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Green Economy, "BIOFOREST" PER IL KENYA: Le imprese scendono in campo per la riforestazione
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Green Economy, "BIOFOREST" PER IL KENYA: Le imprese scendono in campo per la riforestazione
Il Nobel Richard S. Odingo era a Pordenone giovedì 19 novembre, prima di raggiungere il vertice di Copenhagen sul clima, per ritirare il finanziamento e per intervenire all'incontro di stasera presso la sede del Comune “L’EMERGENZA CLIMA E LA GREEN ECONOMY.
E' stato sancito giovedì 19 novembre, durante la conferenza stampa nella sede di BIOFOREST Onlus presso Valcucine S.p.A. a Pordenone, l'impegno dell'associazione nata 11 anni fa per volontà di un gruppo di imprenditori (tra questi Valcucine ed Electolux), orientati verso un nuovo modello di sviluppo basato sulla compatibilità tra industria e ambiente, per avviare un progetto di riforestazione in Kenya. Interlocutore di BIOFOREST per tale progetto, denominato Operazione “Got Owaga”, non un personaggio qualsiasi: si tratta di Richard Samson Odingo, docente universitario kenyano, annoverato tra i decani dei climatologi africani e vicepresidente dell'IPCC (Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite) fino al 2008, Nobel 2007 per l'ambiente ex aequo con Al Gore. Odingo ha il grosso merito di aver saputo dare un importante contributo alla comprensione dei cambiamenti climatici in corso, lanciando un forte appello alle Nazioni del mondo affinché prendano con urgenza le necessarie decisioni e misure per vincere la febbre del pianeta e mettere in moto quei grandi cambiamenti che il genere umano e la società moderna sono capaci di generare nei momenti di crisi, in modo da ripartire verso uno sviluppo sostenibile, sano e duraturo con una Green Economy.
Perché il Kenya e l'Operazione “Got Owaga”? Perché a causa della deforestazione incontrollata, oggi la superficie di foresta nel Paese è pari all'1,3% (nel 1963, al momento dell'indipendenza del Paese, era il 3%). La situazione è ancor più grave se si considera che tutte le zone di foresta si trovano lungo i bacini idrografici dei principali fiumi del Paese. Tra le zone più colpite la Foresta di Mau, serbatoio idrico e fonte idrografica per alcuni fiumi del Kenya occidentale, come il Mara e il Sondu-Miriu. Il progetto che BIOFOREST ha deciso di sostenere (dopo altri in Amazzonia, Ecuador ed anche in provincia di Pordenone) con un finanziamento iniziale di 10.000 euro e l'impegno a donare maggiori risorse finanziarie negli anni successivi, coordinato e diretto da Odingo, è pluriennale e trova collocazione nella Nyando Valley, Nyanza in Kenya. La zona che verrà riforestata si trova nella fascia dedicata alla coltivazione della canna da zucchero, la cui diffusione è stata la prima causa di deforestazione; successivamente, ad aggravare la situazione sono intervenuti l'aumento del numero degli abitanti, richiamati dalle opportunità di lavoro, e la richiesta di legna per produrre energia proveniente dagli zuccherifici e dalla fabbrica di calce che sorgono nell'area. Il progetto, decollato a settembre, si svilupperà nella sua prima fase, su un appezzamento di tre ettari con la predisposizione di una piantagione dimostrativa sperimentale per individuare le specie più idonee da piantare e i necessari trattamenti selvicolturali da attuare. Questo nella convinzione che solo programmi di riforestazione che coinvolgono tutta la comunità, per fornire il fabbisogno di legno per usi domestici, potranno alleviare la grave situazione attuale. Il legno in esubero sarà venduto dalle comunità a fabbriche e istituzioni per generare introiti.
