Asante sana Kenya

Da **ele_jambo** Gio Set 03, 2009 1:40 pm

Tre settimane, un tempo piccolo ma abbastanza ricco per permeterti di ricevere tanto, più che di poter dare. Tre sono le settimane che io e Erik abbiamo passato a Timboni nell'orfanotrofio di Mama Sussy, il God Our Father's Children's Home. La prima volta che arrivi...wow, è dura contenere l'emozione. I bambini e i ragazzi si presentano tutti all'ingresso e cantano e ballano per te, il mzungu appena arrivato. Giorno dopo giorno scopri che è come una sorta di rituale, il loro modo di salutare chi viene a trovarli. Una delle cose più curiose è vedere che a poco a poco capiscono che non sei solo un turista di passaggio venuto lì per lasciare qualche sacco di farina, ma che ti fermerai per un po', cercando di renderti utile in qualunque modo. C'è sempre qualcosa da fare al Centro. Pulire per terra, piegare i vestiti, dare da mangiare ai più piccini, tagliare la verdura, pulire il riso, lavare le stoviglie, accompagnare qualche piccolo ammalato dal medico e, perchè no, anche giocare tutti insieme.
Una cosa che molte persone partite per diversi posti dell'Africa mi avevano detto è che lì hai un sacco di tempo per pensare, perchè il tempo africano cammina anche lui polepole, tutto è immensamente dilatato e la tua mente è portata a riflettere. Dal canto mio ho vissuto tutto l'opposto, solo la notte portava consiglio. Anche nei pochi momenti di riposo i miei pensieri erano sempre piacevolmente assorbiti da un unico argomento, il Centro.
Certo, c'è stato il safari, 3 giorni fantastici passati tra Tsavo Est ed Amboseli...ma la mente era rimasta lì. Così le telefonate a Susan durante le escursioni, con la sua voce che mi rispondeva divertita dal fatto che le dicessi che ci mancavano tutti quanti.
La vita all'orfanotrofio non è semplice. Susan riesce ad assicurare tutti i pasti della giornata a tutti gli ospiti, ma è chiaro come anche la più minima urgenza economica possa minacciare intere settimane di provviste. E' successo, e purtroppo succederà ancora. E' un Centro che ha indubbiamente bisogno, nonostante il mare di cattiverie che ho trovato scritto in internet. Timboni è un villaggio di capanne di legno, pietre e fango che sorge non lontano dalla rinomata e turistica Watamu, ma la ricchezza portata dagli stranieri non tocca in minima parte l'orfanotrofio. Certo, ad agosto sono diversi i turisti che vi si recano in visita e portano regali in quantità. Ma l'emergenza rimane e non scompare assieme alla fine delle vacanze.
L'obiettivo principale del Centro adesso è terminare la costruzione del nuovo orfanotrofio che sorge già in parte a Gede. E' molto grande e spazioso, le cose potranno cambiare drasticamente in meglio una volta finiti i lavori e trasferitisi tutti là.
Cosa possiamo fare noi nel frattempo, oltre a morire di nostalgia? Tenere alta l'attenzione collettiva, parlare del Centro e farlo conoscere per quello che realmente è.
Vivono di donazioni, non hanno un briciolo di sovvenzioni o sostentamenti dal governo. Se vogliamo, possiamo fare tanto per loro.
In queste tre settimane credo di aver ricevuto molto di più di quello che posso essere riuscita a dare. A cominciare da Susan e dalla sua fiducia nei miei confronti tanto da "assumermi" come ostetrica personale fino ad accompagnarla in sala parto. E le emozioni che ognuno di loro mi ha regalato, i sorrisi, i racconti, gli abbracci.
E soprattutto Faith, la mia dolce little great woman. Io e Erik crediamo molto in lei, merita un giorno di poter realizzare tutti i suoi sogni.
Al Centro i più grandi sognano, e molto. E' stupendo scoprire che c'è chi vuole diventare avvocato minorile, chi dentista, chi medico, chi infermiera, chi ancora uno studioso di letteratura. In questo, consentendo loro gli studi, noi possiamo fare molto.
Paragonare il senso del rispetto e del dovere di queste genti con la testa di tanti nostri giovani è molto triste. Hanno molto, e molto da insegnare a noi, "le genti del progresso". Mi piace pensare che l'Africa non solo sia stata, ma continui ad essere e sarà la culla dell'umanità.