Cerca
Migliori postatori
fio (3168) | ||||
Federica (1935) | ||||
dolcemagic (1817) | ||||
Amministratore (1043) | ||||
SaraJua (491) | ||||
mammussi (434) | ||||
Denise (400) | ||||
Iaiaa (306) | ||||
frab (239) | ||||
Many (233) |
Chi è online?
In totale ci sono 44 utenti online: 0 Registrati, 0 Nascosti e 44 Ospiti Nessuno
Il numero massimo di utenti online contemporaneamente è stato 354 il Sab Ott 05, 2024 9:47 am
Ultimi argomenti attivi
MGF - Intervista a Suad Omar
2 partecipanti
Pagina 1 di 1
MGF - Intervista a Suad Omar
La Somalia è uno dei Paesi nei quali la pratica raggiunge la quasi totalità delle donne. Per questo abbiamo voluto parlarne con una donna somala: Suad Omar. Nata a Mogadiscio nel 1967, in Italia dal 1989, Suad ha frequentato uno dei primi corsi per mediatori interculturali a Torino, collaborando poi con l’Ufficio stranieri del Comune e con l’Associazione per donne immigrate “Alma Mater”. È spesso chiamata a portare la sua mediazione negli ospedali: “Le ragazze – dice - si vergognano molto quando il medico chiede loro di spogliarsi. In questi casi devo far capire che la salute è importante. Quando hanno le mestruazioni, poi, stanno molto male perché sono infibulate. Come quando partoriscono. E i dottori che sanno qualcosa di infibulazione sono davvero pochi”.
Le chiedo di spiegarci come nasce questa pratica. “La tradizione – racconta - è arrivata in Somalia dall’Egitto: per questo da noi si chiama “infibulazione faraonica”, ed è la forma più radicale. Poi è stata considerata una pratica religiosa islamica obbligatoria, come era per i maschi la circoncisione. In realtà il Corano la prevede solo per i maschi. E tutti effettuandola si sentono male, anche i maschi”. Eppure il dolore e i rischi che ne conseguono non sono un deterrente sufficiente: come mai? Nella cultura dei Paesi nei quali viene effettuata, si ritiene che i genitali siano parti del corpo sporche e fonte di tentazione; la loro asportazione è perciò considerata necessaria perché le donne siano “pulite” ed è un requisito di bellezza.
“Di solito sono le madri che ci tengono di più – spiega Suad - come tengono alla purezza prima del matrimonio: se una ragazza ha rapporti sessuali prima, o non ha fatto l’infibulazione, nessuno la vuole sposare”. Anche lei si è trovata, a sette anni, a fare i conti con questa tradizione e come per tutte le sue coetanee la pressione psicologica della cultura nella quale si trovava immersa ha avuto la meglio rispetto alla paura e perfino al tentativo del padre di dissuaderla:
“Mio padre, che aveva studiato all’estero, sapeva che non era una cosa naturale ed era contrario. Ma io mi vergognavo, mi sentivo diversa dalle altre bimbe. Era una questione di orgoglio. Ho fatto una settimana di digiuno perché volevo essere come le altre. Mio padre, alla fine, ha ceduto ma mi ha fatto effettuare l’intervento da un medico ed in forma meno invasiva rispetto a quella “faraonica”. Io all’inizio ero contenta, poi però sono cominciati i dolori…”.
Suad è madre di due bambine, le chiedo come pensa di regolarsi con loro; risponde che, d’accordo con il marito, non intende sottoporle a infibulazione, anche se sua madre e sua nonna lo desidererebbero. Ma alla cultura italiana chiede rispetto: “E’ difficile capire i motivi dell’infibulazione, appartiene ad un altro mondo, un’altra cultura. Mia mamma non ha certo voluto farmi del male, anzi per lei si è trattato di donarmi bellezza e purezza. Per cambiare questa tradizione occorre prima capirla e poi intervenire”.