Nel corso della conferenza stampa è stato inoltre presentato l'incontro a Pordenone presso la Sala del Consiglio Comunale del Municipio dal titolo “L’EMERGENZA CLIMA E LA GREEN ECONOMY. Rifacendosi a recenti studi dell'IPCC, Odingo ha tracciato un parallelismo tra cambiamenti climatici causati dal riscaldamento globale e sviluppo economico globale, sottolineando come i primi minaccino seriamente il secondo. “È evidente – ha ammonito il climatologo - che, oltre agli sconvolgimenti all’economia globale causati dai cambiamenti climatici, la maggior parte delle nazioni dovrà supportare altri disastri naturali che avranno un effetto destabilizzante sull’economia. Il messaggio è chiaro. Dobbiamo prestare attenzione alle questioni ambientali che hanno impatto sull’economia globale, e rispondere adeguatamente, e in tempo, prima che il danno all’economia globale diventi irreparabile”. Ed ha aggiunto: “Le nazioni del mondo avranno un’occasione per dimostrare la loro lungimiranza al Summit Mondiale sull’Ambiente organizzato dall’ONU a Copenhagen, durante il quale dovranno discutere la nuova architettura necessaria per tenere a bada i cambiamenti climatici dopo il 2012, quando il protocollo di Kyoto scadrà. Un mancato accordo a Copenhagen indubbiamente porterà danno all’economia globale. E, visto il modo in cui il gruppo delle venti nazioni leader nel mondo ha risposto alla crisi economica globale, è deludente riscontrare che non abbia affrontato la minaccia posta dai cambiamenti climatici con lo stesso slancio. Con un accordo nel lontano 1992 i paesi sviluppati s’impegnarono a ridurre la loro parte di emissioni di gas serra, per salvare il pianeta. Staremo a vedere se lo faranno o no.” Un'ultima considerazione Odingo l'ha dedicata all'Africa: “L’Africa è stata dichiarata il continente più vulnerabile ai cambiamenti climatici, e l’Europa si troverà ad affrontare i problemi dell’Africa man mano che l’onere dei rifugiati ambientali si intensificherà. La maggior parte delle nazioni situate nell’Europa meridionale, come l’Italia, dovranno trovare soluzioni, volenti o nolenti, per gestire i flussi di emigranti provenienti dall’Africa causati dei mutamenti climatici”.
Fonte : Italian innovation
E' stato sancito giovedì 19 novembre, durante la conferenza stampa nella sede di BIOFOREST Onlus presso Valcucine S.p.A. a Pordenone, l'impegno dell'associazione nata 11 anni fa per volontà di un gruppo di imprenditori (tra questi Valcucine ed Electolux), orientati verso un nuovo modello di sviluppo basato sulla compatibilità tra industria e ambiente, per avviare un progetto di riforestazione in Kenya. Interlocutore di BIOFOREST per tale progetto, denominato Operazione “Got Owaga”, non un personaggio qualsiasi: si tratta di Richard Samson Odingo, docente universitario kenyano, annoverato tra i decani dei climatologi africani e vicepresidente dell'IPCC (Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite) fino al 2008, Nobel 2007 per l'ambiente ex aequo con Al Gore. Odingo ha il grosso merito di aver saputo dare un importante contributo alla comprensione dei cambiamenti climatici in corso, lanciando un forte appello alle Nazioni del mondo affinché prendano con urgenza le necessarie decisioni e misure per vincere la febbre del pianeta e mettere in moto quei grandi cambiamenti che il genere umano e la società moderna sono capaci di generare nei momenti di crisi, in modo da ripartire verso uno sviluppo sostenibile, sano e duraturo con una Green Economy.
