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Nel cuore del Kenya
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Nel cuore del Kenya
Lontano dalle coste mondane e in attesa della grande migrazione nel Masai Mara, il Paese africano è pronto a cullare i viaggiatori tra foreste lussureggianti, montagne imbiancate, ranch per la conservazione della fauna e pianure ricche di animali
La terra non trema sotto il tonante scalpiccio degli zoccoli: le enormi mandrie di gnu e zebre stanno appena cominciando a radunarsi al di là del confine della Tanzania e solo a fine agosto varcheranno il confine con il Masai Mara, all'estremità orientale del Paese. Le coste meridionali accolgono migliaia di turisti con il fascino irresistibile delle verdi acque dell'Oceano Indiano e il gioco dispettoso delle maree. Ma il frastuono delle spiagge mondane - tanto care a Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci, ai calciatori in vacanza e a tanti politici - non arriva alle orecchie di chi sta quasi 900 km più a nord e ha scelto gli altipiani centrali per scoprire il cuore vero del Kenya.
A oriente della Rift Valley e a poche centinaia di km a nord-est di Nairobi s'innalza la culla della repubblica con lo scudo Masai sulla bandiera, una regione ancora poco frequentata dai viaggiatori sulla quale vigila la sagoma imponente del Monte Kenya. Massiccio di origine vulcanica, con i suoi 5.199 metri d'altezza è la seconda vetta africana dopo il Kilimangiaro, ma assai più importante è per l'anima delle popolazioni locali: oltre ad aver dato il nome all'intero Paese, è una montagna sacra per i Kikuyu, che credono sia il regno del dio Ngai e il "luogo della luce" (Kirinyaga, come lo chiamano) e perciò orientano le proprie case verso le sue vette. Una corona di nevi equatoriali ne copre perennemente le cime, mentre dalle sue pendici una cintura di foreste scende distendendosi in un parco nazionale di 620 km quadrati patrimonio dell'Unesco, dove si aggirano bufali ed elefanti, piccoli mammiferi, antilopi e predatori come iene e leopardi.
Gli amanti degli animali non possono però perdersi il vicino parco nazionale Meru. Tra le maestose palme dum e le distese d'erba alta della meno visitata riserva naturale del Kenya non solo si possono avvistare, senza rischio di "ingorghi" di jeep zeppe di turisti, mandrie di bufali ed elefanti, minacciosi ippopotami immersi nei tanti fiumi, giraffe reticolate, kudu minori e orici. Ma soprattutto rivivere le emozionanti tappe del romanzo e film Nata Libera (due Oscar per le musiche nel 1967), nel quale si raccontava la storia dei coniugi George e Joy Adamson, che dopo aver adottato un cucciolo orfano di leonessa, una volta cresciuto, cercarono di reinserirlo proprio nel Meru (all'impresa, riuscita, è dedicata una collina, che prende il nome dall'animale, Elsa's kopje).
Poco più a nord, Joy Adamson tentò successivamente anche il reinserimento di un leopardo nel territorio delle riserve nazionali di Shaba e Samburu (che prende il nome dalla fiera e antica popolazione di queste terre). Qui, tra le foreste irrigate dalle acque del fiume Ewaso Nyiro e pianure aride e spinose è facile rimanere incantati di fronte a grandi animali come la zebra di Grevy, l'antilope gerenuk o gli elefanti che nella stagione secca usano le zanne come trivelle per trovare l'acqua, ma anche scovare uccelli rari come l'avvoltoio delle palme e la tortora vinosa o, scrutando i rami degli alberi, gli schivi leopardi. Dove il terreno si fa più aperto, invece, può capitare di incontrare leoni, ghepardi e branchi di cani selvatici africani. Magari dal dorso di un cammello, sempre più usato nella zona per dei safari davvero ecologici.
Ridiscendendo verso sud merita una visita almeno uno dei grandi ranch disseminati tra altipiani e valli frondose della regione di Laikipia. Qui il bestiame convive con gli animali selvatici e i proprietari, spesso intere comunità riunite e dedite all'agricoltura, alla pastorizia e all'accoglienza turistica, svolgono anche il ruolo di custodi dell'integrità della fauna, delle tradizioni locali e della ricchezza del paesaggio. E se, puntando verso Nairobi, tanta ricchezza non avesse ancora soddisfatto la vostra voglia di bellezze kenyote, resta sempre la possibilità di... attaccarsi. Nel parco nazionale di Aberdare, famoso per i suoi monti che superano i 4.000 metri, le spettacolari cascate e gli scorci sulla Rift Valley, diversi "tree hotel", alberghi appollaiati sugli alberi, regalano avvistamenti mozzafiato di ogni sorta di animale che viene ad abbeverarsi nelle sottostanti pozze d'acqua. E un ricordo indelebile del cuore vivo ed emozionante
Tratto da Viaggi.libero.it
La terra non trema sotto il tonante scalpiccio degli zoccoli: le enormi mandrie di gnu e zebre stanno appena cominciando a radunarsi al di là del confine della Tanzania e solo a fine agosto varcheranno il confine con il Masai Mara, all'estremità orientale del Paese. Le coste meridionali accolgono migliaia di turisti con il fascino irresistibile delle verdi acque dell'Oceano Indiano e il gioco dispettoso delle maree. Ma il frastuono delle spiagge mondane - tanto care a Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci, ai calciatori in vacanza e a tanti politici - non arriva alle orecchie di chi sta quasi 900 km più a nord e ha scelto gli altipiani centrali per scoprire il cuore vero del Kenya.
