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Somalia: la presa di Mogadiscio è vicina.

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Messaggio Da dolcemagic Mar Lug 27, 2010 9:49 am

Somalia: la presa di Mogadiscio è vicina.

Si continua a parlare degli al Shabaab in termini negativi, definendoli i “terroristi” della Somalia e, dopo gli attentati a Kampala dove sono morte 76 persone, addirittura dell’Africa. Non sono certo dei santi, sono guerriglieri pronti a tutto, anche a uccidere innocenti, per riprendere il comando di un Paese che da vent’anni lotta per mettere fine alle intromissioni straniere, soprattutto quelle statunitensi. È stata Washington a scegliere, senza elezioni, chi insediare al potere in Somalia, col solo intento di mettere le mani sulle risorse naturali, di cui il sottosuolo è ricco, e sul Corno d’Africa, strategicamente importante per il commercio marittimo.

Fonte: Rinascita
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Messaggio Da dolcemagic Mar Ago 24, 2010 10:40 am

Non si arresta la scia di sangue in Somalia. Se non sono gli scontri diretti fra miliziani governativi e insorgenti islamici, sono le stesse bombe preparate da questi ultimi che esplodendo all’improvviso alzano il tragico bilancio delle vittime nella capitale somala.
Sabato scorso, ne ha dato notizia il Governo Transitorio Somalo, 11 membri di Al Shabaab sono rimasti uccisi in due differenti situazioni. Dieci di loro, la maggior parte stranieri, mentre preparavano un’autobomba. Un altro mentre attrezzava un ordigno, una roadside bomb, di quelle usate per compiere attentati al passaggio di veicoli, sul ciglio delle strade.

In un comunicato, il Tfg ha fatto sapere che si trattava di tre pakistani, due indiani, un afghano, un algerino, e due somali, oltre a un leader religioso che stava pregando per gli attentatori futuri suicidi. Altri due arresti per due somali che assistevano il terzo mentre scavava una buca vicino a un ponte per posizionare l’ordigno.

Nel frattempo Al Shabaab ha dichiarato di aver bruciato a Mogadiscio 500 sacchi di grano provenienti dal programma di aiuti dell’Onu perché scaduti. “Si trattava di veleno per il nostro popolo” ha dichiarato. Un portavoce del World Food Program a Nairobi ha respinto ogni accusa.

Intanto dal Kenya arrivano inquietanti notizie di un allargamento del fronte. Il confine nord orientale, permeabile e poco protetto è sempre più oggetto di raid da parte di Al Shabaab. In luglio, truppe kenyane si erano scontrate con gli agguerriti miliziani islamici. E di recente, le incursioni degli estremisti hanno come obiettivo il reclutamento, anche forzato, di giovani kenyoti.

Il fronte si allarga, quindi. E scende a sud. L’obiettivo di Al Shabaab è chiaro: regionalizzare il conflitto. Dopo gli attentati di Kampala (Uganda) e la promessa di colpire anche in Burundi (i due Stati che hanno inviati uomini per le truppe di pacificazione a Mogadiscio), Nairobi non potrà far finta, per troppo a lungo, di non vedere.

giampaolo.musumeci
Lunedì 23 Agosto 2010

Fonte: Panorama.it
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Messaggio Da dolcemagic Mar Ago 24, 2010 10:41 am

Nuove truppe dell'Unione Africana per la missione in Somalia.

NAIROBI (Reuters) - Centinaia di truppe principalmente provenienti dall'Uganda sono arrivate a Mogadiscio per rafforzare il contingente di peacekeeping dell'Unione Africana impegnato a sostenere il governo somalo contro i ribelli islamici.
"Le truppe aggiuntive hanno iniziato ad arrivare venerdì scorso, trasportate per via aerea in differenti zone, e naturalmente continueranno ad arrivare", ha detto Wafula Wamunyinyi, il vice rappresentante speciale per la Somalia dell'Unione Africana.

Le milizie islamiche di Al Shabaab - collegate ad al Qaeda - e altri gruppi combattono contro il governo somalo dall'inizio del 2007.

L'Uganda aveva annunciato lo scorso mese che avrebbe spedito altre 2mila militari nel paese caduto nell'anarchia, dopo la morte di più di 70 persone in due esplosioni a Kampala durante la finale dei Mondiali, attentati poi rivendicati da Al Shabaab.

I soldati ugandesi costituiscono il grosso dei 6.100 militari impegnati nella missione Amisom, mentre delle milizie del Burundi presidiano il palazzo presidenziale e l'aeroporto.

In un incontro dello scorso mese in Uganda i leader del continente avevano deciso di incrementare il contingente portandolo a 8.100 unità, anche provenienti dalla Guinea, da Djibouti e dal blocco di paesi dell'Africa orientale (Igad).