Perché il Kenya e l'Operazione “Got Owaga”? Perché a causa della deforestazione incontrollata, oggi la superficie di foresta nel Paese è pari all'1,3% (nel 1963, al momento dell'indipendenza del Paese, era il 3%). La situazione è ancor più grave se si considera che tutte le zone di foresta si trovano lungo i bacini idrografici dei principali fiumi del Paese. Tra le zone più colpite la Foresta di Mau, serbatoio idrico e fonte idrografica per alcuni fiumi del Kenya occidentale, come il Mara e il Sondu-Miriu. Il progetto che BIOFOREST ha deciso di sostenere (dopo altri in Amazzonia, Ecuador ed anche in provincia di Pordenone) con un finanziamento iniziale di 10.000 euro e l'impegno a donare maggiori risorse finanziarie negli anni successivi, coordinato e diretto da Odingo, è pluriennale e trova collocazione nella Nyando Valley, Nyanza in Kenya. La zona che verrà riforestata si trova nella fascia dedicata alla coltivazione della canna da zucchero, la cui diffusione è stata la prima causa di deforestazione; successivamente, ad aggravare la situazione sono intervenuti l'aumento del numero degli abitanti, richiamati dalle opportunità di lavoro, e la richiesta di legna per produrre energia proveniente dagli zuccherifici e dalla fabbrica di calce che sorgono nell'area. Il progetto, decollato a settembre, si svilupperà nella sua prima fase, su un appezzamento di tre ettari con la predisposizione di una piantagione dimostrativa sperimentale per individuare le specie più idonee da piantare e i necessari trattamenti selvicolturali da attuare. Questo nella convinzione che solo programmi di riforestazione che coinvolgono tutta la comunità, per fornire il fabbisogno di legno per usi domestici, potranno alleviare la grave situazione attuale. Il legno in esubero sarà venduto dalle comunità a fabbriche e istituzioni per generare introiti.
Nel corso della conferenza stampa è stato inoltre presentato l'incontro a Pordenone presso la Sala del Consiglio Comunale del Municipio dal titolo “L’EMERGENZA CLIMA E LA GREEN ECONOMY. Rifacendosi a recenti studi dell'IPCC, Odingo ha tracciato un parallelismo tra cambiamenti climatici causati dal riscaldamento globale e sviluppo economico globale, sottolineando come i primi minaccino seriamente il secondo. “È evidente – ha ammonito il climatologo - che, oltre agli sconvolgimenti all’economia globale causati dai cambiamenti climatici, la maggior parte delle nazioni dovrà supportare altri disastri naturali che avranno un effetto destabilizzante sull’economia. Il messaggio è chiaro. Dobbiamo prestare attenzione alle questioni ambientali che hanno impatto sull’economia globale, e rispondere adeguatamente, e in tempo, prima che il danno all’economia globale diventi irreparabile”. Ed ha aggiunto: “Le nazioni del mondo avranno un’occasione per dimostrare la loro lungimiranza al Summit Mondiale sull’Ambiente organizzato dall’ONU a Copenhagen, durante il quale dovranno discutere la nuova architettura necessaria per tenere a bada i cambiamenti climatici dopo il 2012, quando il protocollo di Kyoto scadrà. Un mancato accordo a Copenhagen indubbiamente porterà danno all’economia globale. E, visto il modo in cui il gruppo delle venti nazioni leader nel mondo ha risposto alla crisi economica globale, è deludente riscontrare che non abbia affrontato la minaccia posta dai cambiamenti climatici con lo stesso slancio. Con un accordo nel lontano 1992 i paesi sviluppati s’impegnarono a ridurre la loro parte di emissioni di gas serra, per salvare il pianeta. Staremo a vedere se lo faranno o no.” Un'ultima considerazione Odingo l'ha dedicata all'Africa: “L’Africa è stata dichiarata il continente più vulnerabile ai cambiamenti climatici, e l’Europa si troverà ad affrontare i problemi dell’Africa man mano che l’onere dei rifugiati ambientali si intensificherà. La maggior parte delle nazioni situate nell’Europa meridionale, come l’Italia, dovranno trovare soluzioni, volenti o nolenti, per gestire i flussi di emigranti provenienti dall’Africa causati dei mutamenti climatici”.
Fonte : Italian innovation
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