Elena Goisis
Ora la nuova legge italiana prevede campagne informative sia in Italia sia nei Paesi in cui l’infibulazione è effettuata, presso i consolati e alle frontiere italiane. Inoltre l’Italia concede asilo politico alle donne che fuggono dal loro Paese per evitare di esservi sottoposte a forza.
Il 9 gennaio 2006 il Parlamento italiano ha approvato la legge n.7/2006, che introduce nel codice penale (art.583 bis) un nuovo reato: "Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”.
Già anni fa Thomas Sankara, primo Presidente del Burkina Faso, si era pronunciato in tal senso: “L’infibulazione è un tentativo di conferire alle donne uno status di inferiorità, marchiandole con un segno che le svaluta ed è un continuo ricordar loro che sono solo donne, inferiori agli uomini, che non hanno alcun diritto sui propri corpi o ad una realizzazione fisica o della persona”.
Nella stessa direzione operava in Somalia Annalena Tonelli, la coraggiosa volontaria italiana uccisa nel 2003, e dal 1985 Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo), con progetti in Africa e come partner della campagna internazionale “Stop FGM”. Nel 2004, in occasione della prima “Giornata internazionale della “tolleranza zero” verso le mutilazioni genitali femminili”, Amnesty International ha rivolto un appello a tutti i governi affinché siano adottate misure per garantire effettiva protezione alle bambine, nell’ambito di una più ampia protezione delle donne dalla violenza e dalla disuguaglianza
Ad oggi però solo 14 dei Paesi africani interessati proibiscono la pratica, con leggi la cui attuazione è ostacolata da forti pressioni sociali.
E ogni anno 2 milioni di bambine rischiano di aggiungersi ai 135 milioni di donne che hanno già subito l’infibulazione.
FONTE: Portale giovani della Pace
Le chiedo di spiegarci come nasce questa pratica. “La tradizione – racconta - è arrivata in Somalia dall’Egitto: per questo da noi si chiama “infibulazione faraonica”, ed è la forma più radicale. Poi è stata considerata una pratica religiosa islamica obbligatoria, come era per i maschi la circoncisione. In realtà il Corano la prevede solo per i maschi. E tutti effettuandola si sentono male, anche i maschi”. Eppure il dolore e i rischi che ne conseguono non sono un deterrente sufficiente: come mai? Nella cultura dei Paesi nei quali viene effettuata, si ritiene che i genitali siano parti del corpo sporche e fonte di tentazione; la loro asportazione è perciò considerata necessaria perché le donne siano “pulite” ed è un requisito di bellezza.
“Di solito sono le madri che ci tengono di più – spiega Suad - come tengono alla purezza prima del matrimonio: se una ragazza ha rapporti sessuali prima, o non ha fatto l’infibulazione, nessuno la vuole sposare”. Anche lei si è trovata, a sette anni, a fare i conti con questa tradizione e come per tutte le sue coetanee la pressione psicologica della cultura nella quale si trovava immersa ha avuto la meglio rispetto alla paura e perfino al tentativo del padre di dissuaderla:
“Mio padre, che aveva studiato all’estero, sapeva che non era una cosa naturale ed era contrario. Ma io mi vergognavo, mi sentivo diversa dalle altre bimbe. Era una questione di orgoglio. Ho fatto una settimana di digiuno perché volevo essere come le altre. Mio padre, alla fine, ha ceduto ma mi ha fatto effettuare l’intervento da un medico ed in forma meno invasiva rispetto a quella “faraonica”. Io all’inizio ero contenta, poi però sono cominciati i dolori…”.
Suad è madre di due bambine, le chiedo come pensa di regolarsi con loro; risponde che, d’accordo con il marito, non intende sottoporle a infibulazione, anche se sua madre e sua nonna lo desidererebbero. Ma alla cultura italiana chiede rispetto: “E’ difficile capire i motivi dell’infibulazione, appartiene ad un altro mondo, un’altra cultura. Mia mamma non ha certo voluto farmi del male, anzi per lei si è trattato di donarmi bellezza e purezza. Per cambiare questa tradizione occorre prima capirla e poi intervenire”.