Wamunyinyi ha detto anche che l'Unione ha individuato una lista di 2mila nomi di presunti finanziatori e sostenitori di Al Shabaab.

I ribelli, che controllano gran parte della capitale ed estese aree nella Somalia centrale e meridionale, hanno attirato innumerevoli miliziani stranieri nel paese.

Dall'inizio del conflitto, più di 21mila somali sono rimasti uccisi nei combattimenti, 1,5 milioni sono stati allontanati dalle proprie case e quasi mezzo milione sono stati costretti alla fuga in altri paesi.

Secondo un documento pubblicato oggi dalla Food and Agricolture Organization (Fao) delle Nazioni Unite, un quarto della popolazione somala, circa 2 milioni di persone, necessita di aiuti umanitari.


Fonte: Reuters Italia
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Messaggio Da dolcemagic Mer Ago 25, 2010 12:07 pm

Un altro attacco vigliacco
Il mondo ci deve aiutare» .

LA POLVERIERA SOMALIA .

Sharif Hassan Sheikh Adan è l’attuale speaker (il presidente) del Parlamento federale di transizione somalo. Dopo aver assunto i ruoli di ministro delle Finanze e viceprimo ministro, è stato eletto il 25 maggio di quest’anno, in seguito a una crisi politica che ha coinvolto il suo predecessore Sheikh Aden Madobe e il primo ministro, Omar Ali Sharmarke.

Oggi (ieri per chi legge, ndr) a Nairobi c’era in corso una conferenza alla quale, oltre a lei, hanno partecipato diversi parlamentari e membri delle agenzie umanitarie. Quale reazione ha avuto appena è arrivata la notizia dell’attentato a Mogadiscio?
Ho pensato che i responsabili di questo gravissimo attacco sono dei terroristi codardi. Per ora sappiamo che diversi parlamentari sono stati uccisi, insieme ad altri ufficiali governativi che risiedevano all’Hotel Muna. Oltre a loro sono morti alcuni bambini, che di lavoro pulivano le scarpe, e dei cittadini che non c’entravano niente con il ventennale conflitto civile in Somalia. Con questo attentato sono stati uccisi ancora una volta degli innocenti, e questo è imperdonabile.

Un attentato di queste dimensioni non si vedeva da diversi mesi nel Paese, ed è una delle prime volte che i ribelli hanno colpito all’interno del territorio controllato dalle forze di pace, com’è potuto succedere?
Secondo le informazioni che mi sono arrivate da Mogadiscio, i terroristi erano tre o quattro. Alcuni vestivano con le uniformi del governo federale di transizione, e sono facilmente entrati nella zona protetta dalle truppe dell’Unione Africana (Amisom). Uno di loro si è fatto saltare in aria, un altro è stato ucciso e uno dovrebbe essere nelle mani della polizia. Condanno quindi con fermezza quest’ultimo attacco che ha aggravato ulteriormente la già difficile crisi somala.

I ribelli estremisti di al-Shabaab sembrano acquistare sempre più forza da quando si sono formati nel 2006, dopo l’invasione etiopica, qual è secondo lei il principale motivo della loro potenza, che ha permesso loro di conquistare quasi tutta la Somalia?
Purtroppo al-Shabaab continua a reclutare giovani somali, molti sono minorenni e diventano bambini-soldato. Da tempo li strappano alle famiglie o li trovano per la strada. Li fanno studiare nelle loro scuole e li addestrano non solo militarmente, ma anche psicologicamente. Per anni questi giovani militanti hanno subito un profondo lavaggio del cervello ed è per tale ragione che sono pronti a morire.

Dopo questo attacco crede che altri parlamentari lasceranno Mogadiscio per risiedere, come alcuni dei loro colleghi, in Kenya o in vari Paesi occidentali?
Non è la prima volta che subiamo un attacco del genere. L’ultimo attentato è stato a dicembre dello scorso anno, quando un kamikaze si è fatto esplodere all’Hotel Shamo uccidendo tre ministri, dei giornalisti e altri civili. Il processo politico deve comunque andare avanti, sono quindi convinto che i parlamentari che risiedono a Mogadiscio rimarranno lì a fare il loro lavoro di sempre.

Cosa ne pensa del fatto che da anni gli uffici della comunità internazionale per la Somalia, sotto l’egida delle Nazioni Unite, sembrano paralizzati nella vicina e più sicura capitale keniota Nairobi?
Sebbene mi senta di ringraziare la comunità internazionale e quello che tenta di fare per la Somalia, sono convinto che non sia abbastanza. Il governo italiano, per esempio, ci sta aiutando molto attraverso i finanziamenti rivolti al governo e ai servizi sociali, ma mi sento di lanciare un appello al mondo: abbiamo bisogno di più aiuti per sconfiggere i ribelli e riportare la pace in Somalia.
Matteo Fraschini Koffi

Fonte: Avvenire.it
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