febbraio 2012 in Mondo.
Sono 2500 i pachidermi uccisi nel 2011. L'ancora instabile Egitto è il regno del commercio del materiale.
Un elefante per incrementare il proprio status symbol. La vita di un animale la cui specie è minacciata in cambio di un raffinato portacenere o di una bacchetta per mangiare il riso. Mancano ancora le conferme ufficiali, ma i dati di Traffic, la rete internazionale di monitoraggio del commercio di animali selvatici, parlano chiaro: dal lontano 1989, data della messa al bando del traffico dell’avorio, il 2011 è stato l’anno peggiore per la caccia illegale agli elefanti africani e alle loro preziose zanne, il cui materiale fa gola ai nuovi ricchi della Cina. Proprio la potenza asiatica, che sta colonizzando sempre di più l’Africa, ha fatto riesplodere un fenomeno che all’inizio degli anni Duemila si era ridotto drasticamente. Ora, invece, gli elefanti rischiano l’estinzione entro 15 anni in Kenya, Congo, Ciad.
Un commercio, quello dell’osso perlato, che è rifiorito soprattutto in Egitto. All’indomani della Primavera Araba, in assenza di stabilità politica e in mancanza di controlli adeguati, il Paese è diventato infatti la roccaforte per i venditori sottobanco dell’avorio, trasformato per compiacere i turisti in statuine, orecchini, bracciali, rosari e oggetti vari.
«L’Egitto è uno dei maggiori mercati di articoli illegali in avorio – si legge nel rapporto della società di monitoraggio, creata nel 1976 – nessun oggetto in avorio può essere prodotto e venduto senza un permesso speciale, ma non ne è mai stato rilasciato uno».
Le zanne di centinaia di poveri elefanti hanno viaggiato per tutto il 2011 (ma anche negli anni precedenti, comunque) da Kenya, Tanzania, Zimbabwe, Mozambico, Costa d’Avorio, fino in Sudan, e da quella debole frontiera sono entrate in Egitto.
Le ricerche di Traffic segnalano che i due centri maggiori di raccolta dell’avorio intagliato sono Il Cairo e Luxor, le città più turistiche e dove è facile vendere articoli e souvenir a cinesi, giapponesi, americani, arabi, spagnoli, e anche molti italiani. Tutti consumatori che si trasformano in complici e alimentano la caccia brutale agli elefanti, in barba alla Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate (Cites), in vigore dal 1975.
Nella capitale egiziana sono presenti circa 70 punti vendita del materiale incriminato, nemmeno troppo camuffati in mezzo alle altre botteghe, ma tutti vicini alle piramidi o alla ben nota piazza Tahrir. In totale, la primavera scorsa sono stati avvistati più di 8 mila pezzi, in particolare nel vecchio mercato di Khan al-Khalili.
Le autorità egiziane non riescono ad arginare il fenomeno: dal 2003 non vi è stata più alcuna confisca nei negozi della capitale. Ed è facile anche portare i manufatti fuori dal Paese, spacciandoli per oggetti antichi o fatti di ossa di cammello. O semplicemente trasportandoli via mare in casse dirette nei Paesi dell’est asiatico.
In aggiunta al vuoto istituzionale dell’Egitto, alla base del bracconaggio indiscriminato di elefanti in Africa c’è quindi l’aumento della domanda di avorio da parte della nuova classe medio-alta cinese, che acquista ormai più della metà di tutti i lavorati sul mercato nero. In dieci anni i turisti provenienti dalla Cina sono passati da 100 a 100 mila, e arrivano a spendere fino a 50 mila dollari in avorio. Nel gigante asiatico l’accessorio in questo materiale è considerato uno status symbol, garanzia di prestigio ed emblema di benessere economico.
A rischiare grosso, specialmente in Kenya e Sudafrica, cominciano ora anche i rinoceronti, le cui corna a Pechino vengono ritenute utili per guarire molti malanni.
Fonte: www.dirittodicritica.com
Scritto da Arianna Pescini il 3 febbraio 2012 in Mondo.