Elena Goisis
Ora la nuova legge italiana prevede campagne informative sia in Italia sia nei Paesi in cui l’infibulazione è effettuata, presso i consolati e alle frontiere italiane. Inoltre l’Italia concede asilo politico alle donne che fuggono dal loro Paese per evitare di esservi sottoposte a forza.
Il 9 gennaio 2006 il Parlamento italiano ha approvato la legge n.7/2006, che introduce nel codice penale (art.583 bis) un nuovo reato: "Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”.
Già anni fa Thomas Sankara, primo Presidente del Burkina Faso, si era pronunciato in tal senso: “L’infibulazione è un tentativo di conferire alle donne uno status di inferiorità, marchiandole con un segno che le svaluta ed è un continuo ricordar loro che sono solo donne, inferiori agli uomini, che non hanno alcun diritto sui propri corpi o ad una realizzazione fisica o della persona”.
Nella stessa direzione operava in Somalia Annalena Tonelli, la coraggiosa volontaria italiana uccisa nel 2003, e dal 1985 Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo), con progetti in Africa e come partner della campagna internazionale “Stop FGM”. Nel 2004, in occasione della prima “Giornata internazionale della “tolleranza zero” verso le mutilazioni genitali femminili”, Amnesty International ha rivolto un appello a tutti i governi affinché siano adottate misure per garantire effettiva protezione alle bambine, nell’ambito di una più ampia protezione delle donne dalla violenza e dalla disuguaglianza
Ad oggi però solo 14 dei Paesi africani interessati proibiscono la pratica, con leggi la cui attuazione è ostacolata da forti pressioni sociali.
E ogni anno 2 milioni di bambine rischiano di aggiungersi ai 135 milioni di donne che hanno già subito l’infibulazione.
FONTE: Portale giovani della Pace
fio- Sostenitore
- Numero di messaggi : 3168
Data d'iscrizione : 21.04.09
Età : 77
Località : Como-Malindi-Africa
Re: MGF - Intervista a Suad Omar
Grazie Fio per questo articolo molto interessante, che ci fa conoscere un pò di più il paese africano.....
Con questo non voglio sottovalutare questa crudele pratica che viene ,purtroppo, ancora praticata in tanti Paesi.
Con questo non voglio sottovalutare questa crudele pratica che viene ,purtroppo, ancora praticata in tanti Paesi.
Federica- ADMIN
- Numero di messaggi : 1935
Data d'iscrizione : 16.04.09
Età : 47
Località : Uboldo
Argomenti simili
» ELEZIONI, SPARTIACQUE TRA PASSATO E FUTURO (Intervista)
» Sondaggio sui Beach Boys finora censiti nel forum
» Kenya, l'alta corte emette il mandato di arresto per Omar al Bashir
» Sondaggio sui Beach Boys finora censiti nel forum
» Kenya, l'alta corte emette il mandato di arresto per Omar al Bashir
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
Sab Mag 27, 2017 9:11 am Da Cultural Heritage
» Presentazione
Gio Lug 02, 2015 7:15 am Da andrea corsi
» Presentarsi al forum
Lun Mag 25, 2015 5:56 pm Da giulio
» Kenya: Malindi, morto console onorario Marco Vancini.
Ven Mar 06, 2015 7:34 am Da dolcemagic
» Kenyani ospiti in Italia-Procedura
Ven Mar 06, 2015 7:19 am Da dolcemagic
» KENYA. Morta Amalia Rosso, cofondatrice FrancorossoInternational
Gio Gen 08, 2015 3:35 pm Da fio
» Kenya - Video orfanatrofio Timboni
Ven Dic 26, 2014 4:45 pm Da virginia ciaravolo
» Nuova mattanza islamica in Kenya: trucidate e decapitate 36 persone
Dom Dic 07, 2014 6:56 am Da fio
» Kenya, niente processo per presidente Kenyatta: ritirate le accuse
Dom Dic 07, 2014 6:51 am Da fio
» Kenya. Maasai – La nascita di un bimbo
Dom Dic 07, 2014 6:46 am Da fio