A oriente della Rift Valley e a poche centinaia di km a nord-est di Nairobi s'innalza la culla della repubblica con lo scudo Masai sulla bandiera, una regione ancora poco frequentata dai viaggiatori sulla quale vigila la sagoma imponente del Monte Kenya. Massiccio di origine vulcanica, con i suoi 5.199 metri d'altezza è la seconda vetta africana dopo il Kilimangiaro, ma assai più importante è per l'anima delle popolazioni locali: oltre ad aver dato il nome all'intero Paese, è una montagna sacra per i Kikuyu, che credono sia il regno del dio Ngai e il "luogo della luce" (Kirinyaga, come lo chiamano) e perciò orientano le proprie case verso le sue vette. Una corona di nevi equatoriali ne copre perennemente le cime, mentre dalle sue pendici una cintura di foreste scende distendendosi in un parco nazionale di 620 km quadrati patrimonio dell'Unesco, dove si aggirano bufali ed elefanti, piccoli mammiferi, antilopi e predatori come iene e leopardi.
Gli amanti degli animali non possono però perdersi il vicino parco nazionale Meru. Tra le maestose palme dum e le distese d'erba alta della meno visitata riserva naturale del Kenya non solo si possono avvistare, senza rischio di "ingorghi" di jeep zeppe di turisti, mandrie di bufali ed elefanti, minacciosi ippopotami immersi nei tanti fiumi, giraffe reticolate, kudu minori e orici. Ma soprattutto rivivere le emozionanti tappe del romanzo e film Nata Libera (due Oscar per le musiche nel 1967), nel quale si raccontava la storia dei coniugi George e Joy Adamson, che dopo aver adottato un cucciolo orfano di leonessa, una volta cresciuto, cercarono di reinserirlo proprio nel Meru (all'impresa, riuscita, è dedicata una collina, che prende il nome dall'animale, Elsa's kopje).
Poco più a nord, Joy Adamson tentò successivamente anche il reinserimento di un leopardo nel territorio delle riserve nazionali di Shaba e Samburu (che prende il nome dalla fiera e antica popolazione di queste terre). Qui, tra le foreste irrigate dalle acque del fiume Ewaso Nyiro e pianure aride e spinose è facile rimanere incantati di fronte a grandi animali come la zebra di Grevy, l'antilope gerenuk o gli elefanti che nella stagione secca usano le zanne come trivelle per trovare l'acqua, ma anche scovare uccelli rari come l'avvoltoio delle palme e la tortora vinosa o, scrutando i rami degli alberi, gli schivi leopardi. Dove il terreno si fa più aperto, invece, può capitare di incontrare leoni, ghepardi e branchi di cani selvatici africani. Magari dal dorso di un cammello, sempre più usato nella zona per dei safari davvero ecologici.
Ridiscendendo verso sud merita una visita almeno uno dei grandi ranch disseminati tra altipiani e valli frondose della regione di Laikipia. Qui il bestiame convive con gli animali selvatici e i proprietari, spesso intere comunità riunite e dedite all'agricoltura, alla pastorizia e all'accoglienza turistica, svolgono anche il ruolo di custodi dell'integrità della fauna, delle tradizioni locali e della ricchezza del paesaggio. E se, puntando verso Nairobi, tanta ricchezza non avesse ancora soddisfatto la vostra voglia di bellezze kenyote, resta sempre la possibilità di... attaccarsi. Nel parco nazionale di Aberdare, famoso per i suoi monti che superano i 4.000 metri, le spettacolari cascate e gli scorci sulla Rift Valley, diversi "tree hotel", alberghi appollaiati sugli alberi, regalano avvistamenti mozzafiato di ogni sorta di animale che viene ad abbeverarsi nelle sottostanti pozze d'acqua. E un ricordo indelebile del cuore vivo ed emozionante
Tratto da Viaggi.libero.it
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