Sono 2500 i pachidermi uccisi nel 2011. L'ancora instabile Egitto è il regno del commercio del materiale.
Un elefante per incrementare il proprio status symbol. La vita di un animale la cui specie è minacciata in cambio di un raffinato portacenere o di una bacchetta per mangiare il riso. Mancano ancora le conferme ufficiali, ma i dati di Traffic, la rete internazionale di monitoraggio del commercio di animali selvatici, parlano chiaro: dal lontano 1989, data della messa al bando del traffico dell’avorio, il 2011 è stato l’anno peggiore per la caccia illegale agli elefanti africani e alle loro preziose zanne, il cui materiale fa gola ai nuovi ricchi della Cina. Proprio la potenza asiatica, che sta colonizzando sempre di più l’Africa, ha fatto riesplodere un fenomeno che all’inizio degli anni Duemila si era ridotto drasticamente. Ora, invece, gli elefanti rischiano l’estinzione entro 15 anni in Kenya, Congo, Ciad.
Un commercio, quello dell’osso perlato, che è rifiorito soprattutto in Egitto. All’indomani della Primavera Araba, in assenza di stabilità politica e in mancanza di controlli adeguati, il Paese è diventato infatti la roccaforte per i venditori sottobanco dell’avorio, trasformato per compiacere i turisti in statuine, orecchini, bracciali, rosari e oggetti vari.
«L’Egitto è uno dei maggiori mercati di articoli illegali in avorio – si legge nel rapporto della società di monitoraggio, creata nel 1976 – nessun oggetto in avorio può essere prodotto e venduto senza un permesso speciale, ma non ne è mai stato rilasciato uno».
Le zanne di centinaia di poveri elefanti hanno viaggiato per tutto il 2011 (ma anche negli anni precedenti, comunque) da Kenya, Tanzania, Zimbabwe, Mozambico, Costa d’Avorio, fino in Sudan, e da quella debole frontiera sono entrate in Egitto.
Le ricerche di Traffic segnalano che i due centri maggiori di raccolta dell’avorio intagliato sono Il Cairo e Luxor, le città più turistiche e dove è facile vendere articoli e souvenir a cinesi, giapponesi, americani, arabi, spagnoli, e anche molti italiani. Tutti consumatori che si trasformano in complici e alimentano la caccia brutale agli elefanti, in barba alla Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate (Cites), in vigore dal 1975.
Nella capitale egiziana sono presenti circa 70 punti vendita del materiale incriminato, nemmeno troppo camuffati in mezzo alle altre botteghe, ma tutti vicini alle piramidi o alla ben nota piazza Tahrir. In totale, la primavera scorsa sono stati avvistati più di 8 mila pezzi, in particolare nel vecchio mercato di Khan al-Khalili.
Le autorità egiziane non riescono ad arginare il fenomeno: dal 2003 non vi è stata più alcuna confisca nei negozi della capitale. Ed è facile anche portare i manufatti fuori dal Paese, spacciandoli per oggetti antichi o fatti di ossa di cammello. O semplicemente trasportandoli via mare in casse dirette nei Paesi dell’est asiatico.
In aggiunta al vuoto istituzionale dell’Egitto, alla base del bracconaggio indiscriminato di elefanti in Africa c’è quindi l’aumento della domanda di avorio da parte della nuova classe medio-alta cinese, che acquista ormai più della metà di tutti i lavorati sul mercato nero. In dieci anni i turisti provenienti dalla Cina sono passati da 100 a 100 mila, e arrivano a spendere fino a 50 mila dollari in avorio. Nel gigante asiatico l’accessorio in questo materiale è considerato uno status symbol, garanzia di prestigio ed emblema di benessere economico.
A rischiare grosso, specialmente in Kenya e Sudafrica, cominciano ora anche i rinoceronti, le cui corna a Pechino vengono ritenute utili per guarire molti malanni.
Fonte: www.dirittodicritica.com
Federica- ADMIN
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Località : Uboldo
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