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Niente acqua niente scuola. La siccità in Kenya la pagano i bambini
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Niente acqua niente scuola. La siccità in Kenya la pagano i bambini
Niente acqua niente scuola. La siccità in Kenya la pagano i bambini
Di Luca Scialo'
8 febbraio 2011 La mancanza di acqua e cibo impedisce a tutti una vita normale, ma i più piccoli perdono di più
Hanno insegnato ai loro alunni canzoncine sull’importanza di lavarsi le mani prima di mangiare. Ma ironia e cattiveria della sorte, essi non hanno né cibo né acqua. Parliamo della scuola elementare Lokichare, una delle tante ormai svuotate dalla miseria che priva i più piccoli, come gli adulti, delle risorse primarie più elementari.
LA SITUAZIONE DRAMMATICA DELLA SCUOLA
La Lokichare si trova nella città di Lowdar, sita a 700 Km dalla Capitale Nairobi. Una distanza di per sé non proibitiva, se non fosse per il cattivo stato in cui versa la rete stradale che collega le due località, a tratti del tutto mancante. Dunque gli aiuti umanitari compiono spesso vere traversate nel deserto, non giungendo il più delle volte a destinazione. A lanciare l’allarme il Preside somalo Edoardo Lodoso, il quale in un’intervista alla Bbc ha dichiarato che da gennaio non sono arrivati né cibo né acqua e punta il dito proprio sulla suddetta mancanza di trasporti. Il Preside ha aggiunto che la mancanza di cibo ha tra le varie conseguenze, anche quella di allontanare i bimbi dalla scuola; di fatti lo scorso anno la Lokichare aveva 280 alunni, adesso sono meno di un terzo: 90. Ciò è dovuto non solo alla naturale morte dei piccoli, ma anche al fatto che molti restano con i genitori proprio per aiutarli a procacciare cibo nei Paesi vicini, come Etiopia, Uganda e Sudan. In alcune scuole si utilizza proprio il cibo per convincere i bambini a frequentarle.
LA SICCITA’ IL NEMICO PRINCIPALE
Secondo Lodoso, i pastori dovrebbero cambiare anche le loro strategie per contrastare i problemi relativi alla mancanza di cibo. Ad esempio, nel 2009 il Governo offriva ottimi incentivi a chi vendeva il proprio bestiame alle banche; invece loro hanno preferito tenere i propri animali, con la conseguenza che, giunta la siccità, le bestie sono morte o visibilmente dimagrite. Dunque hanno perso il proprio valore economico o sono morte durante il viaggio verso il macello della Capitale Nairobi. Lungo le poche strade keniote, impolverate e sulle quali battono 40 gradi, giovani e anziani mendicano cibo e acqua; o scavano profonde buche nel deserto nella speranza di trovare acqua. Leah Lokala, 27 anni, vive in una fattoria – o meglio una raccolta di diverse capanne circondata dal deserto – in Kalotum, 15 km a nord di Lowdar. Racconta che la siccità ha ucciso tutti i loro animali e le sono rimaste solo tre capre come speranza di sostentamento, dovendo fare pure 15 Km per procurare loro acqua.
QUANDO ARRIVA LA PIOGGIA INIZIA ANCHE LA GUERRA TRA POVERI
La povertà estrema si sa, genera anche una triste guerra tra i poveri per la sopravvivenza. Quando i gruppi nomadi come i Pokot e i Turkana, vedono i loro animali morire per la siccità, aspettano le prime piogge per organizzare incursioni mortali ai pastori dei paesi limitrofi. L’arrivo della pioggia e dunque la presenza di acqua per abbeverare i propri animali, significa per i nomadi possibilità di allevare bestiame e dunque avere cibo per diverso tempo o fonte di guadagno mediante la loro vendita. Dunque mettono in atto agguati e soprusi..
Fonte:Esteri Giornalettismo
Di Luca Scialo'
8 febbraio 2011 La mancanza di acqua e cibo impedisce a tutti una vita normale, ma i più piccoli perdono di più
Hanno insegnato ai loro alunni canzoncine sull’importanza di lavarsi le mani prima di mangiare. Ma ironia e cattiveria della sorte, essi non hanno né cibo né acqua. Parliamo della scuola elementare Lokichare, una delle tante ormai svuotate dalla miseria che priva i più piccoli, come gli adulti, delle risorse primarie più elementari.
LA SITUAZIONE DRAMMATICA DELLA SCUOLA
La Lokichare si trova nella città di Lowdar, sita a 700 Km dalla Capitale Nairobi. Una distanza di per sé non proibitiva, se non fosse per il cattivo stato in cui versa la rete stradale che collega le due località, a tratti del tutto mancante. Dunque gli aiuti umanitari compiono spesso vere traversate nel deserto, non giungendo il più delle volte a destinazione. A lanciare l’allarme il Preside somalo Edoardo Lodoso, il quale in un’intervista alla Bbc ha dichiarato che da gennaio non sono arrivati né cibo né acqua e punta il dito proprio sulla suddetta mancanza di trasporti. Il Preside ha aggiunto che la mancanza di cibo ha tra le varie conseguenze, anche quella di allontanare i bimbi dalla scuola; di fatti lo scorso anno la Lokichare aveva 280 alunni, adesso sono meno di un terzo: 90. Ciò è dovuto non solo alla naturale morte dei piccoli, ma anche al fatto che molti restano con i genitori proprio per aiutarli a procacciare cibo nei Paesi vicini, come Etiopia, Uganda e Sudan. In alcune scuole si utilizza proprio il cibo per convincere i bambini a frequentarle.
LA SICCITA’ IL NEMICO PRINCIPALE
Secondo Lodoso, i pastori dovrebbero cambiare anche le loro strategie per contrastare i problemi relativi alla mancanza di cibo. Ad esempio, nel 2009 il Governo offriva ottimi incentivi a chi vendeva il proprio bestiame alle banche; invece loro hanno preferito tenere i propri animali, con la conseguenza che, giunta la siccità, le bestie sono morte o visibilmente dimagrite. Dunque hanno perso il proprio valore economico o sono morte durante il viaggio verso il macello della Capitale Nairobi. Lungo le poche strade keniote, impolverate e sulle quali battono 40 gradi, giovani e anziani mendicano cibo e acqua; o scavano profonde buche nel deserto nella speranza di trovare acqua. Leah Lokala, 27 anni, vive in una fattoria – o meglio una raccolta di diverse capanne circondata dal deserto – in Kalotum, 15 km a nord di Lowdar. Racconta che la siccità ha ucciso tutti i loro animali e le sono rimaste solo tre capre come speranza di sostentamento, dovendo fare pure 15 Km per procurare loro acqua.
QUANDO ARRIVA LA PIOGGIA INIZIA ANCHE LA GUERRA TRA POVERI
La povertà estrema si sa, genera anche una triste guerra tra i poveri per la sopravvivenza. Quando i gruppi nomadi come i Pokot e i Turkana, vedono i loro animali morire per la siccità, aspettano le prime piogge per organizzare incursioni mortali ai pastori dei paesi limitrofi. L’arrivo della pioggia e dunque la presenza di acqua per abbeverare i propri animali, significa per i nomadi possibilità di allevare bestiame e dunque avere cibo per diverso tempo o fonte di guadagno mediante la loro vendita. Dunque mettono in atto agguati e soprusi..
Fonte:Esteri Giornalettismo
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