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Mombasa, Kenya: alla ricerca dell'Africa 'vera'...
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Mombasa, Kenya: alla ricerca dell'Africa 'vera'...
Mombasa, Kenya: alla ricerca dell'Africa 'vera'...
TRADOTTO DA BEATRICE BORGATO
L'Africa è immensa. Con i suoi cinquantatrè Paesi forma un continente enorme dove si parlano centinaia di lingue e dialetti, e vi convivono innumerevoli tribù di etnie diverse. Le immagini dei bambini, degli animali e dei paesaggi sconfinati sono ormai icone riconoscibili in tutto il mondo, mentre le statistiche poco incoraggianti, i genocidi infiniti, e le relazioni sulle incursioni dei pirati dominano la percezione esterna sulla vita in Africa.
Ma allora, qual è "la vera Africa"?
Sono forse le capanne di fango e i bambini con le mosche sugli occhi? È il traffico dei tuk-tuk lungo gli stretti viottoli e i venditori ambulanti che barattano merce agli angoli delle strade? Sono i traghetti sovraffollati o i safari alla scoperta degli animali selvaggi? L'Africa autentica è fatta di città o di villaggi? Un momento però: l'atto di delegare ad una presunta "parte autentica" la rappresentazione di questa complessa realtà non è forse paragonabile a una delle terribili gaffe pronunciate dalla coppia McCain-Palin sulla "vera" America?
Dopo quattro giorni di navigazione intorno a Mombasa, siamo rimasti nella zona insulare della città, considerata il centro principale di Mombasa. Abbiamo attraversato il ponte più a nord una sola volta per visitare il mercato all'aperto (il più grande dell'Africa orientale), che si trova vicino al quartiere Nyali e riesce comunque a trasmettere quell'atmosfera da distretto cittadino.
Finalmente siamo arrivati a Likoni, la zona sud della città, oltre il fiume, dove vivono e lavorano quattro di noi. Era la prima volta che andavamo lì, e Likoni ci ha mostrato da subito un lato diverso della vita quotidiana africana. La strada principale è sterrata e piena di enormi pozzanghere, fiancheggiata da bancarelle e vetrine di generi alimentari fatte legno e metalli di scarto. I rifiuti sono disseminati un po' ovunque e per le strade vagano capre e mucche che vanno sgranocchiando spazzatura bruciacchiata qua e là, legna e arbusti. Questo è il mio quartiere, ma ad essere sinceri la strada principale e trafficata di Likoni offre un quadro ben più estremo rispetto alle viuzze laterali e alle zone residenziali poco lontano. In questa zona la povertà e la mancanza di infrastrutture risulta immediatamente e bruscamente ovvia, e forse è proprio questa situazione estrema che ha portato uno degli stagisti ad affermare, con una certa soddisfazione: “Qui mi sento nell'Africa vera”.
La battuta mi ha subito stranito. Cos'è che rende quest'Africa più reale? Forse "reale" non è la parola giusta - magari è più corretto parlare di "realtà". Ogni angolo dell'Africa è reale, ma è la realtà delle sfide che i kenioti devono affrontare a farsi più evidente fuori del trambusto cittadino. È parecchia la gente che vive nel centro di Mombasa, ma la maggior parte di chi lavora in città fa il pendolare dalle zone più povere in periferia. E anche la stragrande maggioranza degli africani vive in aree rurali, ormai impoverite. In quartieri come quello di Likoni, dove la strada è diventata un canale profondo 30 centimenti e una ragazza che vive là in fondo sta morendo di colera. Ma perfino a Likoni, in una delle aree più povere di Mombasa, io vivo insieme a una famiglia istruita che si è rimboccata le maniche e si gode una vita decorosa e agiata.
È qui che vieni a sapere della storia della biblioteca costruita per volere di un membro del Governo, ma rimasta così senza alcun libro quando le elezioni hanno portato qualcun altro al potere. Qui impari che la gente magra o pelle e ossa non è degna di rispetto quanto quelli più grossi e rotondi (perchè si da il caso che non hanno abbastanza da mangiare). È qui i bambini scoppiano a piangere non appena ti vedono in faccia, perché è la prima volta che scorgono un bianco.
Ma è proprio in città che puoi farti una bella chiacchierata con l'anziana proprietaria della casa che ti ospita (ne possiede parecchie di proprietà immobiliari, e guarda caso è sposata con un bianco) su quanto sia pronta e impaziente di vedere le donne africane assumere un nuovo ruolo nella società. "Impara a cucinare!" grida al suo manager in tono semi scherzoso. Sostiene che l'Africa è pronta a cambiare, e le donne stanno aprendo la strada per un futuro diverso. Lui rimane convinto che le donne siano fatte per cucinare e pulire, e che l'Africa non possa cambiare perché gli africani sono sostanzialmente diversi dagli americani, ed è così che deve essere. Non l'ho punzecchiato troppo, sperando che il passaggio di una sola generazione possa bastare ad attivare quel che sembrava un cambiamento impossibile.
Come ovunque nel mondo, l'interazione fra città e campagna è solo parte della vita - come il tiro alla fune tra idee progressiste o conservatrici, tra importazione ed esportazione, coltivare oppure comprare qualcosa -- o come il fatto di mantenere le differenze culturali anziché mescolarle, dualismi che hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle civiltà favorendo il progresso della storia umana. La coesistenza di entrambe le realtà è proprio quel che conta.
Fonte: La Stampa.it
TRADOTTO DA BEATRICE BORGATO
L'Africa è immensa. Con i suoi cinquantatrè Paesi forma un continente enorme dove si parlano centinaia di lingue e dialetti, e vi convivono innumerevoli tribù di etnie diverse. Le immagini dei bambini, degli animali e dei paesaggi sconfinati sono ormai icone riconoscibili in tutto il mondo, mentre le statistiche poco incoraggianti, i genocidi infiniti, e le relazioni sulle incursioni dei pirati dominano la percezione esterna sulla vita in Africa.
Ma allora, qual è "la vera Africa"?
Sono forse le capanne di fango e i bambini con le mosche sugli occhi? È il traffico dei tuk-tuk lungo gli stretti viottoli e i venditori ambulanti che barattano merce agli angoli delle strade? Sono i traghetti sovraffollati o i safari alla scoperta degli animali selvaggi? L'Africa autentica è fatta di città o di villaggi? Un momento però: l'atto di delegare ad una presunta "parte autentica" la rappresentazione di questa complessa realtà non è forse paragonabile a una delle terribili gaffe pronunciate dalla coppia McCain-Palin sulla "vera" America?
Dopo quattro giorni di navigazione intorno a Mombasa, siamo rimasti nella zona insulare della città, considerata il centro principale di Mombasa. Abbiamo attraversato il ponte più a nord una sola volta per visitare il mercato all'aperto (il più grande dell'Africa orientale), che si trova vicino al quartiere Nyali e riesce comunque a trasmettere quell'atmosfera da distretto cittadino.
Finalmente siamo arrivati a Likoni, la zona sud della città, oltre il fiume, dove vivono e lavorano quattro di noi. Era la prima volta che andavamo lì, e Likoni ci ha mostrato da subito un lato diverso della vita quotidiana africana. La strada principale è sterrata e piena di enormi pozzanghere, fiancheggiata da bancarelle e vetrine di generi alimentari fatte legno e metalli di scarto. I rifiuti sono disseminati un po' ovunque e per le strade vagano capre e mucche che vanno sgranocchiando spazzatura bruciacchiata qua e là, legna e arbusti. Questo è il mio quartiere, ma ad essere sinceri la strada principale e trafficata di Likoni offre un quadro ben più estremo rispetto alle viuzze laterali e alle zone residenziali poco lontano. In questa zona la povertà e la mancanza di infrastrutture risulta immediatamente e bruscamente ovvia, e forse è proprio questa situazione estrema che ha portato uno degli stagisti ad affermare, con una certa soddisfazione: “Qui mi sento nell'Africa vera”.
La battuta mi ha subito stranito. Cos'è che rende quest'Africa più reale? Forse "reale" non è la parola giusta - magari è più corretto parlare di "realtà". Ogni angolo dell'Africa è reale, ma è la realtà delle sfide che i kenioti devono affrontare a farsi più evidente fuori del trambusto cittadino. È parecchia la gente che vive nel centro di Mombasa, ma la maggior parte di chi lavora in città fa il pendolare dalle zone più povere in periferia. E anche la stragrande maggioranza degli africani vive in aree rurali, ormai impoverite. In quartieri come quello di Likoni, dove la strada è diventata un canale profondo 30 centimenti e una ragazza che vive là in fondo sta morendo di colera. Ma perfino a Likoni, in una delle aree più povere di Mombasa, io vivo insieme a una famiglia istruita che si è rimboccata le maniche e si gode una vita decorosa e agiata.
È qui che vieni a sapere della storia della biblioteca costruita per volere di un membro del Governo, ma rimasta così senza alcun libro quando le elezioni hanno portato qualcun altro al potere. Qui impari che la gente magra o pelle e ossa non è degna di rispetto quanto quelli più grossi e rotondi (perchè si da il caso che non hanno abbastanza da mangiare). È qui i bambini scoppiano a piangere non appena ti vedono in faccia, perché è la prima volta che scorgono un bianco.
Ma è proprio in città che puoi farti una bella chiacchierata con l'anziana proprietaria della casa che ti ospita (ne possiede parecchie di proprietà immobiliari, e guarda caso è sposata con un bianco) su quanto sia pronta e impaziente di vedere le donne africane assumere un nuovo ruolo nella società. "Impara a cucinare!" grida al suo manager in tono semi scherzoso. Sostiene che l'Africa è pronta a cambiare, e le donne stanno aprendo la strada per un futuro diverso. Lui rimane convinto che le donne siano fatte per cucinare e pulire, e che l'Africa non possa cambiare perché gli africani sono sostanzialmente diversi dagli americani, ed è così che deve essere. Non l'ho punzecchiato troppo, sperando che il passaggio di una sola generazione possa bastare ad attivare quel che sembrava un cambiamento impossibile.
Come ovunque nel mondo, l'interazione fra città e campagna è solo parte della vita - come il tiro alla fune tra idee progressiste o conservatrici, tra importazione ed esportazione, coltivare oppure comprare qualcosa -- o come il fatto di mantenere le differenze culturali anziché mescolarle, dualismi che hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle civiltà favorendo il progresso della storia umana. La coesistenza di entrambe le realtà è proprio quel che conta.
Fonte: La Stampa.it
dolcemagic- Sostenitore
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Data d'iscrizione : 23.10.09
Età : 51
Località : Verbania ( lago Maggiore )!!!
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